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I "no-Tav" di Calabria: battaglia simbolica che si aggiunge a tutte le altre

Quella contro la Tav è una battaglia paradigmatica, che qui in Calabria fa proseliti al pari delle altre, portate avanti sulle criticità locali come il rischio idrogeologico o la `ndrangheta: le as…

Pubblicato il: 05/03/2012 – 17:53
I "no-Tav" di Calabria: battaglia simbolica che si aggiunge a tutte le altre

Quella contro la Tav è una battaglia paradigmatica, che qui in Calabria fa proseliti al pari delle altre, portate avanti sulle criticità locali come il rischio idrogeologico o la `ndrangheta: le associazioni chiamate indirettamente in causa rispondono alle parole di Eugenio Scalfari. «Respingiamo totalmente l’accusa di non occuparci dei problemi del nostro territorio – scrivono i militanti di Lsa Assalto –, lottiamo da sempre contro la devastazione ambientale e lo stato di totale abbandono in cui versa la nostra regione e tutto il meridione. Lo “sfasciume pendulo” che denunciava Giustino Fortunato, rimarcato nell’articolo, lo subiamo e lo combattiamo ogni giorno. A dimostrarlo – aggiungono – c’è una lunga serie di battaglie, dal “no-Ponte” alla nave dei veleni, passando per la Marlane o l’emergenza rifiuti. Lottare contro il Tav, per noi, significa anche lottare contro la ‘ndrangheta e quindi a favore della nostra terra; significa avere ben chiare in mente le lettere d’intimidazioni mafiose ricevute da alcuni esponenti del movimento e le dichiarazioni che alcuni collaboratori di giustizia hanno fornito alla Dda di Torino, dichiarazioni queste, che spiegano bene quali siano i veri interessi sulla costruzione del Tav».
Secondo Lsa Assalto «la trasversalità della lotta “no-Tav” fa paura al potere, si diffonde e valica i confini territoriali cui siamo abituati. È, in questo momento, l’emblema del disagio sociale che percorre tutta Italia» dunque non ci si deve stupire «se anche in Calabria si solidarizza con la Valle che resiste, esempio importante di reale democrazia dal basso ed opposizione sociale alle politiche del governo Monti ed alle sue scellerate decisioni antidemocratiche. Noi come il popolo valsusino, guardiamo ben oltre il nostro giardino, pensiamo che il movimento “no-Tav” rappresenti una grande speranza per un radicale cambiamento dell’ormai non più sopportabile stato di cose».
In una lettera aperta al fondatore di Repubblica, la Rete per la difesa del territorio “Franco Nisticò” – nel ricordare di essere intitolata alla memoria di un militante deceduto, nel dicembre 2009, durante una manifestazione No Ponte – ribadisce che «in tutta la Calabria c’è gente che quotidianamente lotta per la difesa dei propri territori», cercando «di creare dal basso forme di tutela della propria terra per evitare che interessi privati, legati al profitto e non alla difesa e alla valorizzazione dell’ecosistema, erodano terreni, costruiscano o amplino inceneritori o centrali a carbone, non sfruttino risorse energetiche veramente alternative, continuino a invadere di cemento le città dove, di contro, aumentano i numeri dei senza casa». Poi il passaggio sull`antimafia: «Ogni giorno – scrive la Rdt “Nisticò” –  ci sono cittadini che operano contro le mafie non nascondendosi dietro una generica bandiera dell’antimafia bensì costruendo, nel silenzio, alternative reali anche se piccole per sottrarre manovalanza mafiosa, soprattutto composta da giovani inoccupati, attraverso una socialità altra e soprattutto cercando di incidere sulla cultura della delega e della raccomandazione che dalle nostre parti chiamiamo, significativamente, “pastetta”. Le mafie a nostro avviso, sono tutte quelle forme di sopraffazione, sfruttamento, imbarbarimento e disumanizzazione legate al dio denaro e al potere: ebbene noi, ogni giorno, lottiamo per operare un significativo cambio di rotta di questa mentalità che poi non è affatto tipicamente calabrese ma, possiamo dirlo con certezza, investe tutta la Penisola. Di tutte queste piccole ma significative lotte calabresi, spesso non si trova traccia sui giornali mainstream, fa notizia però che giovani studenti universitari calabresi blocchino dei treni insieme a realtà di movimento, ambientalisti, cittadini».
La Rete per la difesa del territorio aggiunge che «i discorsi che sentiamo fare sullo sviluppo legato alla Tav ci ricordano tanto quei beceri comizi sullo sviluppo che avrebbe portato in Calabria tanti e tanti posti di lavoro ma che invece, oggi ha di fatto determinato l’avvelenamento di intere città: valga Crotone come esempio per tutti. Lottare oggi al fianco del popolo No Tav – concludono gli attivisti – significa, non solo in Calabria, lottare per il principio di autodeterminazione dei popoli che dovrebbero aver garantita la possibilità di scelta, rispetto ai territori che vivono. L’imposizione del tunnel della Tav, attraverso l’attuazione di forme repressive di contenimento delle volontà popolare, rappresenta una palese negazione di tale principio. Lottare oggi al fianco del popolo No Tav significa ribadire e sottolineare che mentre si investono ingenti quantitativi di denaro per infrastrutture simili, in zone come la Calabria non è possibile spostarsi agevolmente. Gli ambientalisti, gli studenti i cittadini calabresi intendono collegare la lotta No Tav a quella per la difesa del territorio che comprende, senza dubbio, la mobilità territoriale, vero e proprio diritto oggi sempre più negato alle popolazioni calabresi».

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