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ZONA GRIGIA | L`uomo dello Stato divenuto una «preziosa casella» del clan Lampada

Nell’analizzare il comportamento del loro collega, i magistrati di Milano che hanno chiesto e ottenuto l`arresto di Giancarlo Giusti evidenziano la continuità del rapporto tra quest`ultimo e la fam…

Pubblicato il: 28/03/2012 – 17:43
ZONA GRIGIA | L`uomo dello Stato divenuto una «preziosa casella» del clan Lampada

Nell’analizzare il comportamento del loro collega, i magistrati di Milano che hanno chiesto e ottenuto l`arresto di Giancarlo Giusti evidenziano la continuità del rapporto tra quest`ultimo e la famiglia Lampada. Il giudice si sarebbe prestato a farsi corrompere non in una sola circostanza. Anzi, lo avrebbe fatto in maniera costante, accettando di violare i suoi doveri d’ufficio e quelli più generali di probità che dovrebbero ispirare l’agire di un magistrato. Un pezzo di Stato divenuto dunque una “pedina” dell’antistato e dei suoi interessi illeciti.
Si legge nel provvedimento restrittivo che «Giusti fa parte a pieno titolo della famigerata zona grigia». Egli è «uno di quegli esponenti che “contano” della società civile che, per debolezza strutturale e propensione caratteriale, accetta di entrare in un vorticoso giro di scambi illeciti con individui la cui matrice criminale è facilmente identificabile».
«Le continue regalie, le prestazioni sessuali, i viaggi, i soggiorni, la disponibilità di professionisti compiacenti, le risorse economiche messe a disposizione per i progetti comuni sono tutti quei vantaggi che la famiglia Lampada mette sul piatto del magistrato Giusti – scrive la Direzione distrettuale antimafia di Milano –. E a Giusti si chiede null`altro che rendersi disponibile, che aprire le porte a quei servizi che un individuo in quella posizione poteva garantire. La risposta di Giusti non si fa attendere. Così egli propone un affare immobiliare in palese violazione di legge da celare dietro società offshore procurate e pagate da Lampada, elargisce incarichi ai favoriti dei Lampada, elargisce consigli e si impegna ad adoperarsi per una pronta risoluzione delle controversie dell`amico…. Tra i due si instaura una tacita relazione di do ut des che si alimenta delle esigenze e occasioni che di volta in volta si presentano all`uno e all`altro».
Il magistrato, argomenta la Dda del capoluogo lombardo, non si limita ad avere un rapporto personale con il boss Lampada. La sua presunta corruzione, contestualizzata all’epoca in cui lavorava al Tribunale di Reggio (alle sezioni Esecuzioni e Misure di prevenzione), finisce per avere delle ricadute più ampie: «Naturalmente il beneficio di tutto ciò travalica il confine personale di Giulio Lampada e porta vantaggio a tutta la famiglia, che è poi entità qui corrispondente al nucleo dell`associazione mafiosa. Il giudice Giusti è una di quelle preziose caselle, nello scacchiere delle conoscenze utilitaristiche, che amplifica la capacità di penetrazione e guadagno del sodalizio. Giusti serve per i profitti immediati che può garantire», come avviene nel caso della “Indres”, la società immobiliare fittiziamente intestata a Vincenzo Minasi (arrestato il 30 novembre 2011) ma riconducibile in realtà ai Lampada, che così partecipano in maniera “anonima” alle aste del Tribunale di Reggio Calabria. Il giudice «serve anche come mediatore di relazioni sociali e moltiplicatore di obblighi di riconoscenza e debito. Tanto per capire, Giusti dà incarichi a Quattrone»: quest’ultimo è Gabriele Quattrone, un medico che ottiene di fare il perito per il Tribunale della città dello Stretto, in forza di un rapporto personale con il magistrato «creato e voluto da Lampada». Giusti «sa che lo deve a Lampada e questo genera un’obbligazione a vantaggio di Lampada. Giusti sistema la cugina Anna e questo accredita Lampada nel suo contesto familiare calabrese, creando di nuovo delle obbligazioni. E così via … Questo è il meccanismo di base sul quale si fonda la criminalità mafiosa». Il figlio di Quattrone, Diego, avrebbe ottenuto, sempre attraverso la “intercessione” di Lampada, grazie all’interessamento del consigliere regionale Franco Morelli (anch`egli arrestato il 30 novembre dello scorso anno), un incarico di studio presso la commissione europea, a Bruxelles.

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