CATANZARO Disoccupazione al galoppo in Calabria, pari al 13%, di quattro punti superiore rispetto al dato nazionale comunicato ieri dall`Istat, pari al 9,2%. Sono 78mila – secondo i dati elaborati dalla Cisl regionale – le persone in cerca di occupazione nella regione rispetto a una forza lavoro che è pari a 570mila unità. A quest`area particolarmente dolente (all`interno della quale vanno inseriti giovani e donne il cui tasso di disoccupazione è del 30%) si deve poi aggiungere tutto l`arcipelago del precariato che è formato da circa 7.200 persone, di cui 5mila appartenenti alla fascia lsu-lpu ancora alla ricerca dopo anni e anni dell`agognata stabilizzazione e altri duemila precari che galleggiano, tra mille difficoltà, nel mare magnum del privato. E non è tutto: al quadro reso già fosco dalla crisi e dalla recessione, che non mancano di fare sentire i propri effetti,vanno aggiunti anche circa 15.500 lavoratori destinatari di ammortizzatori sociali, 13mila dei quali beneficiari degli interventi relativi ad accordi regionali e altri 2.500 inseriti in intese di carattere nazionale. Dati che, nel loro insieme, parlano da soli e delineano i contorni di un panorama tutt`altro che rassicurante soprattutto in relazione alle previsioni di possibile fuoriuscita dalla situazione di crisi globale soltanto a partire dal prossimo anno. «La possibilità di invertire la tendenza c`è – sostiene Paolo Tramonti, segretario generale della Cisl calabrese che non nasconde la propria preoccupazione – e risiede nella capacità di realizzare un mix di politiche nazionali e regionali che facciano leva sull`utilizzo mirato delle risorse dell`Unione europea». «Le priorità, a nostro avviso – aggiunge Tramonti – sono quattro, inserite tutte in un Piano per il lavoro: nuova occupazione avviando un circuito virtuoso tra Università, scuola, istituzioni e parti sociali; stabilizzazione del precariato attraverso l`attivazione di tavoli governativi come è accaduto in Campania e in Sicilia; emersione dal nero e dal sommerso, dove ballano cifre tra 147mila e 170mila unità, e utilizzo degli ammortizzatori sociali, con politiche attive mirate alle esigenze del mercato del lavoro». Intanto, però, sempre dal fronte caldo dell`occupazione prevalgono dati col segno meno: nell`edilizia, settore tra i principali dell`economia regionale, nel 2011 si sono persi rispetto all`anno precedente 3.378 posti di lavoro, pari al-17%. A suonare l`allarme sono i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil che domani scenderanno in piazza a Roma per una manifestazione nazionale. Ma è tutta l`economia a soffrire in egual misura dal Pollino allo Stretto: è previsto con segno negativo (-0,9%) nell`anno in corso, infatti anche il prodotto interno lordo regionale proprio in conseguenza dell`accentuarsi della congiuntura negativa. Giù, inesorabilmente, anche consumi e investimenti.
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