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I più tassati d`Italia

Fa sorridere la preoccupazione generalizzata degli amministratori calabresi in relazione al federalismo fiscale, ormai alle porte. Pochi i confronti pubblici sul tema, peraltro evitati da tutti, pe…

Pubblicato il: 26/04/2012 – 15:12
I più tassati d`Italia

Fa sorridere la preoccupazione generalizzata degli amministratori calabresi in relazione al federalismo fiscale, ormai alle porte. Pochi i confronti pubblici sul tema, peraltro evitati da tutti, perché compreso da pochi. Molte le chiacchiere in giro, specie quelle protese a terrorizzare la collettività anticipando ciò che viene promosso come “l’incombente disastro”.
Quanto all’argomento specifico un ricorrente errore di fondo. Sono in tantissimi persino a confondere il federalismo fiscale con il federalismo amministrativo, vigente nel nostro Paese dalla prima Bassanini in poi, quindi da un quindicennio. Così come, per altri versi, sono numerosi ad avere preso l’abbaglio scambiando quello in vigore con quello proposto dalla Regione Lombardia con una delibera consiliare del giugno 2007. Quell’atto regionale, votato alla quasi unanimità, che proponeva al Parlamento una legge delega, attuativa dell’articolo 119 della Costituzione, recante l’assurda pretesa di trattenere l’80% del prodotto fiscale regionale sul proprio territorio.
Tutto questo accade perché non tutti gli amministratori hanno letto la legge delega 42/09 e i suoi otto decreti delegati, oltre al decreto ministeriale dello scorso novembre sulla perequazione infrastrutturale. Una brutta abitudine, fortunatamente tipica della vecchia classe dirigente, che si differenzia dalla nuova generazione per non acculturarsi periodicamente, come invece avrebbe dovuto. La stessa, infatti, ha sfuggito tutte le occasioni formative, frequentatissime invece dai giovani aspiranti amministratori, ma anche da quelli che esercitano da poco le funzioni pubbliche.
Insomma, c’è un futuro nel quale sperare: in tale senso, dovrebbe impegnarsi l’elettorato nel mandare a casa, per sempre, i responsabili di ieri e di oggi. Anche l’organizzazione dei saperi dovrà meglio organizzarsi e facilitare la formazione, magari rendendo routinarie le occasioni di confronto destinate alla platea degli amministratori pubblici.
Proprio per queste carenze, si sta insediando il convincimento che il federalismo fiscale sia una minaccia per l’umanità calabrese. Ci urlano dietro che diventeremo poveri (come se non lo fossimo da sempre) e che le “tasse” ci mangeranno vivi (dicunt).
Questa è l’eco che ci insegue ovunque, proprio perché abituati (come siamo) a mendicare nei confronti delle autorità centrali, quasi ad essere divenuti nel tempo specialisti nel sussidio di Stato. Una prerogativa che tuttavia non ci ha impedito di essere campioni nel non rendere esigibili i diritti ai cittadini. Ciò in quanto ci limitiamo, senza giustificazione alcuna, a promuovere i modelli di governo della spesa di Tizio piuttosto che di Caio.
Dunque, il federalismo fiscale come nemico dietro la porta. Niente di più falso. Almeno in relazione alla ricaduta che avrà la riforma della finanza pubblica e del sistema tributario nella nostra regione.
Si accusa indebitamente il federalismo fiscale di essere nefasto per il Mezzogiorno. Io sono convinto, invece, dell’esatto contrario. Più precisamente, che lo stesso possa invece rappresentare una grande occasione per il sud del Paese. Ciò a condizione che la collettività sappia reagire nel senso di darsi una classe dirigente capace nel governo della spesa, dopo avere mandato a casa chi l’ha predata sino ad oggi. Quindi, due le condizioni per il successo: una classe diligente cui affidare le sorti dei nostri figli; maggiore consapevolezza nell’esprimere il voto. Due prescrizioni per i partiti, che ne dovranno tenere conto sin dalle prossime tornate elettorali.
Facciamolo diventare il simbolo della battaglia del Mezzogiorno, sottraendolo alla Lega (caduta in disgrazia) che se n’è indebitamente appropriata! La buona amministrazione e la trasparenza sono principi che appartengono a tutt’altra ratio ispiratrice, a quella che ha motivato i padri costituenti.
Quanto all’appesantimento fiscale sopportato ad oggi, in Calabria lo si vive più che altrove. Così lo si vive solo in Campania e in Molise. Sembra che ciò sia divenuto normale, da anni.
L’Imu sarà un`ulteriore batosta per tutti. Una sorta di imposta che ripristina l’Ici. Una sorta di  patrimoniale non correttamente discriminata secondo la ricchezza posseduta. Insomma un`imposta diffusa per poveri e ricchi alla medesima dimensione valoriale.
Quanto al resto, a ciò che verrà, è da sottolineare la contraddizione calabrese. Da una parte, c’è chi strilla all’imminente pericolo federalista. Dall’altra, gli stessi che strillano si sono resi da tempo responsabili di avere già applicato l’aliquota massima disponibile. Non già per dare maggiori e migliori servizi alle collettività, bensì per continuare nello scialacquo di sempre.
Infatti, in Calabria – senza contare il bollo auto da record nazionale – paghiamo l’aliquota massima regionale del 2,03% e in tantissimi Comuni l’aliquota massima dell’addizionale comunale dello 0,8%. Quella stessa aliquota massima minacciata dal federalismo fiscale per i gli enti territoriali incapaci ad amministrare diversamente. Insomma nel nostro territorio, molti comuni (tra i quali, Cosenza e Catanzaro, più altri 45) già prelevano dalle tasche dei cittadini il massimo di quello possibile, ovverosia la misura più alta prevista dal federalismo fiscale.
Ciò è quanto riferisce il rapporto Svimez 91/2010, presentato lo scorso 30 marzo. A ben vedere, l’aggressione alle tasche dei cittadini è da tempo che è cominciata e cresciuta in proporzione geometrica. Nel Sud triplica ciò che nel Centro-nord, al massimo, è raddoppiato in termini di prelievo fiscale.
Il tutto a fronte di cosa? Basta guardarsi in giro.

* Docente Unical

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