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Diciotto fermi per la cosca Condello. Si stringe il cerchio attorno al cugino del Supremo

REGGIO CALABRIA Si stringe il cerchio attorno al latitante Domenico Condello. Questa notte il Ros e il Comando provinciale dei carabinieri hanno eseguito un provvedimento di fermo nei confronti di …

Pubblicato il: 13/03/2012 – 7:02
Diciotto fermi per la cosca Condello. Si stringe il cerchio attorno al cugino del Supremo

REGGIO CALABRIA Si stringe il cerchio attorno al latitante Domenico Condello. Questa notte il Ros e il Comando provinciale dei carabinieri hanno eseguito un provvedimento di fermo nei confronti di 18 persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, procurata inosservanza della pena, favoreggiamento e intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose. Tra i reati contestati, soprattutto quello di aver favorito la latitanza di Condello, cugino di Pasquale detto il “Supremo” e inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi d’Italia. Condello, latitante dal 1993, deve scontare l’ergastolo. L’operazione, denominata “Lancio”, ha coinvolto la moglie, gli zii, i cognati, il nipote, il padre e le sorelle del latitante, una delle quali è sposata con Antonino Imerti, il boss di Fiumara di Muro detto “Nano feroce” già detenuto e coinvolto anche nell’indagine odierna. Per gli stessi reati è indagato anche l’altro cognato di Condello, Bruno Antonino Tegano, in carcere dopo l’arresto nel corso dell’operazione “Reggio nord”, grazie alla quale lo scorso ottobre erano stati individuati parte degli interessi economici di Condello, relativi all’acquisizione della discoteca “Il limoneto” e alla intestazione di altre attività a prestanome della cosca. Durante le fasi investigative, coordinate dalla Dda di Reggio, sono stati riscontrati costanti rapporti tra Condello e il cognato Tegano. Oltre a lui, attraverso tutta una serie di accorgimenti, anche gli altri congiunti riuscivano a fare visita al latitante. Proprio seguendo Tegano, gli inquirenti hanno scoperto uno dei covi, un immobile di via Nazionale Bolano di Catona al cui interno sono stati trovati medicinali e alcuni manoscritti. Dalla comparazione con altre missive è stato accertato che a scriverle era stato lo stesso Condello. Il Ris di Messina, inoltre, grazie ad alcuni reparti trovati nel nascondiglio, è riuscito a estrapolare il profilo genetico del ricercato che, messo a confronto con quello del padre, ha consentito di confermare la presenza di Condello in quell’immobile. Quanto alla intestazione fittizia di beni, è stato accertato che l’attività “Pane pizza e fantasie”, sequestrata lo scorso dicembre, faceva capo Giuseppe e Maddalena Martino, zii materni del boss di Archi. La moglie del “Nano feroce”, Giuseppa Condello, invece, è ritenuta la responsabile delle attività gestionali dell’impresa, per via dei suoi rapporti con studi di consulenza commerciale e istituti di credito e in base alle direttive che assegnava a Margherita Tegano e Caterina Condello, rispettivamente compagna e sorella del ricercato. Il valore complessivo dell’attività economica è stato stimato in un milione di euro. Nel corso dell’operazione, sono stati sequestrati auto e scooter utilizzati dal gruppo di persone per gestire la latitanza. Gli inquirenti hanno dimostrato che Condello riusciva a guidare gli interessi del clan e a impartire ordini attraverso i vari soggetti “cerniera” a conoscenza dei suoi spostamenti. «Quella realizzata oggi è stata un’operazione brillante e molto complessa – ha detto il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza –, a causa soprattutto delle sofisticate manovre elusive messe in atto dai vari soggetti coinvolti. Si tratta di un risultato importante perché disarticola la struttura di supporto logistico del latitante e il sistema di favoreggiamento del suo controllo direttivo sulla cosca».

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