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TELA DEL RAGNO | C`è un filone d`inchiesta sui colletti bianchi

COSENZA «Politici coinvolti? C`è un`attività in corso e non possiamo escludere nulla. Sono stati sequestrati dei documenti il cui studio porterà a ulteriori riflessioni, ma di acclarato al momento …

Pubblicato il: 30/03/2012 – 17:54
TELA DEL RAGNO | C`è un filone d`inchiesta sui colletti bianchi

COSENZA «Politici coinvolti? C`è un`attività in corso e non possiamo escludere nulla. Sono stati sequestrati dei documenti il cui studio porterà a ulteriori riflessioni, ma di acclarato al momento non c`è molto». La frase del colonnello dei carabinieri, Francesco Ferace, è un capolavoro di diplomazia. Conferma che c`è un secondo filone d`indagine che riguarda i “colletti bianchi” e  lascia aperti spiragli per un allargamento delle indagini alla sfera politica. Alcuni amministratori locali saranno sentiti, come persone informate sui fatti, già nelle prossime ore, dai magistrati della Dda di Catanzaro nell`ambito dell`inchiesta contro le cosche del cosentino che stamani ha portato a 58 arresti sulle 63 ordinanze emesse. Gli inquirenti intendono così chiarire alcuni aspetti emersi nel corso delle indagini in merito agli appalti pubblici ed alla loro gestione.

PALLOTTOLA PER IL SINDACO
Tra gli amministratori pubblici che potrebbero essere ascoltati c`è anche il sindaco di Paola, Roberto Perrotta. Intanto, dall`ordinanza che riassume trent`anni di criminalità organizzata sul Tirreno cosentino, emergono particolari sui rapporti dei clan locali con la politica. Sono dati altalenanti. Alcuni sicuramente da riscontrare. Altri assodati. Come l`episodio emerso durante un interrogatorio del pentito Giuliano Serpa, già boss del clan che dominava a Paola. «Una cartuccia gliel`ho mandata io», disse Serpa nel 2007, riferendosi all`intimidazione al primo cittadino del centro tirrenico, Roberto Perrotta (poi confermato e tuttora sindaco). La pallottola venne piazzata sull`auto della moglie del sindaco, perché l`amministrazione comunale aveva “osato” costituirsi parte civile contro la cosca Scofano (avversaria dei Serpa, ma non in quel periodo di relativa tregua) nel procedimento nato dalla denuncia di un imprenditore del luogo, Francesco Siciliano. Era il 20 aprile 2006, e il clamoroso omicidio dell`operaio forestale Antonio Maiorano, morto per errore al posto di Giuliano Serpa, aveva consigliato ai clan nemici una pace armata.

GLI AFFARI DEI SERPA
La cosca egemone a Paola puntava molto sulle estorsioni. Ma non solo su quelle. Secondo uno schema consolidato, specie nelle piccole realtà, la criminalità organizzata cercava contatti e sponde nelle amministrazioni pubblica. I Serpa, per questo scopo, avevano creato una cooperativa dalla ragione sociale molto vasta. Gli inquirenti, adesso, indagano per capire se il progetto di infiltrazione nel settore degli appalti pubblici sia andato a buon fine. Quel che appare scontato ai magistrati della Dda è che le cosche di Paola avevano messo nel mirino i lavori per la ristrutturazione della stazione ferroviaria di Paola. E dagli appetiti che ruotavano attorno all`appalto sarebbero scaturiti due omicidi: quelli di Antonello La Rosa e Stefano Mannarino.

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