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Cocaina e mezze verità

Torniamo a parlare di cocaina, dei traffici e dei profitti che ruotano intorno a questa sostanza stupefacente. Chi legge questo periodico conosce la mia posizione: occorre discutere seriamente sul …

Pubblicato il: 18/04/2012 – 12:25
Cocaina e mezze verità

Torniamo a parlare di cocaina, dei traffici e dei profitti che ruotano intorno a questa sostanza stupefacente. Chi legge questo periodico conosce la mia posizione: occorre discutere seriamente sul pericolo che la permanenza del regime proibizionistico rappresenta per l’economia mondiale e, di conseguenza, per la sorte delle nostre democrazie.
Lo spunto è dato dal rapporto apparso sull’ultimo numero della rivista Narcomafie, che mette in discussione i dati ufficiali forniti dall’Onu e dagli Usa circa le quantità di cocaina prodotte in Colombia e quelle sequestrate. I risultati sono sorprendenti perché dimostrano, direi senza ombra di dubbio, che i dati ufficiali sono stati alterati per sottodimensionare la produzione annuale di cocaina da una parte e, dall’altra, per sovrastimare quelli della cocaina sequestrata. La finalità è stata quella di offrire all’opinione pubblica mondiale dati rassicuranti sulle capacità produttive dei paesi sudamericani e sull’efficienza dell’azione di contrasto condotta a livello internazionale.
E’ bastato che il centro studi Narcoleaks, diretto da Sandro Donati, operasse un rigoroso confronto tra i dati della produzione e quelli dei sequestri per rendersi conto della clamorose discrepanze che ne derivavano. Le quantità sequestrate risultavano infatti superiori a quelle prodotte. Nel 2004 la produzione mondiale veniva stimata dall’UNODOC in 687 tonnellate, contro una quantità sequestrata di 591 tonnellate, pari all’85% del totale! L’organismo dell’ONU giustificava il paradosso sostenendo che al momento del sequestro le partite di cocaina erano già state più volte “diluite” e dunque non era corretto operare il raffronto tra i dati della  produzione di cocaina pura e i dati dei sequestri cocaina “tagliata”. L’obiezione non è convincente, in quanto i pani di cocaina cristallizzata, comunemente oggetto delle transazioni internazionali e oggetto di sequestro (come accade di vedere nelle immagini delle operazioni di polizia), contengono cocaina pura al 90%, che sarà tagliata solo al momento della distribuzione. Di fronte alle contestazioni mosse dal Narcoleaks, l’Unodoc provvedeva ad innalzare anno dopo anno i dati della produzione, portandoli nel 2007 a ben 1004 tonnellate. I ricercatori di Narcoleaks hanno replicato esaminando i dati emergenti dalle operazioni condotte dagli organismi militari e di polizia colombiani preposti alla scoperta dei laboratori clandestini. Dall’esame della descrizione dei laboratori ritrovati e dalla loro capacità produttiva, è emerso che, a fronte della stima Unodoc di 430 tonnellate annue per la sola Colombia, il potenziale produttivo dei cristalizaderos ritrovati era di ben 1620 tonnellate, quantità alle quali vanno aggiunte le tonnellate di cocaina prodotte da laboratori di piccole dimensioni e  da quelli non ritrovati, così da fare stimare la produzione complessiva di quel paese in 2000 tonnellate all’anno.
Analoghi stupefacenti risultati erano stati diffusi dagli organismi ufficiali con riguardo alle superfici rese improduttive per effetto di fumigazioni e eradicazioni, superfici che nel 2008 erano pari al 300% di quelle coltivate a cocaina! Sviluppando i dati delle cifre fornite ai magistrati da Salvatore Mancuso, capo delle formazioni paramilitari colombiane,  circa  i dati della produzione della regione di Cordoba, da loro controllata, come riportati dalla rivista Semana, si arriverebbe a determinare la produzione mensile nazionale in 450 tonnellate, pari a oltre 5000 tonnellate all’anno! Va aggiunta ancora la produzione di cocaina del Perù, della Bolivia, del Venezuela, che pure sono ingenti, per non parlare poi del vertiginoso aumento della produzione di eroina iniziato subito dopo l’occupazione dell’Afghanistan da parte delle truppe USA.
C’è n’è abbastanza per ritenere fondatamente che la lotta alla droga rappresenti poco più che una gigantesca operazione politica di immagine, non corrispondente alla realtà, ma utile per rassicurare i paesi dell’Occidente circa i  “successi” ottenuti, la necessità dell’impiego di enormi risorse  finanziarie, il presunto contenimento dei consumi e degli affari dei trafficanti. Da più parti giungono inoltre denunce circa il coinvolgimento di istituzioni statali statunitensi nella utilizzazione dei traffici di cocaina per fini certamente illeciti. Viene ricordato a questo proposito che alcuni anni fa, su un aereo ricollegabile alla CIA, costretto ad una atterraggio di emergenza nella penisola dello Yucatan in Messico, furono ritrovate tre tonnellate e mezza di cocaina. La realtà è dunque  drammaticamente diversa. L’andamento dei prezzi contraddice anch’esso i dati relativi alla produzione. Pur in presenza di una domanda crescente, che avrebbe dovuto causare un aumento dei prezzi, accade esattamente il contrario. Al costante aumento della produzione  consegue una pari costante diminuzione dei prezzi sia della pasta base, sia del cloridrato di cocaina, che è il prodotto finale della lavorazione, e cresce la disponibilità della droga sui mercati di tutto il mondo. Se sono inaffidabili i dati relativi alla produzione, conclude il rapporto di Narcomafie, “molto superiori alle attuali stime sono i proventi reinvestiti in attività finanziarie, commerciali e industriali, con tutte le conseguenze che ne derivano per la correttezza e la libera concorrenza dei mercati”. E lo stato di salute delle nostre democrazie deperisce sempre di più, a vista d’occhio. Quando si porrà fine all’ipocrisia generale che circonda l’argomento e se ne comincerà a parlare senza pregiudizi ideologici , tabù etici, sanitari, religiosi, sarà forse troppo tardi.

*Magistrato

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