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Donne coraggio

A differenza degli uomini, «le donne sono più aperte alle ragioni ideali che agli opportunismi». A dirlo, in un discorso a Roma, nel 1948, il più grande statista italiano del dopoguerra, Alcide De …

Pubblicato il: 05/04/2012 – 18:19
Donne coraggio

A differenza degli uomini, «le donne sono più aperte alle ragioni ideali che agli opportunismi». A dirlo, in un discorso a Roma, nel 1948, il più grande statista italiano del dopoguerra, Alcide De Gasperi. E dev’essere proprio vero sol che si pensi a cosa abbia potuto spingere,tra le tante, due donne calabresi ad impegnarsi in politica e soprattutto nell’amministrazione dei Comuni, nei quali son nate e vissute. Carolina Girasole ed Elisabetta Tripodi, alla guida, rispettivamente, dei municipi di Isola Capo Rizzuto e Rosarno, due comuni, tra i più difficili “da vivere” dell’intera Calabria. La loro è la storia del coraggio dimostrato quando hanno deciso di lasciare, di fatto, le rispettive professioni per dimostrare che “si può fare”, che c’è, se si vuole, la possibilità di cambiare questa regione. Ed a fianco di Mario Maiolo, presidente di Legautonomie, hanno, senza timore, raccontato la loro esperienza civile ed umana. Elisabetta e Carolina, vittime di atti intimidatori, hanno voluto ribadire come non ci si possa tirare indietro – partiti, cittadini e giovani – di fronte alla necessità di costruire e rafforzare la buona politica. Fare il sindaco, hanno detto entrambe, è l’onore più grande che una persona, in particolare una donna, possa ricevere nella vita perché significa dedicare il proprio tempo e le proprie capacità al servizio della comunità rappresentata. Significa, in buona sostanza, impegnarsi per il buon governo, la legalità, la democrazia,la giustizia sociale. A qualsiasi costo! Già, anche mettendo in conto, le intimidazioni. «Esser donna è affascinante, ma è soprattutto un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai»,scriveva Oriana Fallaci. Un’avventura, dunque. E che avventura se si pensa che gli amministratori, donne o uomini che siano, sono destinatari, con frequenza quasi quotidiana, di attentati, lettere minatorie, proiettili, colpi d’arma da fuoco, insomma «di un lungo messaggio di tensione» a loro recapitato, ha voluto ribadire il presidente di Legautonomie della Calabria, Mario Maiolo, nel rapporto sulla sicurezza dei politici calabresi. «Si continua a scegliere il vile e rozzo linguaggio della paura per intimorire le amministrazioni, per agitare e sconvolgere chi della sicurezza e dell’impegno verso gli altri ha fatto la propria mission», ha ancora detto Maiolo ricordando le proposte di Legautonomie ,come la legge sulla sicurezza locale,il veto alla ricandidatura dei sindaci dei comuni sciolti per mafia. Fortunatamente, ed è anche il caso di Carolina Girasole ed Elisabetta Tripodi, cominciano ad emergere segnali positivi costituiti da giovani amministratori e donne, impegnati a far sì che anche nei Comuni difficili ci siano punti di riferimento per i cittadini onesti. Se si pensa, però, che i condizionamenti della `ndrangheta sono sempre più pressanti e, come emerge da inchieste passate e presenti, ci sia la volontà della partecipazione diretta delle cosche con propri esponenti nelle istituzioni, nasce impellente l’esigenza di proposte ed interventi legislativi idonei alla necessità, ai quali l’organizzazione guidata da Maiolo e prima dallo scomparso Tonino Acri, sta lavorando,anche in sede nazionale,evidentemente. In Calabria c’è la consapevolezza che, al di là della testimonianza di solidarietà all’indomani dell’attentato o della lettera minatoria,occorra far rete,che il fenomeno non riceva la giusta attenzione? Secondo i vertici di Legautonomie ed Anci, gli amministratori vengono lasciati nella più splendida solitudine, anche dalla Regione che ha sostanzialmente levato l’appoggio che avrebbe dovuto garantire loro per i compiti di istituto. La stessa commissione antimafia serve a ben poco se non realizza concrete azioni di intervento, come,tra gli altri, hanno auspicato Principe, Maiolo e Censore. Ed è davvero eclatante il fenomeno delle intimidazioni agli amministratori. Solo nel 2011 sono stati 103 i casi denunciati,tanti quanti quelli avvenuti l’anno precedente. Una media di due a settimana. C’è, addirittura, un momento,nell’anno, nel quale i fenomeni si acutizzano. Ed è il periodo aprile-maggio. Lo ha studiato il sociologo Claudio Cavaliere, che della Lega è il segretario. Aprile-maggio, ha rilevato, sono i mesi nei quali si registra una tornata di elezioni amministrative. «Sono atteggiamenti di mafiosità che interessano un substrato della società calabrese,culturalmente arretrato che, secondo Cavaliere, con l’arroganza e la prevaricazione cerca di imporre interessi personali a chi è chiamato ad amministrare». Dallo studio della lega delle autonomie è emerso che è la provincia di Reggio Calabria quella più interessata al fenomeno(«le cosche fanno proseliti e soprattutto scuola», considera giustamente Adriano Mollo). Dal 2000 ad oggi, il dato complessivo si modifica. Nel crotonese l’85% dei Comuni ha registrato almeno un episodio, segue il Vibonese con l’80%, la provincia di Reggio con il 64%, il Catanzarese con il 54%, infine la provincia di Cosenza con il 35%. . A giudizio del sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, tra le più vessate dalla `ndrangheta, quel che accade agli amministratori onesti è un’intimidazione a tutta la collettività ed i cittadini dovrebbero indignarsi. Lei, però, lo ha ricordato nel diario di Bordo del Corriere della Calabria, Francesco Graziadio, non getta la spugna:anzi si ricandida. In tanti avevano temuto e forse sperato, nel suo abbandono,come deciso dal sindaco di Sant’Agata d’Esaro, dopo decine di attentati e vessazioni. «La svolta, ha rilevato Carolina, ci sarà quando “loro” capiranno che ogni gesto contro un amministratore liberamente eletto è un’offesa a tutta la popolazione. Oggi però, a suo parere, non c’è vicinanza tra elettore ed eletto, così come c’è qualcuno che ha preso le decisioni che toccano al sindaco e vuole continuare a farlo. E se l’ente locale superiore per eccellenza,che ha anche funzioni legislative, molla, Lei,però, e lo ha dimostrato, non si piega. «Donne – scriveva Giacomo Leopardi – da voi non poco, la patria aspetta». Anche e soprattutto la patria calabrese.

* Giornalista

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