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Caso Pecora, la differenza sostanziale tra critica e cronaca

Caro direttore, sono convinto che il giornalismo non sia “un pranzo di gala”. Credo nella  polemica, nella “scazzottata” mediatica. Ci credo perché la critica, la critica anche dura, è alla base de…

Pubblicato il: 10/04/2012 – 16:53
Caso Pecora, la differenza sostanziale tra critica e cronaca

Caro direttore, sono convinto che il giornalismo non sia “un pranzo di gala”. Credo nella  polemica, nella “scazzottata” mediatica. Ci credo perché la critica, la critica anche dura, è alla base del nostro lavoro. Detesto, e sono sicuro anche lei, l’inciucio giornalistico, il senso di appartenenza un po’ ipocrita della nostra piccola comunità. E quindi ho apprezzato la franchezza della sua critica.
Lei dice che mi sono autonominato giudice. Non è così, mi creda. Ho soltanto esercitato il mio diritto di critica nei confronti di una scelta giornalistica. Lei ha tutto il diritto di “criticare” Aldo Pecora e il sottoscritto ha il diritto di prenderne le difese. Ma andiamo al punto, al punto vero della questione. Parliamo di quelli che nel mio articolo ho chiamato i “clan antimafia” (peraltro ho molto apprezzato la sua scelta di pubblicarlo integralmente). Lei è un giornalista troppo esperto per non sapere che qui in Calabria c’è una battaglia senza esclusione di colpi tra le varie anime dell’antimafia. Nulla di nuovo, si tratta di una vecchia storia. Basti pensare ai veleni palermitani negli anni 80 e 90. Ecco, qui in Calabria rischiamo di ripercorrere quella stessa tragica vicenda. C’è una guerra qui da noi. Una guerra dello Stato contro la ‘ndrangheta – sarebbe sciocco non ammetterlo e cedere al pessimismo catastrofista – ma c’è anche una guerra sotterranea che attraversa procure, politica, società civile e giornali. Proprio così, anche alcuni quotidiani sono finiti in questo tritacarne. Lei lo sa meglio di me: ci sono colleghi che hanno deciso di diventare veri e propri uffici stampa di alcuni magistrati. Le chiedo: siamo sicuri che questo sia giornalismo? E non crede che sia ora di uscire da questa follia e tornare al mestiere fuori dalle logiche dei clan?
Saluti cordiali da un suo affezionato lettore,
Davide Varì
vicedirettore di Calabria Ora

                           ***
Tutto a posto e tutto condivisibile ma residua un punto dal quale non è possibile recedere: il servizio pubblicato dal Corriere della Calabria non è una «critica» ma una cronaca. Dire che in un palazzo sequestrato al boss Longo e che risulta ancora in costruzione risiede (a sua insaputa?) il leader di Ammazzateci tutti è semplice cronaca, anche se non tutti hanno esercitato tale dovere. Sul resto condivido: opposte cordate “antimafia” litigano e si accapigliano. Non sarà per caso una questione di soldi visto che oggi l’antimafia si è dotata di partita Iva? (P. P.)

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