«Ho letto che tra i più contrari ci sono gli studenti dell`Università della Calabria. Sono di origini calabresi e conosco bene quei territori. Le amministrazioni locali non avevano mai raggiunto un livello di degrado organizzativo e morale come adesso. I giovani dell`Università della Calabria ne avrebbero di problemi da affrontare. Invece si mobilitano contro l`Alta Velocità»: lo scrive Eugenio Scalfari nell`editoriale della domenica su Repubblica, giornale da lui fondato nel 1976. «Ma che senso ha? – si chiede Scalfari, originario del Vibonese -. Lo “sfasciume pendulo” calabrese segnalato da Giustino Fortunato 150 anni fa continua a far precipitare le montagne fangose nei torrenti e nel mare sottostante. Cristo si era fermato a Eboli, ma nel frattempo la `ndrangheta ha fatto man bassa su tutti i territori di quelle zone».
E a proposito della invasività capillare della criminalità organizzata calabrese, Scalfari aggiunge: «Si teme che le organizzazioni mafiose si aggiudichino le commesse per la costruzione delle reti Tav. Questo sì, è un problema assai grave che va affrontato; non per impedire le opere ma per farle con tutti i crismi di legalità. Se il movimento e i sindaci della Valle si mobilitassero per garantire questi obiettivi; se gli studenti, i giovani, i lavoratori, lottassero per consimili risultati in tutto il Paese: questa sì, sarebbe una battaglia che potrebbe rappresentare un salto in avanti di tutta la società italiana». Infine l`appello: «Coraggio, studenti del Duemila. I vostri padri e i vostri nonni avrebbero voluto qualche cosa di simile, ma rimasero a mezza strada e le loro speranze furono riassorbite dagli interessi delle “lobby”. Oggi si può tentare una spallata a quegli interessi, ma bisogna stare dalla parte giusta, non da quella sbagliata».
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