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«Lanzino violentata e uccisa da Sansone e Carbone»

«Roberta Lanzino è stata violentata e uccisa da Luigi Carbone e Franco Sansone a Falconara Albanese. Si era fermata o perché le si era rotto il motorino o per chiedere un’informazione». Franco Pino…

Pubblicato il: 07/03/2012 – 17:09
«Lanzino violentata e uccisa da Sansone e Carbone»

«Roberta Lanzino è stata violentata e uccisa da Luigi Carbone e Franco Sansone a Falconara Albanese. Si era fermata o perché le si era rotto il motorino o per chiedere un’informazione». Franco Pino, un tempo incontrastato boss del Cosentino e ora collaboratore di giustizia, conferma i retroscena di quel barbaro delitto. Con tono pacato ma deciso, per oltre quattro ore, risponde a tutte le domande del collegio giudicante nel corso del processo che si sta celebrando in Corte d’Assise, nel tribunale di Cosenza, per la morte della studentessa uccisa il 26 luglio del 1988 mentre si stava recando al mare. Sono state proprio le sue dichiarazioni a far riaprire il processo e, questa mattina Pino ha ribadito di aver appreso da Marcello e Romeo Calvano l’identità degli autori dell’assassinio di Roberta. Non ha dubbi su quello che ha riferito. I Calvano erano  – per dirla con le sue parole – «quelli che avevano competenza su San Lucido».
Franco Pino ricostruisce alcune vicende di quegli anni come la tentata estorsione a Grimoli, il legame con Ruà, che definisce uno dei suoi anche se non affiliato, fino a precisare i rapporti con Luigi Carbone, agricoltore di Cerisano scomparso nel novembre del 1989, ma del quale non è stato mai ritrovato il corpo. Carbone assieme a Franco Sansone è accusato di aver ammazzato Roberta. Mentre Franco Sansone, il fratello Remo e il padre Alfredo sono ritenuti gli assassini di Luigi Carbone che – secondo l’accusa – sarebbe stato eliminato proprio da Franco con la complicità del fratello e del padre perché temeva che volesse rivelare qualcosa sul delitto Lanzino.

PINO: CARBONE ERA UN LUPO ISOLATO
Il collaboratore di giustizia ha spiegato come era venuto in contatto con Luigi Carbone: «Ho ospitato nella mia cella Luigi Carbone (che era stato arrestato per una rapina, ndr) perché ho visto che era un ragazzo abbastanza risoluto ma non l’ho affiliato. Carbone, pace all’anima sua – perché secondo me è morto – era un lupo isolato, ma saputo gestire non sbagliava. Anche Ruà non è stato mai affiliato. Ma vedete bene, l’affiliazione era una forma per creare dei soldati, però quando c’erano persone valide l’affiliazione passava in secondo piano. Ruà ha trattato con mezza Calabria per conto mio ma non era affiliato. Carbone è stato vicino a me nel periodo carcerario, ma per me fuori non ha fatto nulla. I lupi sono feroci quando sono in branco, lui era lupo feroce anche da solo». E poi nel controesame ha aggiunto: “Carbone era legato ai Sansone”.
Poi dopo il delitto Lanzino, e precisamente nel 1989, Carbone sparì nel nulla. «Ruà – ha raccontato Pino – è andato a vedere cosa stesse succedendo e i familiari di Luigi, a mezze parole, hanno detto che erano stati quelli della montagna, i Sansone: una persona anziana e due figli. Io non conosco i Sansone direttamente tranne una volta che siamo andati in una stalla a Falconara a prendere delle armi». Ma è stato Romeo Calvano, nel carcere di Siano nel 1995, a parlare a Franco Pino del delitto Lanzino: «Quando ci siamo trovati con Calvano al 41 bis, a Siano, lui mi spiegò che Carbone non meritava di essere vendicato perché aveva partecipato ad alcuni omicidi e anche a quello del cugino di Calvano».
L’ex boss della ’ndrangheta cosentina, in realtà, ha appreso l’identità dei responsabili dell’omicidio di Roberta, in due circostanze, che il giudice Antonia Gallo ha chiesto di precisare: «L’ho saputo da Marcello e Romeo Calvano, la prima volta nel 1994 e poi in carcere a Siano nel 1995. Mi trovavo al 41 bis con Romeo Calvano, Antonio Sena e Nino Imerti di Reggio Calabria, eravamo in quattro celle e nell’ora d’aria passeggiavamo: ci alternavamo un giorno io e Sena, un altro io e Romeo. Romeo Calvano mi disse che Luigi Carbone era stato ammazzato da Franco Sansone e che ha partecipato all’omicidio Lanzino e a quello del maresciallo Sansone».
Poi incalzato dal pm Carotenuto ha aggiunto: «Carbone e Sansone hanno violentato e ucciso Roberta Lanzino, nella zona di Falconara, non ricordo con precisione ma disse anche che Roberta era caduta con il motorino e ha incontrato Luigi e Franco. Mi pare che o era caduta o era scesa per chiedere un’informazione». E rispondendo alla domanda del presidente Gallo su come si era arrivati a parlare del delitto Lanzino, Pino ha detto: «Con Romeo Calvano parlavamo di altre cose quando si arrivò a parlare della scomparsa di Carbone e in questo contesto Romeo Calvano mi disse che Carbone era un indegno perché aveva commesso un’azione indegna e anche perché aveva partecipato all’omicidio del cugino. Non c’era un dubbio che lui potesse riferire una fesseria».
Poi ha anche spiegato come i due presunti assassini sarebbero entrati in contatto con Roberta: «Per quello che ricordo la seguivano. C’è un altro episodio che non so se può interessare: due o tre giorni dopo il delitto una sera ero sul lungomare di San Lucido (estate 1988) in pantaloncini corti e trovai un cugino di Belmonte, nostro associato; io sapevo che era stato fermato per l’omicidio e gli ho detto “ma cosa hai fatto”? E lui rispose: “Non ho fatto nulla, mi hanno fermato perché ho una Fiat 131 come quella di Franco Sansone”. Io e Ruà quella sera eravamo a San Lucido».
E quando il giudice Gallo fa notare che dalla morte di Roberta al 1994 passarono sei anni, Pino ha aggiunto: «Ne avevo parlato con Marcello Calvano nell’estate del 1994 (Marcello è stato ammazzato nell’agosto del 1999). A una settimana dall’inizio della mia collaborazione si fece un verbale di intenti e io grosso modo ne parlai. Ma l’interrogatorio ufficiale si svolse il 7 dicembre del 1999, dopo cinque anni che collaboravo con la giustizia. Altre volte ne ho parlato però non ricordo. A volte ne ho parlato persino in macchina quando gli uomini della scorta mi accompagnavano. Sono state centinaia le persone venute da me per sapere chi avesse ucciso Roberta».
Nel corso del controesame il pentito ha precisato i rapporti con Umile Arturi, amico di Pino e come lui ora collaboratore di giustizia. Anche Arturi doveva essere ascoltato oggi in Corte d’Assise. Incalzato da avvocati della difesa e della parte civile Franco Pino, quasi al termine della sua deposizione, ha detto chiaramente: «Tutto confermo, signor presidente». Per sentire la versione di Arturi bisognerà aspettare il prossimo 22 maggio quando saranno ascoltati pure Romeo Calvano e Pierluigi Berardi. Franco Pino si allontana dall’aula con la scorta, mentre l’udienza prosegue per qualche minuto.
I genitori di Roberta sono tra i primi a lasciare l’aula con il viso segnato da un dolore incancellabile.

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