Il pentito Facchinetti: clan Pesce interessato al calcio per veicolare la droga

Il calcio come strumento utile a movimentare ingenti carichi di droga. È lo spaccato emerso dalla deposizione del collaboratore di giustizia Salvatore Facchinetti, ex affiliato al clan Pesce, che è stato sentito in videoconferenza nel processo che vede alla sbarra i presunti esponenti della cosca, in corso di svolgimento davanti ai giudici del Tribunale di Palmi.
Secondo Facchinetti, la famiglia Pesce era interessata al mondo del calcio, disponendo di due società che militano in serie D, perché intendevano sfruttare l`entourage dei calciatori per veicolare carichi di stupefacente. Il pentito ha anche sostenuto che in occasione delle elezioni amministrative del 2006, i vertici della clan avevano deciso di sostenere la candidatura a sindaco di Carlo Martelli, poi eletto, che non è imputato nel processo e che è stato prosciolto dal gup nel procedimento “Cent`anni di storia” contro la cosca Molé-Piromalli di Gioia Tauro dall`accusa di associazione mafiosa. In quelle elezioni, secondo il collaboratore, gli affiliati alla cosca, grazie ad una presenza capillare nei seggi, erano riusciti a votare presentandosi con i documenti di persone che non avevano esercitato il diritto di voto. Il collaboratore di giustizia ha detto di non ricordare se i documenti appartenessero a persone vive o morte, ma che il sistema era stato comunque utilizzato.