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«Falsa cipolla di Tropea messa in commercio con l`etichetta “dolce di Calabria”»

Mentre in Calabria e in tutta Italia imperversa a più non posso falsa cipolla rossa di Tropea Calabria Igp, c’è chi continua a proteggere, passandola come una conquista, l’impossibilità di confezio…

Pubblicato il: 11/02/2012 – 13:39
«Falsa cipolla di Tropea messa in commercio con l`etichetta “dolce di Calabria”»

Mentre in Calabria e in tutta Italia imperversa a più non posso falsa cipolla rossa di Tropea Calabria Igp, c’è chi continua a proteggere, passandola come una conquista, l’impossibilità di confezionamento in campo da parte dei produttori della prezioso ed unico ortaggio. «L’ultima trovata – spiega Coldiretti Calabria in una nota – è presto detta! Nella provincia di Vibo Valentia e zone limitrofe, una volta fraudolentemente etichettata ed esportata a livello nazionale e internazionale  viene messa in commercio cipolla rossa di provenienza incerta con la seguente dicitura in etichetta “Cipolla dolce di Calabria”».
Una pratica che, a detta dell`associazione, «costituisce un vero e proprio inganno per il cittadino-consumatore, poiché facendo forza sulle proprietà organolettiche – la dolcezza – e sulla indicazione “Calabria”, risulta non conforme alle norme che regolano la tutela della vera cipolla rossa di Tropea Calabria Igp, con pregiudizievole e grave danno all’economia agricola e verso i consumatori».
«Cosa altro ci resta da fare – commenta Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria – se non segnalare questa frode bella e buona a corpo forestale, guardia di finanza, carabinieri del Nac e organismi ministeriali, nonché al Consorzio di tutela della cipolla rossa di Tropea Calabria Igp che pur ricevendo finanziamenti “agricoli” per la promozione e valorizzazione da parte dell’ex Agensud del ministero delle Politiche agricole e alimentari, per la tutela non fa proprio nulla? Questo invece dovrebbe essere il primo e fondamentale compito. Noi – insiste Molinaro – proseguiamo a metterci la faccia per difendere il Made in Calabria, ed evitare che persone senza scrupolo utilizzando il “Calabria souding” imperterriti e con i fidi paladini, continuano a togliere reddito agli imprenditori agricoli, protagonisti principe di ogni filiera e che ogni anno a causa della contraffazione e relativo inganno per i consumatori, assistono ad un danno che per l’intero settore agroalimentare calabrese, abbiamo stimato in un miliardo di euro».
Per Molinaro si tratta di «una partita tutta da giocare che rivolgendosi ai cittadini-consumatori li invita a leggere attentamente l’etichetta segnalando ogni abuso riscontrato».

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