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Stavolta si tifa per la politica e non per il colore

Mai come questa volta il “tifo” per questo o quel candidato, nel caso specifico Hollande e Sarkozy, non sta dipendendo dal colore politico che li ha espressi. Mai come questa volta non ci si sta fa…

Pubblicato il: 23/04/2012 – 17:56
Stavolta si tifa  per la politica  e non per il colore

Mai come questa volta il “tifo” per questo o quel candidato, nel caso specifico Hollande e Sarkozy, non sta dipendendo dal colore politico che li ha espressi. Mai come questa volta non ci si sta facendo condizionare da scelte di schieramento dettate dal colore originario dei contendenti ma si è guardato, con apprensione, agli obiettivi perseguiti ufficialmente, dai due avversari, in riferimento all’Europa, alla crisi che sta massacrando l’Occidente, alle alleanze che in questi mesi si sono strette in Europa di quà e di là dal Reno, alle mire di germanizzazione del vecchio continente da parte della cancelliera tedesca e non ostacolate dal piccolo Napoleone d’Oltralpe.
Nessun condizionamento, quindi, perché uno è socialista e quindi di sinistra, e l’altro è moderato e quindi di centro destra. A giocare stavolta nella scelta di campo degli italiani (senza condizionamenti per ipotetici cambi di vento) sono stati sia il sostegno all’Europa dei professorini, l’imposizione del cambio dei legittimi governi eletti democraticamente con burocrati dell’Unione, le resistenze a costruire lo strumento di difesa degli attacchi speculativi alle monete nazionali.
Se a tutto ciò aggiungiamo l’atteggiamento guerresco sviluppato contro la Libia con l’obiettivo di ritagliarsi uno spazio a danno degli italiani e incurante delle porte che si aprivano all’estremismo islamico; e i sorrisetti messi in mostra con l’alleata Merkel sulle capacità dell’Italia di superare la crisi che l’aveva colpita; e le dichiarazioni anti italiane della signora Carlà o il suo sostegno e aiuto al criminale Battisti, si ha il quadro completo dei motivi che spingono la maggioranza dei nostri connazionali  a “tifare” per Hollande.
Certo, c’è sempre spazio per scelte tattiche, diverse da quelle espresse in campagna elettorale, per la necessità di “catturare” il voto antieuropeista riversato in modo enorme su Marina La Pen, ma è difficile ipotizzare  un cambio così repentino e, comunque, se dovesse avvenire, è un’ulteriore schiaffo ai Monti disseminati a Bruxelles (e al servizio permanente effettivo di sua cancelliera) e alla stessa Germania che sta combattendo la sua terza guerra mondiale (stavolta senza eserciti, ma non meno cruenta) per conquistare l’egemonia in Europa.
Due guerre le ha perse dopo aver incendiato il vecchio continente, e la terza è destinata a perderla. Senza il consenso dei popoli non si vincono guerre anche se gli Stati vengono messi a ferro e fuoco. Aver allevato una schiera di ‘tecnici’ al proprio servizio non basta a cambiare gli orientamenti dei popoli se ad essi è riservato il costo della crisi sotto forma di recessione, aumento della pressione fiscale, mancata crescita economica, e senza alcuna speranza di scorgere in fondo al tunnel la luce della ripresa.
Nessuno ipotizza la fine dell’Unione, ma nessuno può pretendere che l’Unione non si doti di strumenti che blocchino ogni tentativo di speculazione non tanto o non solo decidendo l’acquisto dei titoli invenduti, quanto quello di usare i vecchi metodi della svalutazione, o dell’immissione sul mercato di carta moneta, cosa che può essere fatta solo con gli eurobond. C’è il rischio di un aumento dell’inflazione? E’ un rischio che deve essere corso perché non è più possibile essere prigionieri giornalieri di uno spread che condiziona l’economia reale e sul cui altare si impongono tutte le nefandezza.
Tra queste, quella di non aver sollecitato, ai disponibili cinesi, il finanziamento, attraverso il project financing, del Ponte sullo Stretto che è un’opera indispensabile a far diventare il Mezzogiorno la piattaforma logistica dell’Europa. Ma Monti, uomo di una vecchia Europa, quella che ci vuole germanizzare, ha pensato opportuno sollecitare solo l’acquisto di titoli italiani con l’obiettivo di far scendere lo spread e continuare a “galleggiare”.

* coordinamento Pdl Reggio Calabria

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