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OPERAZIONE CALIFFO | Un brillante insuccesso

È un indice puntato contro tutti noi quel drammatico appello di Maria Concetta Cacciola. Formalmente scrive alla madre e formalmente invoca il suo perdono per quel viaggio senza ritorno che ha scel…

Pubblicato il: 09/02/2012 – 12:39
OPERAZIONE CALIFFO | Un brillante insuccesso

È un indice puntato contro tutti noi quel drammatico appello di Maria Concetta Cacciola.
Formalmente scrive alla madre e formalmente invoca il suo perdono per quel viaggio senza ritorno che ha scelto di intraprendere: lasciare i codici del disonore `ndranghetistico per abbracciare la legalità e collaborare con la Giustizia.
«So che non ti vedrò mai perché questa sarà la volontà dell`Onore che ha la famiglia per questo che avete perso una figlia…».
E noi? Quando ci decideremo a chiedere perdono alle tante Maria Concetta Cacciola la cui presenza intorno alle nostre comode case cerchiamo di far finta di ignorare?
Noi che abitiamo nelle case dei mafiosi che ci fanno lo sconto e facciamo finta di non saperlo? Noi che assistiamo al boss che minaccia il magistrato e fingiamo di non aver sentito? Noi che frughiamo nelle carte e nelle ordinanze per trovare qualche rigo da usare contro i colleghi ma ci rifiutiamo di far conoscere le paginate che inchiodano i colletti bianchi al loro ruolo di manutengoli delle cosche?
Noi che in privato diciamo una cosa e sui giornali scriviamo l`opposto? Noi che taciamo le indagini che magistrati coraggiosi tentano di compiere e incensiamo le “brillanti operazioni” sui manovali della `ndrangheta?
Noi che… possiamo non sapere!
E adesso tutti a scrivere che lo Stato trionfa perché arresta i presunti aguzzini che hanno portato al suicidio Maria Concetta Cacciola. Non è vero, è un nuovo insulto sulla sua tomba. Lo Stato ha perso, noi abbiamo perso.
Abbiamo perso nel momento stesso in cui Maria Concetta è stata lasciata in mano a suoi aguzzini e nel momento in cui è morta. Abbiamo perso come sempre, come quando è morta Lea Garofalo e come quando è morta Tita Buccafusca o come quando si è tolta la vita Orsola Fallara.
Abbiamo perso sempre.
Che Stato è, che comunità siamo se non riusciamo ad impedire che quel “viaggio senza ritorno” lucidamente pronosticato da Maria Concetta Cacciola si concretizzi con la brutalità prevista?
Cosa siamo se non dei carrieristi in libera uscita che si danno una mano l`un l`altro perché stare nel coro aiuta?
Davanti a questa sequenza truce di morti annunciate verrebbe da imitare Quasimodo nella sua celebre poesia contro la tirannide, davanti alle gesta della quale i poeti si arrendono (“e come potevamo noi cantare…”) e decidono di non scrivere più (“… alle fronde dei salici per voto, anche le nostre cetre restano appese”).
Lo scoramento arriva ed è forte. Verrebbe la voglia davvero di appenderle le nostre piccole ed insignificanti cetre.
Non abbatte la mafia, è questa antimafia che scoraggia oltremodo.
Celebreremo tra i soliti riti mediatici, sotto abbondanti flash ed in mezzo a selve di telecamere questo brillante insuccesso dello Stato.
Visto che nessun altro intende farlo, sono io a chiedere perdono a Maria Concetta Cacciola.
E` anche colpa mia perché aveva ragione Corrado Alvaro quando ammoniva che ogni uomo non è solo testimone ma è anche responsabile “del suo tempo”.

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