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Sanità, Occhiuto boccia l`intesa Regione-Bambin Gesù

E alla fine esce allo scoperto anche Mario Occhiuto. Sono dieci giorni che da Cosenza si levano proteste contro il patto d’intesa siglato tra la Regione, il “Pugliese” di Catanzaro e l’ospedale Bam…

Pubblicato il: 11/04/2012 – 17:40
Sanità, Occhiuto boccia l`intesa Regione-Bambin Gesù

E alla fine esce allo scoperto anche Mario Occhiuto. Sono dieci giorni che da Cosenza si levano proteste contro il patto d’intesa siglato tra la Regione, il “Pugliese” di Catanzaro e l’ospedale Bambin Gesù di Roma. Dieci giorni di scontro mediatico che vedeva da un lato qualche medico e qualche consigliere comunale cosentino a difendere il reparto di Pediatria dell’Annunziata, dall’altro tutto lo schieramento di forze della Regione a difendere l’accordo. Il tutto nel silenzio delle massime espressioni istituzionali della città dei Bruzi.

La difesa di Occhiuto
Mario Occhiuto oggi rompe gli indugi: «I punti di eccellenza ospedalieri presenti sul nostro territorio devono essere valorizzati, non penalizzati senza alcuna logica apparente e sostanziale – è scritto in una nota – Per questo motivo mi sarei aspettato che tutto il polo pediatrico esistente, vanto del nosocomio dell’Annunziata di Cosenza, già conclamato punto di eccellenza, venisse rafforzato dalla Regione Calabria, e non il contrario».
Il sindaco di Cosenza ricorda che il patto siglato fra Scopelliti e Bambin Gesù si limita a garantire interventi pediatrici che nel capoluogo bruzio sono ormai assicurati da tempo al primo, secondo e terzo livello e aggiunge: «I numeri sono numeri, e dunque inconfutabili. Il Comune di Cosenza ha posto alla Regione Calabria delle domande su una serie di questioni, ma stiamo ancora aspettando delle risposte. Purtroppo, assistiamo a scelte che non condividiamo e che non ci piacciono, sulla Sanità come in materia di Trasporti. Sia chiaro: la città di Cosenza non chiede vie preferenziali – precisa il sindaco – piuttosto di essere considerata al pari di altri importanti capoluoghi di provincia. L’intero polo pediatrico dell’Annunziata offre sostegno e servizi superiori. Sarebbe un inutile spreco di denaro, oltre che un disagio sul piano del fenomeno della migrazione, andare a indebolirlo. Sono certo che il governatore Giuseppe Scopelliti saprà cogliere le nostre istanze e ripensare ad una revisione dell’accordo tenendo conto della legittimità delle motivazioni espresse».
Il rapporto fra Cosenza e Scopelliti mostra le prime crepe. Ma trasporti e sanità sono questioni troppo delicate per poter pensare di tenerle sotto il tappeto.

La replica di Magno (Pdl)
La replica del consigliere regionale del Pdl Mario Magno non si è fatta attendere. Una replica dai toni piuttosto duri e dai contenuti ripetuti più volte nei giorni scorsi. «Abbiamo il timore – scrive Magno riferendosi forse anche a Scopelliti –  che il sindaco Occhiuto apprenda le notizie con un po` di ritardo. Il primo cittadino di Cosenza dovrebbe sapere, infatti, che la Regione Calabria spende annualmente una cifra che oscilla tra i 20 e i 24 milioni di euro per l`emigrazione sanitaria che riguarda il campo della Pediatria. Se quello di Cosenza fosse un Polo d`eccellenza, probabilmente la Regione non avrebbe attivato le procedure per stilare un accordo che riguarda esclusivamente la città di Catanzaro ed il suo ospedale, dove un manager lungimirante ha messo in campo un`azione sinergica con un`istituzione del comparto materno-infantile tra le più importanti a livello europeo, quale è considerata il “Bambin Gesù”». Magno sostiene che l’accordo ci farà risparmiare tra i 20 e i 24 milioni di euro – vantaggio ancora tutto da verificare – e non ci dice invece quanto costerà ai calabresi, come fin dal primo giorno chiedono in molti. Ma su questo punto la Regione non pare disposta a rispondere.
Meglio ribadire genericamente, come fa Magno, che «è un progetto ambizioso, che non vuole penalizzare Cosenza ma, al contrario, mira a costruire una rete regionale di altissima qualità per fronteggiare l`emigrazione sanitaria e dare servizi efficienti a tutti i calabresi. Inoltre, se il sindaco Occhiuto vuole delucidazioni in merito al settore dei Trasporti, come per ogni altro ambito, potrà recarsi alla Regione Calabria dove troverà le porte aperte e riceverà risposte adeguate alle proprie domande. Certamente, però, dopo la sanità, anche nel comparto dei Trasporti bisognerà mettere fine a sprechi e sperperi e badare solo ai servizi. Su questo aspetto, di sicuro, il sindaco Occhiuto si troverà in sintonia con il presidente Scopelliti».
Sembra una tirata di orecchie a chi si è permesso di dissentire, ma la sensazione è che Occhiuto si sia deciso ad intervenire perché non poteva assistere silente anche questa volta ad un intervento penalizzante per la città che guida ormai da un anno.

La relazione di Vizza e Sperlì
A farlo decidere per una nota stampa deve essere stato anche il documento tecnico messo a punto da Carmine Vizza, medico e assessore alla Sanità del Comune di Cosenza, e da Domenico Sperlì, primario di Pediatria all’Annunziata.
«Il patto d’intesa siglato tra l’ospedale “Bambino Gesù” di Roma e la Regione Calabria – scrivono i due – si pone come obiettivi la razionalizzazione del Servizio sanitario regionale, il miglioramento dell’efficacia, dell’efficienza e dell’economicità, la capacità del Ssr di soddisfare pienamente la domanda del proprio bacino di utenza. Queste premesse sono condivisibili, ma generiche. La migrazione esiste, ma lo studio del fenomeno deve partire da un un’analisi attenta e puntuale del fenomeno basata su indicatori che aiutino a comprendere per quali settori  e da quali aree si compie, per poter proporre strategie di prevenzione».
Secondo i due «è infatti, indubbio che alcuni settori della sanità calabrese sono da anni culturalmente impegnati e attivi nell’attuare una sanità in linea con i cosiddetti centri di “eccellenza”, con riconoscimenti più in ambito nazionale che locale».
Vizza e Sperlì denunciano la resistenza dei calabresi a farsi curare in sede e la loro tendenza a rivolgersi altrove anche quando non è necessario: «Per contrastare in modo efficace il fenomeno della migrazione – spiegano – potrebbe essere attuata una strategia basata da una parte su interventi volti a valorizzare e sostenere i centri di eccellenza esistenti e dall’altra sullo sviluppo di competenze specialistiche sulle patologie con il più alto indice di fuga. Esistono, infatti, realtà assistenziali già avviate che soddisfano le richieste ed i bisogni di salute dei bambini e delle loro famiglie e non risponde al vero l’affermazione e l’assunto su cui è basato il patto di intesa che si migra per tutto».

I termini del patto
I due medici non si limitano a bocciare il patto, ci spiegano anche le ragioni della loro posizione: «Bisogna sottolineare che l’accordo con l’Ospedale “Bambino Gesù” si limita a garantire un primo e secondo livello di interventi in alcune discipline quali la Neonatologia, la Oncoematologia e la Chirurgia Pediatrica, interventi di cui la rete regionale pediatrica non ha bisogno. Infatti, in Calabria, per esempio a Cosenza, con riferimento alle discipline sopra indicate, sono garantiti da tempo interventi di primo, secondo e di terzo livello. L’accordo contestato, pertanto, non può, determinare l’aumento dell’efficacia e dell’efficienza sanitarie che, invece, può ottenersi soltanto con il miglioramento del livello delle prestazioni. Va poi detto che la riduzione degli interventi di terzo livello in Calabria determinerebbe un blocco di crescita delle professionalità regionali in campo sanitario».

I numeri dei tecnici
La parte più interessante del documento è quella dove i due dottori “danno i numeri”, fornendo così una solida base alle loro argomentazioni: «Un esempio è dato dalla riduzione della migrazione per patologia tumorale, che era a livello regionale attorno al 70% nel 2000, con un indice di fuga in Provincia di Cosenza del 100%. Dal 2001 ai due centri già esistenti in Calabria (Catanzaro e Reggio Calabria), dove vengono seguiti prevalentemente leucemie e linfomi, si è aggiunto il centro di oncoematologia pediatrica dell’Unità di Pediatria presso l’“Annunziata” di Cos
enza, dove, dopo un periodo di formazione che ha coinvolto il personale medico ed infermieristico, è stata avviata un’attività di assistenza ai bambini affetti da neoplasie (sia leucemie e linfomi che tumori solidi). In dieci anni (dati Associazione Italiana di Ematologia ed Oncologia Pediatrica) sono state effettuate 184 diagnosi di tumore, anche di forme estremamente rare (n° di casi attesi in provincia di Cosenza in una popolazione tra 0-15 anni pari a 15 casi/anno), e di questi pazienti ne sono stati presi in carico 156, che hanno ricevuto un approccio completo e multispecialistico, con una notevole riduzione della migrazione, scesa al 15% in Provincia di Cosenza ed al 40% a livello regionale e con un risparmio di circa 10 milioni di Euro (es. sono stati curati 50 bambini con leucemia acuta: costo di cura per 1 caso pari a circa 120.000 euro). Altro esempio è rappresentato dall’Unità di Chirurgia pediatrica, dove viene ricoverato circa il 35% dei bambini provenienti dalle altre provincie calabresi e, in alcuni casi, anche da fuori regione.  Presso questa struttura vengono effettuati interventi non solo di I e II livello, ma anche di III livello».

La difesa dei medici
Nell’ultima parte del loro documento Vizza e Sperlì dedicano qualche rigo alla difesa dei medici calabresi. «In tutte queste strutture una parte delle energie viene quotidianamente rivolta a superare la sfiducia storica delle famiglie dei pazienti nei confronti delle strutture calabresi, storicamente abituate a cercare soluzioni fuori Regione – scrivono Vizza e Sperlì –  Ciò rappresenta un punto cruciale della strategia, che non può essere affrontato con la proposizione di operazioni che, invece, rischiano di alimentare la sfiducia, allontanando maggiormente il paziente dalle strutture regionali ed avvilendo l’impegno di tanti operatori che con serietà e dedizione svolgono quotidianamente il loro lavoro, dando risposte concrete ai bisogni dei cittadini. Oggi molto si fa e si può fare nelle strutture pediatriche calabresi, dove esistono settori di eccellenza ed all’avanguardia, in cui è necessario investire nel modo più corretto. E’, inoltre, auspicabile che venga fatta una verifica seria delle attività svolte negli ultimi anni, con un’analisi attenta con indicatori adeguati di qualità ed efficienza.
Quanto a tutt’oggi viene realizzato è basato prevalentemente sulla buona volontà e l’impegno dei singoli operatori, che agiscono in condizioni veramente difficili».
«E’ necessaria, quindi – concludono Vizza e Sperlì – una programmazione sanitaria che tenga conto dei bisogni delle famiglie e delle competenze esistenti per elevare il livello dell’assistenza pediatrica in Calabria, non sicuramente fondata su convenzioni con strutture esterne, anche se prestigiose e con impegno ingente di risorse che altrimenti potrebbero essere utilizzate per risolvere le criticità e valorizzare i punti di forza già esistenti».

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