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ZONA GRIGIA | Le cattive abitudini del giudice Giusti

REGGIO CALABRIA «Il diario giornaliero del magistrato esprime una personalità alla affannosa ricerca di affari, soldi, sesso e vantaggi personali da trarre strumentalmente da ogni rapporto interper…

Pubblicato il: 28/03/2012 – 17:56
ZONA GRIGIA | Le cattive abitudini del giudice Giusti

REGGIO CALABRIA «Il diario giornaliero del magistrato esprime una personalità alla affannosa ricerca di affari, soldi, sesso e vantaggi personali da trarre strumentalmente da ogni rapporto interpersonale. È dunque indispensabile porre immediatamente fine a questa situazione».
Poche righe per tracciare il profilo di un uomo a cui lo Stato aveva affidato il compito di amministrare la giustizia. Giancarlo Giusti non pensava troppo a fare applicare la legge. Aveva altre abitudini, secondo il gip del Tribunale di Milano che ne ha disposto l`arresto. Come «frequentare soggetti pregiudicati o indagati per gravissimi reati senza che ciò lo induca ad alcuna riflessione autocritica se non nei limiti strumentali ad evitare di finire lui nei guai». Anche per questa ragione, il magistrato era stato sospeso dalle funzioni. Una misura insufficiente, perché la sua pericolosità «deriva dalla intensissima rete di relazioni che egli ha maturato e che non è affatto legata al concreto esercizio delle funzioni giurisdizionali. Peraltro, Giusti ha già brillantemente superato un procedimento disciplinare al Csm. Quindi non vi è alcuna garanzia del fatto che egli non possa cavarsela ancora una volta».
Il parere è tranchant. L`ex giudice in servizio a Palmi «offre tutto il campionario di condotte illecite e senza scrupoli che può mantenere un soggetto investito di una pubblica funzione come lui».

IL DIARIO TELEMATICO
È un file, il diario telematico del magistrato, il filo conduttore di un`inchiesta che somiglia molto a una discesa negli inferi. Giusti vi appunta tutto. Particolari intimi, come gli incontri con le donne che – secondo i pm – il clan Lampada gli procurava e relazioni d`affari. Il diario è pieno zeppo di autoelogi. Il magistrato sa cosa sta facendo, sa che i business che ha in corso potrebbero portare problemi per sé e per i suoi sodali e si “vanta” della propria bravura nell`eludere i possibili intoppi. Parla da solo. E si spoglia dei connotati pubblici di giudice. Davanti allo schermo del pc è un uomo che vuole accumulare denaro e trarre il massimo vantaggio possibile da una rete di relazioni non esattamente lecite. Il filo conduttore dei mini-racconti è una miscela di «donne, amore, vino e affari». Il 21 settembre del 2008, infatti, Giusti scriveva: «Va bene il convegno. Serata di venerdì pazzesca fra donne e vino. Notte di amore con Natascia, ubriachi cotti». E poi il 10 ottobre del 2008: «Due giorni a Milano fra donne, amore, vino e affari, la squadra c`è e sembra funzionare. Due belle notti con Elisabetta, dolce ragazza russa». Il gip Giuseppe Gennari scrive che in quella occasione Giusti «ha soggiornato all`hotel Melià dal 6 all`8 ottobre 2008» assieme a Fabio Pullano, perito del Tribunale di Reggio Calabria dove il magistrato lavorava alle esecuzioni immobiliari. A Pullano, secondo le indagini, Giusti avrebbe affidato consulenze su aste immobiliari per circa 300 mila euro. Il viaggio aereo da Reggio Calabria a Milano, come scrive il gip, venne «pagato da Giulio Lampada», presunto boss. E poi a novembre del 2008 Giusti scrive: «Torno da Milano. Costituita società, ora dobbiamo chiudere affari». Secondo l`accusa, il magistrato sarebbe stato il socio occulto in una società del clan Lampada che acquisiva immobili alle aste di cui lo stesso magistrato si occupava.
E poi ancora: «Ho conosciuto Anna, ragazza di Mosca, bella e intelligente, problematica, ottimo amore». Per «mantenere Simona», invece, scriveva il magistrato, «occorrono soldi. Meglio essere chiari con lei». L`elenco delle notti d`amore, lascia di tanto in tanto spazio ad annotazioni e consigli: «Più utilitarismo anche nello scegliere con chi stare. Non che io sfrutti le persone, ma anche legarsi solo con chi mi può dare quello che cerco: divertimento, spensieratezza, sicurezza di trovare un appoggio in caso di bisogno, scambio di favori (da me intellettuali)». Quasi un`autoaccusa. Che il giudice per le indagini preliminari rilancia e sintetizza: «Ossessione  per il sesso, per lo più a pagamento, esigenze economiche legate ad un tenore di vita sicuramente elevato, spasmodica ricerca di occasioni di guadagno parallele in operazioni immobiliari e di varia altra natura».

LE RELAZIONI PERICOLOSE
La famiglia Lampada è il passepartout per i desideri del giudice. L`escalation nei rapporti tra il presunto boss e il magistrato è incredibile: «A fine settembre 2008  i due si conoscono, il 6-8 ottobre Giusti è già a Milano nelle braccia di prostitute (e quindi è già compromesso con Lampada), il 19 novembre si costituisce la Indres, a marzo 2009 la Indres si aggiudica i lotti, in aprile Giusti conferisce gli incarichi a Quattrone, a maggio nomina la Polimeni, a giugno Lampada gli chiede della causa con Helvetia». Una serie di fatti che, per il gip di Milano, sono un`evidenza: «Il giudice Giusti è una di quelle preziose caselle, nello scacchiere delle conoscenze utilitaristiche, che amplifica la capacità di penetrazione e guadagno del sodalizio. Giusti serve per i profitti immediati che può garantire, e lo vediamo con la Indres. Ma serve anche come mediatore di relazioni sociali e moltiplicatore di obblighi di riconoscenza e debito. Tanto per capire, Giusti dà incarichi a Quattrone, Quattrone sa che lo deve a Lampada e questo genera una obbligazione a vantaggio di Lampada. Giusti sistema la cugina Anna e questo accredita Lampada nel suo contesto familiare calabrese, creando di nuovo delle obbligazioni. E così via…  Questo è il meccanismo di base sul quale si fonda la criminalità mafiosa». Questa è la costruzione criminale, quasi perfetta. E la pietra angolare è un giudice.

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