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Il pg Mollace: «Confiscare l`impero del "Supremo"»

Il sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, Francesco Mollace, ha chiesto la confisca dei beni ad Alfredo Ionetti, ritenuto il “tesoriere” della cosca Condello. È alle battute finali il p…

Pubblicato il: 16/03/2012 – 13:59
Il pg Mollace: «Confiscare l`impero del "Supremo"»

Il sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, Francesco Mollace, ha chiesto la confisca dei beni ad Alfredo Ionetti, ritenuto il “tesoriere” della cosca Condello.
È alle battute finali il processo di secondo grado nato dall`inchiesta della Dda che, qualche anno fa, ha portato al sequestro dell`impero della famiglia mafiosa di Archi.
Il personaggio
Dopo aver depositato gli atti dell`indagine “Trasporto scelto” condotta dalla squadra Mobile di Forlì, il pg ha ricostruito le risultanze investigative della Dia secondo cui l`anziano imprenditore sarebbe l`uomo di fiducia del boss Pasquale Condello, detto il “Supremo”, il custode di quella che dagli inquirenti è stata definita «un’impresa mafiosa».
La requisitoria di Mollace si è conclusa con la richiesta che i beni di Ionetti, ammontanti a oltre 50 milioni di euro, vengano definitivamente strappati alla cosca Condello. L`auspicio dell`accusa, in sostanza, è la conferma della sentenza di primo grado con la quale i sostituti della Dda Giuseppe Lombardo e Domenico Galletta (quest`ultimo oggi in servizio alla Procura di Lamezia Terme) sono riusciti a ottenere la confisca da parte della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria.
Stando alle indagini, condotte dalla Direzione investigativa antimafia, e alle dichiarazioni rese dal pentito Iannò, per oltre 20 anni Alfredo Ionetti avrebbe avuto il compito di riciclare i fiumi di soldi proventi dell’attività illecita del “Supremo”. I due sono anche consuoceri, in quanto il figlio dell`imprenditore ha sposato la figlia di Condello.
L`impero del boss
I sequestri, risalenti all’aprile del 2008, avevano interessato: il patrimonio aziendale delle società “Sor-Nova Srl” e Sor-Nova 2006 Srl” operanti nel settore di acquisto e vendita di mezzi ad uso industriale e commerciale; la società immobiliare “Alpa Srl”; sette immobili (appartamenti, villette, box, capannoni) ubicati a Cesena, Roma e Reggio Calabria; numerose auto di lusso; cinquantatré conti correnti, polizze assicurative e fondi di investimento (per un valore di 10 milioni di euro). Nel mirino degli inquirenti erano finite anche tre cassette di sicurezza scovate in una banca di Montecarlo.
L`indagine
Fondamentali, per gli inquirenti, si sono rivelate le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Paolo Iannò, un tempo killer dei Condello e braccio destro del “Supremo”.
Dal pizzo ai numerosi esercizi commerciali e ai piccoli imprenditori, agli appalti pubblici per i quali il “Supremo” pretendeva una tassa “ambientale” che andava dal 3 al 6 % dell’importo complessivo dell’intera opera. Oltre, naturalmente, la fornitura di materiale edile e l’assunzione fittizia di ‘ndranghetisti. Tutto questo finiva per trasformarsi nei milioni di euro sporchi che sarebbero stati “ripuliti” da Ionetti il quale, stando alle risultanze investigative della Dia e del Ros, avrebbe gestito buona parte delle risorse economiche del gruppo criminale, svolgendo i ruoli di «curatore, cassiere e riciclatore».
Don Ciccio Leonetti (così lo chiamava il pentito Iannò) spesso avrebbe accompagnato la moglie e i parenti del “Supremo” presso le banche di Cesena (dove avrebbe avuto massima libertà di movimento) per svolgere alcune operazioni finanziarie che sarebbero state perfezionate anche senza i necessari requisiti di legge.
L’estrema fiducia che il boss aveva in Ionetti è palese nel momento in cui l’intero patrimonio dell’indagato è riconducibile a Pasquale Condello. A saldare, inoltre, l’amicizia tra il capocosca e Ionetti c’era il forte legame tra quest’ultimo e Bruno Morabito, il suocero del mammasantissima di Archi.
Il “ragioniere” avrebbe trasferito ingenti somme di denaro su una miriade di conti correnti bancari considerati sicuri. La consorteria mafiosa, inoltre, investiva buona parte del provento illecito nel mattone, nell’acquisto di case e villette nel centro storico di Roma, Cesena e Reggio Calabria.
«Gli elementi di fatto compendiati nell’ordinanza nonché nelle dichiarazioni del collaboratore – è scritto nel provvedimento di sequestro emesso nel 2008 – evidenziano non una semplice contiguità al sodalizio criminoso ma un vero e proprio inserimento organico, protratto nel tempo e con posizioni di vertice ed essenziali ai fini dell’esistenza e del rafforzamento della cosca. A fondare il provvedimento di sequestro cautelare non è tanto (e non solo) la sproporzione dei beni rispetto ai redditi dichiarati o all’attività economica svolta, quanto alla circostanza che tali beni risultano essere frutto di attività illecita o ne costituiscono il reimpiego».
L`inchiesta “Trasporto scelto”
Alfredo Ionetti è stato nuovamente arrestato nei mesi scorsi dalla squadra Mobile di Cesena nell`ambito dell`operazione “Trasporto scelto” dalla quale è emerso che Alfredo Ionetti aveva continuato ad essere il dominus delle aziende che il Tribunale di Reggio gli aveva confiscato perché riconducibili alla potentissima cosca di Archi. Nella stessa indagine sono stati arrestati i due figli dell`imprenditore, Paolo e Daniele  Ionetti, e la segretaria della SorNova, Catia Lucchi Casadei.
Proprio la gestione della concessionaria dei camion Scania, dopo il sequestro disposto dal Tribunale di Reggio, non ha convinto la Procura di Forlì che ha iscritto nel registro degli indagati i due curatori giudiziari, Francesco La Camera e Rosario Spinella. Il gip, infatti, parla di «assoluta inefficacia dell`attività svolta (peraltro solo dallo Spinella) sulla effettiva gestione dell`impresa e la sostanziale impossibilità di esercitare un adeguato controllo».

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