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San Marino, la banca dei clan calabresi

Nubi oscure si addensano sul Monte Titano. La cosca Facchineri ripuliva i soldi provenienti da usura, estorsioni e traffico di droga e armi nelle banche della piccola Repubblica. È un particolare d…

Pubblicato il: 08/03/2012 – 18:58
San Marino, la banca dei clan calabresi

Nubi oscure si addensano sul Monte Titano. La cosca Facchineri ripuliva i soldi provenienti da usura, estorsioni e traffico di droga e armi nelle banche della piccola Repubblica. È un particolare dell`operazione “Black hawks”, condotta dalla Guardia di finanza di Milano, svelato dal giornalista del Sole 24 Ore, Roberto Galullo, attraverso il suo blog. In pratica nelle banche di San Marino, tra il 2007 e il 2008, sarebbe stata depositata una parte dei 217mila euro che provengono dai cugini Giuseppe e Vincenzo Facchineri di Cittanova ma residenti in Lombardia a Lacchiarella e Milano e 104mila euro ricevuti da tal Rocco di Seregno ritenuto vicino alla cosca Mancuso di Limbadi. Il nome della potente famiglia vibonese appare in un`intercettazione  tra due degli arrestati nell`operazione della finanza milanese. Durante la conversazione Gianluca Giovannini spiega che avrebbe dovuto corrispondere una somma complessiva di 7.500 euro a tale “Mancuso”. Il suo interlocutore, Orlando Purita, lo blocca subito. Ma quella mezza frase porta a ritenere i magistrati inquirenti che «si tratti di un altro importante esponente della ‘ndrangheta, della famiglia Mancuso di Limbadi, a favore del quale i due soci Giovannini e Purita, da veri e propri riciclatori professionali si occupavano evidentemente di gestire i capitali, fornendo prestazioni analoghe a quelle effettuate a favore della cosca Facchineri».
Il rapporto tra i Mancuso e le banche di san Marino era già emerso nell`operazione “Decollo Money” coordinata dal pm della Dda di Catanzaro, Salvatore Curcio. Indagando sull`omicidio del narcotrafficante Vincenzo Barbieri gli inquirenti hanno potuto ricostruire il complesso meccanismo messo in piedi dalla cosca Mancuso per reimpiegare il denaro fruttato con il narcotraffico. Hanno così scoperto che Barbieri aveva ben due conti personali al Credito Sanmarinese. Oltre un milione di euro era già finito sul Monte Titano e molti altri sarebbero stati presto portati in banca e “ripuliti”. Un cassiere della banca sentito dagli inquirenti raccontò che i soldi vennero portati in contanti all`interno di una borsa. Puzzavano di muffa, perché gli affiliati al clan li avevano tenuti nascosti sotto terra.

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