STRASBURGO Combattere le mafie e la corruzione, il riciclaggio e soprattutto «colpire le reti dei fiancheggiatori», quei colletti bianchi che spianano la strada al crimine organizzato. Sono gli obiettivi di Sonia Alfano, l`europarlamentare siciliana dell`Idv che ieri è stata nominata presidente della Commissione speciale “Crim” del Parlamento europeo. La cui istituzione è di per se stessa riconoscimento che le mafie (Cosa nostra, `ndrangheta, camorra, sacra corona unita, ma anche quelle balcanica, nigeriana, cinese e russa) sono fenomeno europeo, non solo italiano, men che meno relegato al Sud. Anzi, «altrettanto forte e presente» anche in Svezia, dice il capogruppo dei liberal-democratici europei (Alde) Guy Verhofstadt che accompagna la Alfano nella prima conferenza stampa dopo la nomina. Figlia di Beppe, giornalista ucciso dalla mafia nel 2003 a Barcellona Pozzo di Gotto, la Alfano è anche presidente dell`Associazione nazionale familiari vittime di mafia. L`obiettivo della Commissione del Parlamento europeo, dice, sarà quello di «consegnare all`Ue un testo unico antimafia» che dovrà avere il modello italiano come riferimento. E quindi esportazione in Europa del specificità giuridiche “reato di associazione mafiosa”, del “carcere duro”, della confisca dei beni con riutilizzo a finalità sociali. La Alfano è anche nettamente favorevole al reato di concorso esterno della “dottrina Falcone”. Sul quale però è molto più cauto il Pdl, cui appartiene Salvatore Iacolino, eurodeputato siciliano nominato relatore della Commissione speciale. Con il capogruppo Mario Mauro oggi conferma «perplessità» perché‚ «il concorso esterno non è nei codici, ma è giurisprudenza». Ma la parlamentare siciliana si dice determinata, in particolare a colpire i fiancheggiatori. «Abbiamo le prove che la corruzione è il brodo melmoso in cui tutte le istituzioni vengono risucchiate», dice ricordando che essa è anche «lo strumento che consente alle mafie di infiltrarsi e contaminare le istituzioni» e che «ogni anno costa all`Ue 120 miliardi di euro, di cui la metà solo in Italia». E promette che sin dalla prima riunione proporrà la presenza di Commissione europea, Europol, Interpol, Eurojust, Corte dei Conti europea e Unodc come osservatori permanenti. Alla fine «tutti i 27 Paesi membri dovranno parlare lo stesso linguaggio giuridico e investigativo».
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