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Un altro tesoro sequestrato a Santi Zappalà: anche la dependance del castello Ruffo di Bagnara

REGGIO CALABRIA Maxisequestro per oltre 16 milioni di euro al patrimonio di Santi Zappalà. Questa mattina agenti della guardia di finanza e dei carabinieri hanno messo i sigilli a numerose società,…

Pubblicato il: 06/04/2012 – 8:55
Un altro tesoro sequestrato a Santi Zappalà: anche la dependance del castello Ruffo di Bagnara

REGGIO CALABRIA Maxisequestro per oltre 16 milioni di euro al patrimonio di Santi Zappalà. Questa mattina agenti della guardia di finanza e dei carabinieri hanno messo i sigilli a numerose società, beni mobili e immobili riconducibili all’ex consigliere regionale, arrestato nell’ambito dell’indagine “Reale 3” e condannato in primo grado nel giugno dell’anno scorso per corruzione elettorale aggravata dalla partecipazione mafiosa. Con l’operazione “Soldi reali”, coordinata dal procuratore capo di Reggio Ottavio Sferlazza, dall’aggiunto Michele Prestipino e dal sostituto Stefano Musolino, viene aggredito un patrimonio societario e finanziario ritenuto dagli inquirenti del tutto sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dell’ex sindaco di Bagnara. Il declino di quello che era considerato l’astro nascente della politica calabrese inizia alla vigilia delle ultime elezioni regionali, quando Zappalà viene filmato e intercettato in casa del boss Giuseppe Pelle di San Luca. Al centro dei dialoghi tra “Gambazza” e l’esponente del Pdl c’era un accordo politico-mafioso siglato al fine di una «straordinaria affermazione elettorale… per arrivare sicuramente tra i primi tre…» dello stesso Zappalà. Al termine di complesse indagini bancarie, fiscali e contabili, gli uomini del Gico e del Ros, su disposizione del presidente del Tribunale di Reggio Kate Tassone, hanno sequestrato 21 tra conti corrente e titoli – per un saldo attivo di 7,5 milioni di euro –, quattro immobili corrispondenti alla dependance del castello Ruffo di Bagnara, un`imbarcazione da diporto di 15 metri e tre automobili. Le misure di prevenzione hanno interessato anche la società “Fisiokinesiterapia bagnarese srl” e la “Ileca charter sas di Zappalà Carmela & c.”. La prima azienda, operativa nel settore delle attività paramediche, è stata sottoposta a sequestro a causa di una gestione che il comandante del Gico Gerardo Mastrodomenico definisce «malsana». Facendo leva sulle dichiarazioni difensive di Zappalà, costretto a giustificare con il reato di evasione fiscale le ingenti somme di denaro trovate in suo possesso, gli investigatori hanno potuto accertare la trasformazione di una società inizialmente sana che «nel tempo è diventata illecita». Diversa la situazione della “Ileca”, attività di noleggio di imbarcazioni da diporto. In questo caso gli inquirenti hanno evidenziato come la società sia nata grazie a finanziamenti occulti. In particolare, le indagini hanno permesso di rilevare il pagamento di una barca del valore di 600mila euro attraverso i conti corrente riconducibili a Zappalà, malgrado il natante risulti intestato direttamente all’azienda.
«Grazie a questa operazione – ha detto il procuratore Sferlazza – abbiamo chiuso il cerchio relativo all’aggressione del patrimonio illecito di Zappalà». Il provvedimento odierno segue quello dello scorso ottobre, quando la Dda reggina dispose il sequestro di 7,5 milioni di euro provenienti dal tesoro dell’ex consigliere regionale. Cifre spropositate se si considera che Zappalà aveva dichiarato redditi pari a un milione di euro nei dieci anni precedenti. «Finalmente – è il commento di Michele Prestipino – viene colpito il patrimonio occulto di un uomo politico, un colletto bianco che appartiene alla zona grigia. Un passaggio importante per capire come si accumula il potere criminale». I comandanti provinciali di guardia di finanza e carabinieri Cosimo di Gesù e Pasquale Angelosanto, pongono invece l’accento sugli ottimi risultati ottenuti grazie alla stretta collaborazione tra le diverse forze dell’ordine in riva allo Stretto. «Questa cooperazione – ha aggiunto Angelosanto – ha consentito di depotenziare molte cosche reggine. In questo caso quella dei Pelle di San Luca».

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