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"Meta", Giardina chiama in causa De Stefano e Romeo

REGGIO CALABRIA Il processo “Meta” è entrato nella sua fase cruciale. Nell’udienza di oggi, il colonnello Valerio Giardina ha approfondito i rapporti tra ‘ndrangheta e politica in riva allo Stretto…

Pubblicato il: 17/02/2012 – 15:19
"Meta", Giardina chiama in causa De Stefano e Romeo

REGGIO CALABRIA Il processo “Meta” è entrato nella sua fase cruciale. Nell’udienza di oggi, il colonnello Valerio Giardina ha approfondito i rapporti tra ‘ndrangheta e politica in riva allo Stretto. Una deposizione, quella dell’ex comandante del Ros, che tira in ballo l’ex sindaco di Reggio e attuale governatore Peppe Scopelliti. Nell’aula bunker di Reggio, davanti al Tribunale presieduto da Silvana Grasso, Giardina si è soffermato sulle risultanze investigative relative al 15 ottobre 2006, giorno in cui si celebrava il 50esimo anniversario di nozze dei coniugi Barbieri, genitori dei due imprenditori Domenico e Vincenzo. Nelle udienze precedenti, il colonnello aveva invece ricostruito la vicenda dell’assunzione di Vincenza Musarella (moglie di Vincenzo Barbieri) alla Reges (società mista del Comune di Reggio), come contropartita dell’impegno elettorale dei due imprenditori a favore di Manlio Flesca, l’ex consigliere comunale nei confronti del quale il prossimo 21 febbraio si celebrerà la prima udienza preliminare nel processo che lo vede imputato per corruzione elettorale.
Ritornando alla festa dei coniugi Barbieri, Giardina ha fatto l’elenco dei partecipanti al ricevimento ospitato dal ristorante “Villa Fenice” di Gallico, tra cui spiccano i nomi di Cosimo Alvaro (tra i personaggi principali dell’inchiesta), i fratelli Antonio e Giuseppe, Pasquale Buda e Giuseppe Creazzo. Oltre a Flesca, il personale del Ros riuscì a registrare la presenza anche di Santo Alfonso Martorano, di Gesuele Vilasi – ex assessore del Comune e attualmente consigliere regionale – e di altri esponenti della Margherita e dell’Udeur reggini. L’arrivo del sindaco, invece, era già stato annunciato dagli stessi fratelli Barbieri durante una intercettazione telefonica, nella quale confermavano sostanzialmente la futura presenza al ricevimento di Scopelliti. È stato proprio il dialogo tra i due ad attivare gli uomini del colonnello Giardina che, appostati nei pressi del ristorante, segnalarono la presenza della Lancia K grigia del futuro governatore nel viottolo d’accesso del locale. Una presenza, questa, confermata successivamente da un’altra intercettazione telefonica tra Cosimo Alvaro e il suo autista Natale Bueti. Ecco un passaggio della conversazione tra i due:
Bueti: «…Il sindaco era lì con loro o si trovava lì?…»
Alvaro: «Era lì con loro…»
Bueti: «…È un amico allora!…»
Secondo l’ex colonnello del Ros, il ricevimento in onore dei coniugi Barbieri ospitò esponenti di spicco della criminalità organizzata locale nonché alcuni rappresentanti della politica e delle istituzioni reggine.
«Ma – ha continuato Giardina – in riferimento a Scopelliti ci sono altri fatti, reciprocità relazionali di natura criminal-mafiosa con i vertici della ‘ndrangheta di Villa San Giovanni, oltre ai legami di suo fratello Consolato (Tino, ndr) relativi agli appalti pubblici del Comune di Reggio». A parlare del fratello del governatore sono soprattutto gli imprenditori Franco Labate e Domenico Barbieri.
Labate: «…Stanno dando i lavori dove vogliono…fino a quando il discorso era equilibrato…no, qua il discorso è tutto focalizzato…». Per Giardina, i due imprenditori si lamentano della eccessiva “intraprendenza” della ditta Edilmar di Santo Marcianò, «favorita nell’aggiudicazione degli appalti dall’interesse di Tino Scopelliti in combutta con Pasquale Crucitti, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune».
Barbieri: «…Bisogna aggiustare i lavori…hai visto Edilmar?…»
Labate: «Crucitti?»
Barbieri: «Con il fratello del sindaco… è lui… i soldi li sta prendendo il fratello del sindaco…»
Una microspia posta nell’auto di Barbieri ha inoltre permesso agli investigatori di ascoltare un altro dialogo tra i due soggetti, avvenuto nel gennaio 2007, relativo ai lavori di ampliamento dell’aeroporto “Tito Minniti” e agli appalti nel Comune di Reggio. Secondo Labate e Barbieri, buona parte delle commesse venivano affidate alla ditta Minghetti, in quanto appoggiata dal clan Giglio-Lampada. Dalle conversazioni, emerge chiaramente la consapevolezza di essere stati tagliati fuori da un «sistema perverso» che pure sembra avessero conosciuto bene in passato.    
In base alle ricostruzioni dell’informativa del Ros, a gestire l’assegnazione illecita degli appalti era una «lobby affaristico-mafiosa» che si avvaleva del ruolo decisivo dei tecnici comunali. «Dalle varie intercettazioni – ha detto Giardina – emerge un sistema garantito dalla mafia e creato dal mondo politico con la partecipazione di imprenditori e tecnici comunali. Un sistema riconducibile alle “menti” Giorgio De Stefano e Paolo Romeo».
Ma la cosca De Stefano ritorna nelle conversazioni di Labate e Barbieri, in riferimento alla figura di Peppe Scopelliti. In un dialogo del 25 luglio 2007 nell’ufficio di Barbieri, i due parlano dei supporter scomodi dell’allora sindaco di Reggio. Parlano infatti di Antonino Fiume (ora collaboratore di giustizia) come della persona delegata dalla cosca per «la gestione del sindaco di Reggio» e la raccolta di voti in suo favore. Un ruolo svolto, secondo Giardina, anche da Pino Scaramozzino, prestanome della famiglia mafiosa di Archi nella gestione della discoteca “Oasi”. Proprio quest’ultimo, «stava dietro la porta del sindaco dopo la sua elezione». Labate dice: «A Scopelliti non gli è arrivato neanche un avviso di garanzia perché si è attorniato di tutti questi personaggi».
A destare lo stupore dell’ex colonnello del Ros sono state proprio le modalità attraverso le quali l’imprenditore Labate venne a sapere di questi “aiuti” nei confronti di Scopelliti. «Labate – afferma Giardina – riferisce di aver saputo di Fiume dalle intercettazioni tra Scaramozzino e Matteo Alampi. Come faceva a conoscere informative così importanti che attestavano l’appoggio a Scopelliti da parte dei De Stefano? Il mio ufficio, ad esempio, non ha mai ricevuto un verbale relativo ai dialoghi di Antonino Fiume. Chiedo a Labate di venire a riferire anche questa circostanza».
Giardina, inoltre, ha fatto accenno alla parentela tra lo stesso Labate e «l’appuntato dei carabinieri Roccella, balzato alla cronaca per i suoi rapporti con Giovanni Zumbo», il commercialista accusato di essere la gola profonda dei clan della provincia di Reggio.

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