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Why not, Loiero: «L`emendemento per la grande distribuzione arrivò dalla vicepresidenza»

CATANZARO Gli ex presidenti della Regione Calabria Agazio Loiero e Giuseppe Chiaravalloti sono stati sentiti oggi dai giudici del tribunale di Catanzaro nel processo Why not che si celebra con il r…

Pubblicato il: 08/02/2012 – 12:36
Why not, Loiero: «L`emendemento per la grande distribuzione arrivò dalla vicepresidenza»

CATANZARO Gli ex presidenti della Regione Calabria Agazio Loiero e Giuseppe Chiaravalloti sono stati sentiti oggi dai giudici del tribunale di Catanzaro nel processo Why not che si celebra con il rito ordinario. Il primo a sedersi sul banco dei testimoni è stato Loiero, accompagnato dal suo difensore Nicola Cantafora poiché imputato in reato connesso. Rispondendo alle domande del sostituto procuratore generale Massimo Lia, l`ex presidente ha spiegato di conoscere Antonio Saladino, imprenditore lametino imputato principale nell`inchiesta, da circa vent`anni. «Veniamo entrambi dal mondo cattolico» ha aggiunto Loiero ricordando alcune riunioni di Comunione e liberazione a cui parteciparono insieme. Per buona parte dell`interrogatorio, durato all`incirca due ore, l`attuale coordinatore nazionale dell`Mpa ha fornito chiarimenti su quel biglietto che, durante una perquisizione nella sua abitazione di Catanzaro, venne rinvenuto dagli inquirenti. Su quel foglio vi erano appuntati i nomi di imprenditori con a fianco delle cifre. Per l`accusa quel biglietto era la prova della corruzione elettorale, soldi dati in cambio di favori una volta che Loiero fosse stato eletto. Su richiesta dello stesso pm, Loiero per questo capo d`accusa è stato poi assolto dal gup in abbreviato, per non aver commesso il fatto, il 2 marzo 2010. Oggi l`ex governatore ha spiegato che quel biglietto non poteva essere riferibile alla campagna elettorale per la Regione nella primavera del 2005 poiché venne rinvenuto in una casa acquistata nel dicembre dello
stesso anno (il contratto d`acquisto è stato depositato agli atti). Si trattava, secondo quanto sostenuto oggi da Loiero, di un appunto fatto dal suo staff per chiedere un finanziamento per le Politiche del 2006 quando presentò la lista del Pdm. A questa ipotesi, però, Loiero si oppose, «invece – ha aggiunto – insieme a Piero Amato, Mario Pirillo,  Franco Bruno e Beniamino Donnici chiedemmo un prestito di circa 120mila euro a Banca Carime, con un percorso che non ricorre spesso in politica». Loiero ha prodotto il carteggio intercorso con l`istituto bancario fino all`estinzione del debito avvenuto solo pochi mesi fa.   In merito all`emendamento inserito nella legge Finanziaria che avrebbe favorito l`imprenditore della grande distribuzione Tonino Gatto, Loiero ha spiegato che quel provvedimento proveniva dall`area della vicepresidenza della
Regione (all`epoca dei fatti vicepresidente era Nicola Adamo) e che lui ne era all`oscuro. «Quando ne venni a conoscenza – ha aggiunto – me ne dissociai e scrissi a tutti i sindaci dicendo di non tenerne conto. Inoltre chiamai i presidenti del Consiglio regionale e della commissione competente» per farlo eliminare. Al riguardo Loiero ha anche fatto acquisire una lettera scrittagli dall`allora assessore al Bilancio Demetrio Naccari Carlizzi, in cui si affermava che l`emendamento era andato direttamente in Consiglio perché quel giorno in commissione non era stato raggiunto il numero legale. Rispondendo ad una domanda del presidente del Tribunale, Loiero ha poi riferito che all`epoca non ebbe contatti con l`allora vice presidente della giunta regionale Nicola Adamo, col quale c`erano dissensi politici, e di non avere affrontato l`argomento neanche in seguito, quando i rapporti si normalizzarono.
Dopo Loiero è stata la volta di Giuseppe Chiaravalloti presidente della Giunta calabrese dall`aprile 2000 al marzo 2005. Ha raccontato di aver conosciuto Saladino e di aver cenato con lui e con i suoi collaboratori una volta in un ristorante di Lamezia. L`ex governatore ha spiegato che la sua giunta si era limitata a dare un indirizzo politico, cioè quello di favorire, qualora ne ricorressero le possibilità, i progetti che «garantivano posti di lavoro». Sulla legittimità delle modalità di affidamento Chiaravalloti ha riferito che era di competenza dell`apparato burocratico e che lui aveva chiesto ai dirigenti se questa procedura poteva provocare dei problemi e di avere avuto risposta negativa. «Quando una pratica arrivava in giunta la discussione durava pochi minuti, il dirigente la preparava, l`assessore la presentava e io mi limitavo a chiedere chiarimenti sulla legittimità degli atti».
Nel corso dell`udienza si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, poiché indagati per reato connesso, Tommaso Loiero, Gianluca Morabito, Nicola Durante e Francesco Simonetti. L`udienza è stata quindi rinviata al 15 febbraio prossimo quando saranno sentiti gli imputati che vorranno sottoporsi all`esame.

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