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La scalata alla Sorical

Alla famiglia Bagalà gli appalti non bastavano più. Volevano diventare i padroni della Sorical. Millanterie? Forse. Per il gip che ha firmato i loro arresti, erano pronti cinque milioni di euro per…

Pubblicato il: 09/03/2012 – 20:34
La scalata alla Sorical

Alla famiglia Bagalà gli appalti non bastavano più. Volevano diventare i padroni della Sorical. Millanterie? Forse. Per il gip che ha firmato i loro arresti, erano pronti cinque milioni di euro per acquisire una parte delle azioni detenute dal socio privato Veolia. Dagli elementi raccolti dalla Procura sembra proprio che gli imprenditori della Piana di Gioia Tauro, che secondo quanto riportato nell`ordinanza sarebbero vicini alla famiglia Piromalli, facessero sul serio. Nelle conversazioni intercettate i Bagalà dimostrano di conoscere bene la struttura della Sorical. Addirittura abbozzano anche un piano aziendale. Sanno dove andare a tagliare: «80 mila euro d`aereo, 200 di questi, consulenze e cose. Diminuendo tutte queste cose…». Ma soprattutto la presenza di imprenditori locali nella compagine societaria avrebbe favorito i rapporti con la politica: «Potevamo andare alla Regione per parlare, dare la mazzetta la cosa, vedi che diventava, una cosa che neanche i cani». Invece questi «mangiafranchi» hanno ottenuto ben poco. Secondo i Bagalà lo stesso amministratore delegato sarebbe andato a parlare con il governatore Giuseppe Scopelliti per spiegargli il momento di difficoltà della società. Il risultato dell`incontro, da quanto dicono gli imprenditori reggini, non sarebbe stato entusiasmante: «Scopelliti ci ha mandato un giornalista per dargli 2000 euro al mese e viene un giorno un`ora alla settimana, cosi a consulenza, neanche per un`ambasciata é stato buono, a portarci». Se ci fossero stati loro, invece, il discorso sarebbe stato differente: «Mentre se era locale era diverso che c`era il fatto politico, i voti, le cose … ». Insomma i Bagalà sembravano davvero intenzionati a scalare Sorical. Servivano però dei soci. Pronto ad andare in cordata con loro, secondo quanto trapela nei dialoghi dei Bagalà intercettati, sarebbe stato anche l`attuale presidente della società mista, Sergio Abramo: «È disposto pure», dicono i Bagalà riferendosi all`ex consigliere regionale. E, poco dopo, confermano: «Abramo gli ha detto, io solo non me la prendo che non la so gestire io. Ho bisogno di un esperto». Poi però avrebbe rassicurato: «paesano, io me la compro …». Nell`operazione sarebbe dovuto entrare anche Antonio Scaramuzzino che, scrive il gip, «nel disegno criminoso ipotizzato avrebbe potuto anche assumere la carica di amministratore delegato, a trovare altri due soggetti disposti ad acquisire la quota di 15 milioni di euro, di proprietà della cordata francese». È in questa occasione che si fa riferimento a un cognato famoso che «che con il nome suo andavamo avanti anche noi».
Nonostante non fossero ancora i proprietari i Bagalà riuscivano, comunque, a controllare quanto avveniva nella Sorical. Potevano contare, secondo l`accusa, su due “interni”: Mario Torresani e Domenico Lamonica entrambi impiegati nell`ufficio gare. Erano loro a garantire all`impresa dei Bagalà la vittoria negli appalti. Almeno fino all`arrivo di Stefano Pizzarello giunto alla Sorical per tentare di ridurre gli sprechi e fare ordine nella società. I tentativi di corrompere il nuovo arrivato erano falliti. Poi si era passati alle vie di fatto incendiandogli l`automobile. Infine la minaccia «di rivelare una sua presunta relazione extraconiugale al fine di costringerlo a non occuparsi delle procedure di assegnazione degli appalti e, in particolare, delle modalità di compilazione delle liste delle imprese da invitare». Un ruolo da protagonista, in questo caso, sarebbe stato ricoperto proprio da Scaramuzzino. Ma nelle intercettazioni gli indagati tirano in ballo lo stesso Abramo. Torresani, scrive il gip, spiega di «avere avuto conferma dell`avvenuto ridimensionamento del Pizzarello proprio dal presidente del Consiglio di amministrazione della Sorical». In un`intercettazione Bagalà riferisce le parole di Torresani: «Mi ha visto ieri Abramo e mi ha detto: “Mario, se viene quello la a romperti i coglioni me lo dici a me”. Abramo, il presidente».

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