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Il fuego del tango: dalla Calabria a Buenos Aires

Sally, regista inglese, sta lavorando alla sceneggiatura di un “giallo”. Durante un viaggio a Parigi, si innamora del tango e chiede lezioni a Pablo, ballerino argentino. La trama del film Lezioni …

Pubblicato il: 08/04/2012 – 15:21
Il fuego del tango: dalla Calabria a Buenos Aires

Sally, regista inglese, sta lavorando alla sceneggiatura di un “giallo”. Durante un viaggio a Parigi, si innamora del tango e chiede lezioni a Pablo, ballerino argentino. La trama del film Lezioni di tango di Sally Potter del 1997 ricorda la storia di Cesira
Miceli, tanguera calabrese nota anche nel panorama internazionale. Il suo incontro con il tango la porterà a ballare realmente con Pablo Veron, protagonista del film. Una passione che affonda le radici nell’amore per la danza che l’artista coltiva, sin da piccola, nella sua terra d’origine. «A 8-9 anni – racconta Cesira, originaria di Marano Marchesato, in provincia di Cosenza – ho frequentato i corsi di danza classica, moderna e jazz e ho partecipato alla stagione lirica. Ho fatto parte della compagnia Scanderbeg del teatro Rendano di Cosenza dal 1984 al 1992. Poi sono partita per Bologna e ho mantenuto i rapporti con la scuola. Mi interessavo al teatro».
Un giorno, sfogliando una rivista specialistica, Cesira legge un annuncio su uno stage di tango argentino. «Sono stata spinta dalla curiosità di sperimentare nuovi linguaggi – racconta – e soprattutto dall’interesse per il ballo di coppia. Noi europei abbiamo come approccio al tango Piazzolla, che è comunque il meno ballabile». «Ho iniziato il corso con un insegnante argentino che faceva il docente ma – spiega la ballerina cosentina – non conosceva la didattica. Così per due anni ho continuato a fare lezioni, anche se non riuscivo a comprendere questo nuovo linguaggio. Ho frequentato altri corsi nel ’94 e nel ’98: ero la più giovane ballerina e così mi è stato chiesto prima di fare l’assistente, poi l’insegnante».

Un inizio fortuito. «Nel ’98 sono stata per la prima volta a Buenos Aires, era diverso da oggi. Adesso c’è il boom. Allora il panorama era incontaminato: è stata un’esperienza forte, ho fatto lezione con maestri molto conosciuti». Poi, tornata in Emilia Romagna, ha iniziato a lavorare per alcune associazioni. «Mi occupo – racconta – dell’aspetto tecnico del tango rivolto a chi lo fa da più tempo, e mi sono specializzata sulla postura, sul lavoro del corpo e sull’energia. Ho cercato di studiare il movimento del tango e mi sono staccata dai canoni tradizionali. Il mio target di riferimento sono i professionisti, insegnanti o ballerini ormai navigati. In realtà – spiega – sono io a spostarmi: da qui è nata l’idea dell’Accademia itinerante che ho fondato nel 2009 a Bologna. Ho deciso di chiamarla così perché abbraccia diverse realtà del tango e permette ai gruppi di comunicare tra loro. Mi piace andare in giro e osservare come ballano gli altri. Negli ultimi due anni sto seguendo anche gruppi all’estero (Grecia, Svizzera e Uruguay)». Dal 2009 lavora con un giovane ballerino uruguayano, Chenkuo Che Sierra.
Cesira non ha mai partecipato a com-petizioni: «Non mi interessa gareggiare perché secondo me è un ballo intimo e competere snatura un po’ lo spirito con il quale lo si fa». Ma ha lavorato con compagnie internazionali come la “Tangox2” di Mi-guel Angel: «So-no stata l’unica non argentina – racconta – a lavorare con loro. Poi ho avuto anche l’opportunità nel 2003 di ballare con Pablo Veron, protagonista del film Lezioni di tango. Sono state esperienze impegnative di grande responsabilità, in po-chi giorni ho dovuto imparare molte coreografie».
Muovendo, già prima, qualche passo anche sul piccolo scher-mo: «Nel ’98 ho partecipato alla trasmissione Carramba che sorpresa assieme a un gruppo di professionisti. Con noi c’era an-che il famoso tanguero Juan Carlos Copes protagonista di Tango, il film di Carlos Saura usci-to in contemporanea a Lezioni di tango, che abbiamo pubblicizzato in trasmissione.
Ballava-mo in diretta e non potevamo sbagliare: ricordo ore e ore di prove e un po’ di tensione perché in tv ti vedono milioni di persone».
La tanguera cosentina insegna da tredici anni: «Allora eravamo pochi in Italia e il tango si ballava solo a Roma, Torino e Bologna. Perché ades-so c’è enorme interesse nei confronti di questo ballo? Perché i mass media hanno svolto un ruolo fondamentale nell’esportare il genere dall’Argentina. In Italia l’età media è, però, più alta rispetto a quella degli altri Paesi. Il tango è una terapia, un percorso di coppia che ti cambia caratterialmente perché ti relazioni con molta gente e muta anche i tuoi ritmi. Non è semplice: devi imparare a selezionare le persone, capire di chi devi fidarti e con chi devi solo ballare. Perché ogni sera condividi con gli altri il momento ludico del ballo, poi devi decidere tu se approfondire la conoscenza. In questo senso il tango è una realtà sociale: impari a conoscere chi hai davanti. All’inizio tutto ti sembra bellissimo, poi capisci che non sempre i rapporti sono sinceri. Ogni giorno dedico molte ore (oltre sei) alle prove, poi ci sono gli allenamenti e infine l’aspetto organizzativo delle serate e delle manifestazioni».
Dalla Calabria all’Argentina e poi di nuovo nella sua terra. Cesira ha fondato nel 2005 a Cosenza la scuola “CalabriaTango”: «Dopo anni di insegnamento a Bologna ho portato in una milonga (il luogo dove ci si incontra per ballare il tango, ndr) Francesco Aiello, ballerino cosentino: lui si è appassionato al tango. Così abbiamo organizzato corsi e costituito un’associazione per portare questo ballo in Calabria insieme con Elda Cosenza, che ha vinto i campionati nazionali con Francesco Aiello. Dal 2008 organizziamo a Cosenza manifestazioni internazionali – come il Festival – tre giorni di workshop ed esibizioni con orchestre dal vivo. La nostra è la regione che ha il maggior numero di tangueri e appassionati. Il gruppo di allievi è cresciuto molto e la città ha risposto bene. Io mi sposto sempre e quindi riesco a curare i rapporti internazionali. E non è facile organizzare eventi quando i finanziamenti mancano».
«Adesso per me – conclude Cesira – ballare il tango è una condizione imprenscindibile: è come se l’avessi fatto da sempre. Quando mi esibisco mi metto in gioco perché si improvvisa ed è interessante scoprire cosa succede. D’estate si organizzano serate in piazza all’aperto non solo perché è piacevole, ma anche per dialogare e per far conoscere questo genere, altrimenti si finisce per diffonderlo soltanto tra addetti ai lavori».
E Cesira torna in sala prove per dedicarsi ai suoi spettacoli itineranti.

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