Pd, verso i congressi pensando a Catanzaro

COSENZA Subito la sfida delle amministrative, «innanzitutto tutto quella di Catanzaro, come primo passo verso la Calabria nuova che vogliamo», immediatamente dopo i congressi. La scaletta che il commissario straordinario del Pd, Alfredo D’Attorre, ha in mente è scandita dai tempi della politica e dalla strategia necessaria «per rimettere il partito in grado di camminare sulle proprie gambe». Le due priorità marciano una di seguito all’altra, ma hanno uguale valenza, in termini di peso e senso. D’Attorre lo dice alla platea dei circoli della provincia di Cosenza, quella più vasta, ma pure quella dove «molte sono le cose accadute». Non lo si dice, pur se tutti lo sanno, perché ripetere certe cose fa ancora male, ma è qui a Cosenza che il centrosinistra diviso ha consegnato la città al centrodestra. Qui, forse più che altrove, il popolo del Pd era lacerato al seguito di troppi generali. Ed ecco la necessità di un congresso «senza reticenze», come invoca lo stesso commissario, anche se adesso l’urgenza è affrontare la sfida elettorale. Qui nella provincia di Cosenza sono diversi i comuni importanti in cui si gioca la partita, che D’Attorre rivendica di aver giocato bene, costruendo alleanze di solido centrosinistra, ma è fuor di dubbio che la sfida più alta è quella di Catanzaro, definita dal commissario come simbolica, per questo accanto a Scalzo giunge D’Alema.
Il messaggio che D’Attorre vuole lanciare ai circoli del cosentino è quello di tenersi pronti, perché «la destra che governa la Regione non si ferma nella sua discesa di consensi, mentre è inquietante lo scenario che si delinea attorno alla città di Reggio». Insomma, il centrodestra potrebbe vacillare, sotto la spinta di un effetto domino che viene dalle molte bocciature istituzionali, ultima quella del tavolo Massicci sul presunto e decantato risanamento della sanità, ma pure per le inchieste che riguardano il modello Reggio. E dunque sarebbe imperdonabile per il Pd arrivare impreparato a un appuntamento di questa natura. Di qui l’urgenza di ridare autonomia al partito, celebrando i congressi e dando vita a un gruppo dirigente che il commissario vorrebbe fosse la tappa finale di un percorso unitario. E tuttavia quel che i militanti dei circoli si aspettano di sentire, è il come si celebreranno questi congressi. D’Attorre lo sa e spiega che per il «regionale si sentiranno prima gli iscritti, per una prima selezione, poi si darà il via alle primarie». A seguire i congressi di circolo e quelli provinciali. Si costituirà un organo congressuale, che dovrà definire l’anagrafe degli iscritti, «perché nella provincia di Cosenza ci sarà bisogno di fare un lavoro attento», dice profetico il commissario. Tuttavia questo lavoro deve essere improntato all’inclusione e alla condivisione, «pure se la vigilanza sarà altissima, per garantire la trasparenza».
Gli interventi a seguire sono all’insegna dell’ecumenismo, incitanti al rinnovamento. Voce severa solo quella del sindaco di Acquaformosa, che si dice meno sconfortato di quanto non fosse qualche tempo fa, ma che rimprovera il partito di non aver mai avviato una rete di confronto tra i suoi amministrati. I nodi verrebbero pure al pettine, se l’intervento di Damiano Covelli non sforasse i canonici cinque minuti, proprio mentre stava gridando contro chi ha fatto perdere il Pd a Cosenza. Parecchi i giovani e tra loro le donne, mentre i generali ascoltano in prima fila. Nella terz’ultima invece, confortato da pochi amici, Nicola Adamo guarda il suo ex partito.