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Niente medici pietosi

Se si parla di mafia, concretamente, si  tiene vivo il dibattito sul “problema dei problemi” di questa regione, ma si dà anche  un aiuto al tentativo di cambiamento della Calabria. Lo fa egregiamen…

Pubblicato il: 18/04/2012 – 12:32
Niente medici pietosi

Se si parla di mafia, concretamente, si  tiene vivo il dibattito sul “problema dei problemi” di questa regione, ma si dà anche  un aiuto al tentativo di cambiamento della Calabria. Lo fa egregiamente e settimanalmente sul Corriere della Calabria, l’alto magistrato Enzo Macrì.  Parlare ancora una volta di quel che ha sostenuto il capo della direzione nazionale antimafia, Piero Grasso è sempre utile. Quanto meno per continuare a riflettere. Piero Grasso è stato duro, molto duro, ma, a mio parere, ha detto la verità. «La ‘ndrangheta – ha scritto Grasso nella relazione della Dna – può esser definita una presenza istituzionale strutturale nella società calabrese. È interlocutore indefettibile di ogni potere politico e amministrativo, partner necessario di ogni impresa nazionale o multinazionale che abbia ottenuto l’aggiudicazione di lavori pubblici sul territorio regionale». Pesante, certo, ma vero. Non c’è da scandalizzarsi, ritengo. Anche quando l’annuale relazione parla della criminalità organizzata calabrese come di una vera e propria «istituzione». Non sono stati pochi quanti, anche tra i miei colleghi, pure autorevoli e affermati, hanno espresso critiche e riserve.
Si sostiene che quanto affermato da Grasso conduca in un vicolo cieco e che non aiuti la Calabria a fare un passo avanti. Anzi si può recitare il “De profundis”. Io la penso in maniera diversa, pur apprezzando lo sforzo di salvare, in qualche modo, la Calabria. Parlare di stragrande maggioranza di cittadini onesti – che è vero – non aiuta, non porta a nulla. Lo ha ribadito, da par suo, Piercamillo Davigo, parlando dei vent’anni di “Mani pulite”. Che significa che la stragrande maggioranza dei calabresi è onesta, se la ‘ndrangheta, comunque, la fa da padrona in ogni dove?
«Finiamola con i luoghi comuni sulla stragrande maggioranza – dice  il collega Filippo Veltri – io non so se ci sia la stragrande maggioranza. Ognuno dei calabresi onesti, faccia la propria parte, si spenda, si aiuti e aiuti». E ha ragione. A che servono le parole, se a queste non seguono i fatti? «C’è un piattume ormai vomitevole di dichiarazioni – aggiunge ancora Veltri – il vero problema è che siamo in presenza, nel suo complesso, di una classe politica che non è in grado di  rappresentare la parte migliore della società».
A parere del dottor Sottile dello storico pool milanese, siamo uno Stato con leggi sbagliate e più facili da aggirare. Come prospera, se non aggirando le leggi ed incutendo paura, la `ndrangheta?
L’organizzazione calabrese si avvale di migliaia di affiliati che costituiscono presenze diffuse e capillari e, al contempo strumento di acquisizione del consenso, di radicamento e di controllo sociale. Le cose possono, forse, cambiare se non si agisce come il medico pietoso che non dice la verità all’ammalato.
Grasso non avrebbe potuto essere più chiaro: «la ndrangheta può essere considerata una vera e propria “holding mondiale del crimine”, anche per merito della nuova generazione di mafiosi e per i rapporti tenuti con rappresentanti delle istituzioni, con politici di alto rango, con imprenditori di rilevanza nazionale».
Come dargli torto? E poi perché? Facciamo come con Bocca e Scalfari? La verità, anche se fa male, va detta. La verità può condurre alla speranza, la verità non si può e non si deve tacere, per quieto vivere.
Anche Benedetto XVI°, durante un’udienza concessa anche ai seminaristi di Catanzaro, ha voluto ribadire che, in Calabria, la testimonianza delle comunità ecclesiali deve fare i conti con le forti emergenze sociali e culturali, come la mancanza di lavoro e il fenomeno della criminalità organizzata. E se lo dice il Santo Padre, perché dovremmo negarlo noi, a sostegno di un’immagine che non c’è o non c’è più?
E cosa dire di quanto ha sostenuto un esperto del calibro di Beppe Pisanu, che guida la Commissione parlamentare antimafia? Anche nella organizzazione di Expo 2015 a Milano, la `ndrangheta ha messo le mani, con un ruolo di primissimo piano.  E non è strutturale? E se Pisanu aggiunge che c’è «una escalation di affari delle cosche col colletto bianco che arrivano addirittura a influenzare le quotazioni dei titoli in borsa», cosa dobbiamo dire? Vabbè c’è la stragrande maggioranza? E che dire, a proposito, delle dichiarazioni del procuratore della repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo che, alla presenza del ministro Severino, ha dichiarato che «i calabresi non temono rivali nell’esercizio dell’oblio?». O di quel che va “gridando” quotidianamente Nicola Gratteri?
Insomma c’è l’ulteriore conferma che le cosche calabresi sono di gran lunga le più potenti e le più pericolose al mondo. Cosa vogliamo di più? Disquisire per amore di difesa, pur ammirevole, ma vana, della calabritudine di cui parlava Pino Nano? Anche Guido Ruotolo, della Stampa, parla di «metastasi affaristica che si espande dall’economia illegale a quella illegale». E poi perché il collega Roberto Galullo del Sole 24 Ore scrive, tra l’altro, che «Reggio è ormai persa?».
Come ha sostenuto don Luigi Ciotti, a Vibo Valentia, non abbiamo bisogno di solidarietà vacue ma di condivisioni vere, perché  si avvii «la resistenza civile, di cui non si vede nemmeno l’inizio» dice ancora  Veltri. Si riuscirà? Personalmente, sono pessimista. Questo, però, non esime nessuno dal dovere di tentare. E non per motivi di coscienza, anche perché «la coscienza è uno di quei bastoni che ciascuno brandisce per picchiare il suo vicino e del quale non si serve mai per se stesso», scriveva Honorè de Balzac, nelle “Illusioni perdute”.

*Giornalista

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