Ultimo aggiornamento alle 18:53
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 2 minuti
Cambia colore:
 

OPERAZIONE CALIFFO | «La `ndrangheta non perdona certe scelte»

«Abbiamo fatto luce su una vicenda che ci ha molto amareggiato». Il procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, si sofferma sulla drammatica fine di Maria Concetta Cacciola nella confe…

Pubblicato il: 09/02/2012 – 15:47
OPERAZIONE CALIFFO | «La `ndrangheta non perdona certe scelte»

«Abbiamo fatto luce su una vicenda che ci ha molto amareggiato». Il procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, si sofferma sulla drammatica fine di Maria Concetta Cacciola nella conferenza stampa convocata per illustrare i risultati dell’operazione “Califfo”. «Ancora una volta – prosegue il magistrato che guida la Dda reggina ma che presto si trasferirà a Roma – abbiamo conseguito un risultato positivo, mettendo assieme gli sforzi con la procura di Palmi». Proprio a Giuseppe Creazzo, procuratore della Repubblica presso il Tribunale della città della Piana, tocca entrare nel merito della vicenda della testimone di giustizia che si è tolta la vita. «I genitori della donna sono stati arrestati mentre il fratello è irreperibile. Avevano sottoposto a maltrattamenti Maria Concetta, fino a determinarne la morte per suicidio. Riteniamo di aver raggiunto una soglia di gravità indiziaria molto corposa nei confronti degli indagati. La Cacciola – aggiunge Creazzo – era stata sottoposta a una serie di privazioni anche fisiche: quando era sotto protezione, la famiglia ha attuato una strategia per farla rientrare a Rosarno e poi ricattarla, facendo leva sul suo amore di madre nei confronti dei figli. Abbiamo dimostrato – conclude il procuratore di Palmi – che le accuse che i genitori della testimone di giustizia avevano mosso contro i carabinieri erano del tutto infondate».
Il duro colpo messo a segno nei confronti del clan Pesce, nel secondo “troncone” del blitz portato a termine da polizia e carabinieri, è stato invece descritto dal procuratore aggiunto di Reggio, Michele Prestipino: «L’operazione si fonda su un “pizzino”, che è stato sequestrato a Francesco Pesce, quando quest’ultimo ha cercato di inviarlo all’esterno tramite un detenuto. Ma il biglietto è stato intercettato da un agente della polizia penitenziaria che ha agito correttamente, che è stato minacciato da Pesce e pochi giorni dopo ha subìto l’incendio dell’autovettura».  
Nei confronti della Cacciola, ha spiegato Prestipino, «era stato emesso un verdetto definitivo. La ‘ndrangheta non perdona certe scelte. Sulla donna non mancarono le pressioni fisiche per ottenere da lei il rientro a Rosarno e per eseguire la registrazione con cui ha ritrattato tutte le sue precedenti dichiarazioni». Le altre intercettazioni, inoltre, «hanno dimostrato come la cosca sia attenta alla sua organizzazione e alla sua sicurezza. Durante le perquisizioni – ha concluso Prestipino – sono stati trovati documenti rilevanti su un soggetto legato al canale del riciclaggio. A casa di un indagato, in un sacchetto sotto vuoto, sono stati rinvenuti 91mila euro in contanti».

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x