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Arrestato agente di scorta di Scopelliti

REGGIO CALABRIA Avrebbe rivelato informazioni riservate alla cosca Caridi affiliata alla potente `ndrina dei Libri di Reggio. Con questa accusa è stato arrestato dagli agenti della squadra mobile r…

Pubblicato il: 26/02/2012 – 15:38
Arrestato agente di scorta di Scopelliti

REGGIO CALABRIA Avrebbe rivelato informazioni riservate alla cosca Caridi affiliata alla potente `ndrina dei Libri di Reggio. Con questa accusa è stato arrestato dagli agenti della squadra mobile reggina, Bruno Doldo, agente in servizio alla scorta del governatore della Calabria, Peppe Scopelliti. Secondo quanto si è appreso l`agente – in forza al nucleo scorte della questura della città dello Stretto – avrebbe tenuto costantemente informato gli uomini del clan Caridi. Dalle indagini emergerebbe, in particolare, che Doldo sarebbe venuto in possesso di notizie sull`operazione “San Giorgio” che nei giorni scorsi ha portato, tra l`altro all`arresto del consigliere comunale di Reggio nonchè ex assessore all’Ambiente, Giuseppe Plutino, cognato dello stesso poliziotto tratto in arresto. Da qui, forse, l`interesse di Doldo a passare le informazioni su quell`inchiesta che sta mettendo a nudo i legami tra `ndrangheta e politica. L`arresto è stato disposto dalla Distrettuale di Reggio che sta conducendo le indagini sulla delicata vicenda. Secondo l`Ansa, comunque, Doldo «non faceva parte della scorta fissa del presidente della Regione ma, in qualità di addetto al nucleo scorte, capitava che sostituisse i colleghi assenti dal lavoro». E sempre secondo l`Ansa, il poliziotto «fino a ieri mattina era nella scorta del governatore Giuseppe Scopelliti». Nella stessa operazione che ha coinvolto il poliziotto, gli agenti della squadra mobile di Reggio hanno tratto in arresto anche Pepè Caridi – anziano patriarca dell`omonima cosca – e il boss Antonino Caridi, già da tempo detenuto in carcere a Viterbo. Per loro il capo d`accusa è quella di essere rimasti ai vertici del sodalizio criminale nonostate l`avanzata età di uno e lo stato di detenzione dell`altro. In particolare dalle indagini è emerso, infatti, che  Antonino riusciva ad impartire gli ordini, sfruttando i colloqui in carcere con i più stretti congiunti. Mentre il vecchio boss, rimesso in libertà per motivi di gravi patologie fisiche, avesse ripreso a rappresentare il vertice indiscusso del clan Caridi. Conclusioni alle quali gli investigatori sono arrivati grazie ad intercettazioni ambientali e telefoniche e alla collaborazione dei pentiti Roberto Moio, Consolato Villani e Antonino Lo Giudice. Per quanto riguarda l`agente in servizio all`ufficio scorte gli inquirenti avrebbero accertato che il poliziotto avrebbe comunicato a Domenico Condemi, arrestato nell`ambito dell`indagine “San Giorgio”, la presenza di alcune microspie collocate all`interno delle sua vettura. Da qui le conclusioni a cui giungono gli investigatori che in una nota sottolineano «la particolare pericolosità del sodalizio confermata dalla capacità di permeare la segretezza delle indagini attraverso, appunto, la compiacenza di un appartenente alle forze dell`ordiine».

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