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I due presidenti e l`imbarazzo istituzionale

Mentre gli ultimi  moicani del Pdl e della Lista Scopelliti vanno a caccia delle pagliuzze negli occhi degli altri, i vertici di giunta e consiglio regionale si ritrovano inquisiti per atti diretta…

Pubblicato il: 10/03/2012 – 15:50
I due presidenti e l`imbarazzo istituzionale

Mentre gli ultimi  moicani del Pdl e della Lista Scopelliti vanno a caccia delle pagliuzze negli occhi degli altri, i vertici di giunta e consiglio regionale si ritrovano inquisiti per atti direttamente riconducibili al loro ruolo istituzionale. Tutto regolare? A giudicare dall`assordante silenzio delle cosiddette opposizioni, parrebbe di sì, ma sia Giuseppe Scopelliti che Franco Talarico sanno bene che non è così. Nel caso di Talarico, poi, non si può certo parlare di un fulmine a ciel sereno, vista la disinvoltura con la quale il presidente del consiglio regionale si è mosso nella scelta dei suoi più alti dirigenti e nella gestione delle scelte a lui delegate in materia di nomine. Dice, Talarico, che sulla nomina di Valentina Chinè a vicecapo di gabinetto in assenza dei requisiti voluti dalla legge, sarà in grado di fornire i chiarimenti necessari alla Procura della Repubblica, vedremo!
Intanto, però c`è il problema della sua permanenza al vertice di una istituzione che dal punto di vista della rappresentanza democratica è ancor più delicata di quella del presidente della giunta regionale.
Una permanenza già resa discutibile dalle tante defaillance che il presidente Talarico ha collezionato in meno di due anni dalla sua elezione. Proviamo a ricordarne alcune: la scopiazzatura del discorso in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell`Unità d`Italia; le dodici leggi regionali impugnate dal governo; i mancati tagli nelle spese e nelle prebende del Consiglio e dei consiglieri; le partecipanti a Miss Italia nel mondo appollaiate sulla sua scrivania; la gestione del “Caso Giardina” con tanto di corsa riparatoria al Comando carabinieri; l`annullamento delle nomine dei collegi sindacali nelle Asi, nomine che ha firmato pur essendo tale firma di esclusiva competenza del presidente della giunta regionale; l`istituzione del ruolo di direttore generale presso il consiglio regionale, nomina dispendiosa e soprattutto non prevista dall`ordinamento e, per questo, censurata con ricorso alla Corte Costituzionale.
Lasciamo da parte altre questioni, come la vicenda Corecom, solo perché su queste sono in corso altre indagini giudiziarie e quindi non possono essere ascritte nella categoria degli scivoloni istituzionali.
Il punto è che tra la distrazione di tanti, dentro e fuori dal consiglio regionale, ci ritroviamo, ed è un bel primato per chi aveva promesso la stagione del “cambiamento”, con entrambi i vertici delle istituzioni regionali alle prese con la giustizia.
C`è da chiedersi dove sono finiti i sensibilissimi fustigatori politici che, nella scorsa legislatura, strillavano contro il “Consiglio degli inquisiti” invocandone lo scioglimento coatto. Oggi, a 22 mesi dal varo della legislatura, ci ritroviamo con due consiglieri regionali in carcere per mafia e con i presidenti di giunta e Consiglio indagati per atti direttamente connessi al loro ufficio.
Ma che volete, c`è chi ritiene che è meglio vivere cento anni da pecora (specie se i pascoli sono istituzionali e ricchi di foraggio) e non un giorno da leone.

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