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I lavoratori dimenticati delle comunità montane

LAMEZIA TERME Qualcuno ci tiene ad associare alla propria storia un nome e un cognome. Come Giuseppe Falvo, operaio della comunità montana di Malvito. Lavorava (e lavorerebbe ancora) sulle ruspe, f…

Pubblicato il: 02/03/2012 – 15:15
I lavoratori dimenticati delle comunità montane

LAMEZIA TERME Qualcuno ci tiene ad associare alla propria storia un nome e un cognome. Come Giuseppe Falvo, operaio della comunità montana di Malvito. Lavorava (e lavorerebbe ancora) sulle ruspe, fino alla paralisi amministrativa del “suo” ente: «Abbiamo 500mila euro di macchinari: pale meccaniche e decespugliatrici. Tutto fermo. Tutto inutilizzato, mentre gli enti locali chiamano i privati per lavori che potremmo svolgere noi. Ci hanno tolto i soldi e anche la dignità».
Perché il punto è qui: questa gente – circa quattrocento lavoratori sparsi in tutta la Calabria – è senza stipendio e senza occupazione. La Cgil ha riunito un gruppo di iscritti all`hotel Lamezia per fare il punto su una vertenza che va avanti da anni, ma negli ultimi diciotto mesi ha avuto un`escalation paurosa.
Come passano le loro giornate i dipendenti delle comunità montane? «Aspettiamo», rispondono. E non è che possano fare altro: i loro enti non hanno risorse né deleghe, sono stati messi in un cantuccio. E così a Malvito 500mila euro di attrezzature restano inutilizzati, gli operai aspettano invano un ordine e gli impiegati che qualcuno gli passi almeno una pratica. Ma le pratiche non arrivano e il tempo trascorre invano. Ogni 23 del mese pesa un po` di più. Perché c`è anche chi ha “perso” dodici mensilità sulle ultime diciotto: un record difficilissimo da gestire.
Giuseppe non ha paura di raccontare un disagio che si è fatto pesantissimo: «Non ho potuto pagare l`assicurazione. E nemmeno il bollo». Ironia della sorte: dovrà versare la mora proprio alla Regione. Dopo quasi 40 anni di lavoro non riesce ad arrivare a fine mese: «Ho chiesto un piccolo prestito a mia madre, che ha una pensione da 500 euro al mese». Piccole e grandi umiliazioni: «Lavoro da quando avevo quattordici anni. Mi sono fatto una casa e questi me la faranno vendere». “Questi”, neanche a dirlo, sono i politici: «Il “mio” consigliere regionale, Giulio Serra, mi ha detto che al massimo può darmi solidarietà, ma non può fare nulla per me».
L`indignazione monta («non siamo indignati, siamo incazzati») anche davanti alle buste paga: «Ho ricevuto l`ultimo stipendio a luglio: 994 euro invece di 1.200 perché c`era la tassazione separata». L`ennesima beffa. Che si somma al dato politico esposto da Alfredo Iorno, segretario regionale della Funzione pubblica Cgil: «La Regione vuole mettere mano al settore creando una nuova agenzia che rischia di essere solo un nuovo tassello nello smantellamento del servizio pubblico. E oltretutto non offre nessuna garanzia a questi lavoratori».
Il futuro è un gigantesco punto interrogativo: l`assessore all`Agricoltura vuole la creazione di una nuova agenzia, i lavoratori non vedono un euro da mesi e vorrebbero essere inseriti nei ruoli regionali. Per sapere, almeno, cosa ne sarà di loro. Beppe Ferraro, che coordina la vertenza sempre per conto della Cgil, non vuole fermarsi alle rivendicazioni economiche: «Molti di noi dovranno lavorare ancora per 14 anni. Così non si può andare avanti». Anche perché la politica non ha neppure voglia di discutere delle comunità montane. Una proposta di legge di Ferdinando Aiello, consigliere regionale di Sinistra ecologia e libertà, giace a Palazzo Campanella dal novembre del 2010. Così come non sono mai stati stanziati gli otto milioni riservati dalla Finanziaria 2012 ai lavoratori delle comunità montane. I mandati sono fermi e i tempi si allungano. Troppo: «Adesso dobbiamo fare come i forestali, bloccare l`assessorato fino a quando non si sbloccano i fondi».
Perché le macchine senza assicurazione non ti portano al lavoro e le banche non vogliono saperne dei ritardi di Catanzaro. Negli ultimi 25 anni non era mai successo. Dall`83 in poi, i soldi  – anche pochi – sono sempre arrivati nelle tasche dei dipendenti. Adesso, invece, il 23 del mese è un giorno con un altro. Un giorno vuoto che non passa mai.

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