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Coca Cola e arance, le due Rosarno di nuovo contrapposte

Proseguono le reazioni dopo la polemica sollevata da un`inchiesta giornalistica pubblicata sul giornale britannico The Indipendent, che ha criticato la Coca Cola-Fanta che acquisterebbe succhi prod…

Pubblicato il: 26/02/2012 – 17:41
Coca Cola e arance, le due Rosarno di nuovo contrapposte

Proseguono le reazioni dopo la polemica sollevata da un`inchiesta giornalistica pubblicata sul giornale britannico The Indipendent, che ha criticato la Coca Cola-Fanta che acquisterebbe succhi prodotti dopo lo sfruttamento del lavoro nero nei campi di Rosarno. A seguito del grido d`allarme lanciato ieri dal sindaco rosarnese Elisabetta Tripodi, che ha riferito di aver saputo da un industriale rosarnese che la società avrebbe disdetto un contratto con la sua azienda, intervengono sul caso – con posizioni diametralmente opposte – il presidente di Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro, e l`assessore provinciale con delega all`Agricolutra e all`Immigrazione, il rosarnese Gaetano Rao. «La disdetta dei contratti da parte delle multinazionali con le aziende di lavorazione delle arance è un atto ritorsivo ma di debolezza», sostiene Molinaro che, fra l`altro, è stato intervistato nel servizio giornalistico incriminato.«Per ogni cosa il suo tempo: un tempo per tacere – prosegue il presidente – un tempo per parlare. Per l`importante multinazionale delle bibite, colpita nel vivo, dopo un assordante silenzio è arrivato il tempo di parlare evidentemente per difendere le proprie attività economiche, ma la Coldiretti Calabria la battaglia di civiltà l`ha iniziata oltre 14 mesi fa, con una incessante iniziativa sotto lo slogan “non lasciamo sola Rosarno coltiviamo gli stessi interessi, svolta su tutto il territorio e che ha avuto il consenso di tanti cittadini, di oltre trenta amministrazioni comunali e delle associazioni dei consumatori». Molinaro, che alcuni settori del mondo agricolo hanno criticato per la partecipazione all`inchiesta giornalistica, si dimostra determinato nel difendere una posizione veramente coerente della sua organizzazione. «Evidentemente – aggiunge – abbiamo tolto il coperchio ad una situazione che si trascinava da molto tempo. La distorsione all`interno della filiera agrumicola, è evidente, crea sperequazione e la conseguente penalizzazione di produttori, lavoratori e trasformatori. Ecco perché abbiamo parlato sempre di coniugare giustizia economica e giustizia sociale». Molinaro rilancia la mobilitazione e invita le istituzioni a fare fronte comune. «Dai dati in nostro possesso – sostiene il presidente – il prezzo pagato dalle multinazionali per un chilo di succo concentrato di arance calabresi è così basso che un litro di aranciata, contiene il valore di soli 3 centesimi di arance. E` palese che non vi è quindi una equa remunerazione e questo è anche causa di spiacevoli episodi contribuiscono a danneggiare l`immagine di una Calabria che vuole riscattarsi ed uscire da logiche che non appartengono alla stragrande maggioranza dei cittadini. Avevamo chiesto con una lettera a tutte le più importanti multinazionali che hanno rapporti commerciali in Calabria di acquistare il succo concentrato di arance ad un prezzo che consentisse, alle industrie di spremitura, di pagare le arance ai produttori almeno ad un prezzo minimo di 0,15 centesimi. Ma, ripeto, silenzio assoluto. Anzi oggi, dopo il rilancio sulla stampa internazionale, come atto che non esito a definire ritorsivo ma di debolezza, che mi auguro si traduca in riflessione, qualcuna disdice i contratti». «A questo punto – conclude – è importante fare fronte comune, con una azione incisiva e decisiva ad esempio dei nostri parlamentari per l`approvazione della modifica alla Legge che stabilisce l`utilizzo nelle bevande al gusto di arancia del 12% di succo concentrato e il regolamento per l`etichettatura obbligatoria sulla provenienza della materia prima». Per l`assessore Rao, invece, «ancora una volta Rosarno si trova al centro di strumentalizzazioni ed è teatro di una sempre crescente disinformazione che, di volta in volta, viene alimentata per amplificare un effetto mediatico che nasconde sempre la vera realtà». Torna il tema della Rosarno che si sente assediata, quindi. «Non entro nel merito della indagine giornalistica – afferma Rao -. Ma sono personalmente a conoscenza di tante situazioni in cui i lavoratori immigrati sono assunti e lavorano nel pieno rispetto delle leggi vigenti. E per quanto mi riguarda non potrebbe essere diversamente. E le leggi sono tenute a rispettarle tutti, dalle multinazionali a qualunque impresa che decida di assumere chicchessia, compresi gli immigrati. Ma ancora una volta, attraverso le generalizzazioni e la facile propaganda, si perde una occasione per affrontare in modo serio il fenomeno. Continuo ad essere convinto, e lo vado dicendo in ogni sede, che la vera questione prima ancora che l`assistenza è garantire lo sviluppo economico di queste terre. Senza politiche specifiche e mirate al rilancio ed alla crescita dell`intero comparto agricolo ed agroalimentare della Piana di Rosarno non c`è nessun futuro per l`agricoltura del territorio. Non sarà l`indagine di un giornale a condannare le prospettive di un territorio né a risollevarle. Così come non sarà il consolidarsi della già riconosciuta e sperimentata propensione alla accoglienza dei cittadini di Rosarno a fare sì che gli immigrati possano pienamente integrarsi nel tessuto socio-economico del territorio. Occorrono politiche speciali. Occorrono azioni amministrative concrete che invertano la rotta rispetto all`inesorabile decadimento del comparto agrumicolo della Piana di Rosarno, che sta avvenendo oramai da anni nel pieno e colpevole disinteresse delle Istituzioni, di tutte quelle Istituzioni che, invece, potrebbero fare qualcosa per arginare alcune delle difficoltà cui le imprese quotidianamente si imbattono. Abbiamo una vocazione agricola ed agrumicola che consta di molteplici potenzialità. Siamo in grado di coltivare e commercializzare prodotti che possono competere nei mercati nazionali ed internazionali. Ma è arrivato il tempo di imbatterci sulla sfida della qualità e dello stare insieme, nel fare rete tra produttori ed istituzioni che non possono rimanere assenti e lontane rispetto ai problemi. C`è un problema di accesso al credito delle imprese di cui nessuno parla. C`è un problema nell`intercettare le forme di finanziamento pubblico per realizzare gli investimenti di cui nessuno parla. C`è una pioggia di milioni di Euro dei fondi comunitari che arriva sui territori e che non produce nessun risultato in termini di crescita di competitività delle aziende e dei rispettivi comparti. Di questo ed altro ancora bisogna parlare».

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