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La Corte dei conti assolve Valle del Bonamico

Tira un sospiro si sollievo la cooperativa Valle del Bonamico, dopo la sentenza di assoluzione della Corte dei Conti. A dare comunicazione dell`esito favorevole del giudizio, che era stato intentat…

Pubblicato il: 27/03/2012 – 11:23
La Corte dei conti assolve Valle del Bonamico

Tira un sospiro si sollievo la cooperativa Valle del Bonamico, dopo la sentenza di assoluzione della Corte dei Conti. A dare comunicazione dell`esito favorevole del giudizio, che era stato intentato contro l`impresa agricola fondata nella Locride da monsignor Giancarlo Bregantini, sono gli stessi vertici dell`azienda attraverso un comunicato stampa in cui, fra l`altro, si esprime apprezzamento anche per l`opera dell`avvocato Antonio Chirillo e dell`agronomo Denis Rullo. «Eravamo accusati – affermano i soci – oltre che di ritardate comunicazioni agli organi regionali per inizio e fine lavori, anche di avere realizzato e mantenuto una superficie di serre minori rispetto a quella finanziata: insomma la solita truffa per rapinare i contributi della Cee». La cooperativa è stata a lungo nel ciclone e i suoi dirigenti, nella nota, non esitano a definire «macchina del fango» quella che sarebbe stata messa in moto a loro danno. «Monsignor Bregantini e noi tutti – prosegue la nota – siamo stai sbattuti sulle prime pagine con tanto di nomi e di foto, non solo per delegittimare la memoria del nostro lavoro, ma addirittura per annientarla: oggi l`assoluzione da parte di un severo e paludato organo giudiziario rende onore alla verità».
C`è ancora polemica, quindi, rispetto all`indagine della Guardia di finanza che aveva denunciato un presunto danno erariale di 1.375.000, ma l`impressione è che i soci vogliano mettersi alle spalle il periodo turbolento nella parte della nota in cui precisano: «La nostra cooperativa è viva e potrà continuare a operare con le sue storiche 30 aziende di lamponi e con le sue 5 nuove aziende di maiale nero: continueremo a dare pane onesto e faticato a centinaia di operai e anche a famiglie di ex detenuti».
Il comunicato conclude con alcune considerazioni di ordine generale. «C`è da dire ancora che certa antimafia (ormai assieme a noi lo dicono anche qualche giornalista, qualche ammnistratore locale e pochi uomini politici spesso di nascosto e per paura di ritorsioni), è diventata più che battaglia di giustizia e di democrazia, una mangiatoia per costruire affari, carriere ed effimere aziende tuttofare. Spesso, certe forze che istituzionalmente sono chiamate a fare antimafia, anzichè riparar ferite e guarire lacerazioni del tessuto sociale ed economico, con questo pretesto continuano nell`opera di asservimento del Sud: nel nostro caso ha vinto la giustizia».

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