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Processo Meta, quando Cosimo Alvaro esultava: «Forza zio Peppino»

REGGIO CALABRIA «…Ma quando mai!… Forza zio Peppino… tra quindici giorni vedremo». Così rispondeva Cosimo Alvaro a chi credeva che la coalizione politica guidata da Eduardo Lamberti Castronuovo a…

Pubblicato il: 09/03/2012 – 20:08
Processo Meta, quando Cosimo Alvaro esultava: «Forza zio Peppino»

REGGIO CALABRIA «…Ma quando mai!… Forza zio Peppino… tra quindici giorni vedremo». Così rispondeva Cosimo Alvaro a chi credeva che la coalizione politica guidata da Eduardo Lamberti Castronuovo avrebbe ottenuto un elevato numero di voti. Siamo al 25 febbraio 2007, e da lì a pochi mesi a Reggio si sarebbero svolte le elezioni comunali, vinte in modo trionfale dal centrodestra guidato da Giuseppe Scopelliti. Secondo la ricostruzione del Ros, “zio  Peppino” potrebbe identificarsi proprio nell’attuale governatore della Calabria. È stato il colonnello Valerio Giardina a riferire l’episodio, nel corso dell’udienza odierna del processo “Meta”. L’ufficiale dell’Arma è impegnato dallo scorso mese di ottobre in una deposizione che, tassello dopo tassello, sta permettendo di ricostruire l’indagine che ha portato alla sbarra alcuni tra i principali esponenti dei clan mafiosi della provincia di Reggio. Tra questi c’è Cosimo Alvaro, il boss di Sinopoli che rappresenta uno degli elementi chiave dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Lombardo. Dalle intercettazioni eseguite dal Raggruppamento operativo speciale, Alvaro emerge come il punto di riferimento per alcuni politici locali reggini. Nella stessa ambientale, infatti, oltre a confermare l’appoggio elettorale a Rocco Palermo, candidato a sindaco di San Procopio, Alvaro ribadiva la volontà di “interessarsi” alle vicende elettorali della città dello Stretto: «Ora entriamo qui in politica». La casa del boss – ha riferito Giardina – era frequentata da pregiudicati, imprenditori, politici. Tra questi, spicca il nome di Michele Marcianò, attuale consigliere provinciale, all’epoca dei fatti vicepresidente del consiglio comunale di Reggio. Nel corso di un incontro avvenuto il 10 novembre 2006 a casa di Alvaro, Marcianò annunciava progetti per la formazione di gruppi politici nei quali inserire giovani universitari. La visita dell’attuale consigliere Pdl era finalizzata – secondo la ricostruzione dell`ufficiale dell`Arma – a convincere alcune persone a tesserarsi con Forza Italia. Nella conversazione, Marcianò faceva inoltre riferimento a un “Circolo della libertà” dove i nuovi tesserati avrebbero potuto usufruire dei servizi del Comune: «Io ora ti faccio l`esempio: al Comune, eh… quando venite al Comune, quando volete venire al comune salite sopra a Palazzo San Giorgio… avete un computer, avete due segretarie, avete, li mandate dove volete, fate quello che… io dove… autorizzo io per quanto riguarda voi si devono mettersi a disposizione ah!!… e incominciamo il lavoro…». L’allora consigliere comunale lasciava alcune tessere per l’iscrizione al circolo, e invitava a consegnarle anche ad altri ragazzi, promettendo di provvedere personalmente alla spesa economica in caso di indisponibilità economica degli aspiranti iscritti. Nelle promesse del consigliere, c’era anche l’interessamento per trovare una occupazione lavorativa ai nuovi tesserati: «Se poi dobbiamo sistemare un ragazzo… per un anno due anni lo sistemiamo, non c`è…[…] ti voglio  dire… poi gli spazi sono un pensiero mio, non è che… senti una cosa, vi posso dire una cosa… è pensiero mio questo… poi io parlo con lui e gli dico: c`è quello che determinate cose…». «Affermazione molto compromettente – ha commentato Giardina –: posti di lavoro in cambio del tesseramento».
Già nel 1998, Marcianò era stato raggiunto da un avviso di garanzia per voto di scambio e associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “Prima”, per aver ottenuto sostegno alle amministrative del ’97 dalla famiglia Alvaro.
«Si tratta – ha affermato l’ufficiale dell’Arma – di un rapporto relazionale mai interrotto». Stando all’informativa del Ros, Cosimo Alvaro, nel 2007, sente l’esigenza di «mettere qualcuno al Comune», al punto da essere indeciso sull’appoggiare uno o due candidati, anche di schieramenti diversi. Rientrano in questa logica anche i 30 voti promessi a supporto della candidatura di Giuseppe Mangano, candidato nella coalizione di Lamberti Castronuovo.  Frequentava la casa del boss anche Giuseppe Panuccio, anche lui candidato nel 2007 nella lista “Dc per autonomia”.
Secondo Giardina, in questi incontri i due programmavano la strategia politica per racimolare voti. Dunque un boss che fungeva da punto di riferimento per alcuni politici, ma anche per alcuni imprenditori. A tal proposito, rispondendo alle domande di Lombardo, Giardina ha osservato: «Si rivolgevano a lui affinché potesse condizionare l’aggiudicazione degli appalti pubblici».
Dagli incontri avvenuti nella casa di Alvaro, inoltre, risulta chiaramente la spartizione dei lavori secondo le regole del territorio, in un sistema guidato direttamente dalla criminalità. Su questo, Giardina ha sottolineato: «La ‘ndrangheta garantisce le regole, mentre gli imprenditori conoscono perfettamente il sistema di cui fanno parte. Il controllo dei voti e la gestione degli appalti sono i settori strategici attraverso cui le cosche controllano il territorio».

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