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Caso Fallara, Scopelliti: «Non mi dimetto»

REGGIO CALABRIA «Non mi dimetto, racconterò invece la mia versione dei fatti». La strategia del governatore Peppe Scopelliti in caso di rinvio a giudizio per il caso Fallara è molto chiara: resping…

Pubblicato il: 28/04/2012 – 15:23
Caso Fallara, Scopelliti:  «Non mi dimetto»

REGGIO CALABRIA «Non mi dimetto, racconterò invece la mia versione dei fatti». La strategia del governatore Peppe Scopelliti in caso di rinvio a giudizio per il caso Fallara è molto chiara: respingere le accuse e ribadire la sua estraneità in una vicenda dai contorni ancora oscuri. Soprattutto, l’ex sindaco di Reggio – accusato di abuso d`ufficio a causa dei bilanci gonfiati di Palazzo San Giorgio – non intende abbandonare la guida della Regione, convinto che «non si tratti di motivazioni valide per le dimissioni».
«I bilanci – ha affermato – non li fanno i sindaci, ma i dirigenti e gli assessori competenti».
La difesa a oltranza del governatore è stata annunciata alla presenza di tutto lo stato maggiore del Pdl calabrese, riunitosi questa mattina nella sede del Comune. L’occasione era speciale, perché una settimana dopo l’arrivo a Reggio del segretario nazionale Angelino Alfano, oggi è toccato al capogruppo Pdl in Senato, Maurizio Gasparri, scendere in trincea al fianco dell’amico Scopelliti. Il luogo scelto per la conferenza è simbolico: quello stesso Palazzo San Giorgio il cui buco di bilancio (accertato in 170 milioni di euro) sta creando grossi grattacapi all’ex sindaco Scopelliti.
La sindrome di accerchiamento è d’altronde sempre più forte, per cui c’è bisogno del supporto di tutti i big nazionali del partito, chiamati a comporre una inedita maginot agguerrita e pronta a un fuoco di sbarramento senza precedenti. Serve, cioè, fare muro contro l’azione di quelle «lobby perverse» che accendono i riflettori su Reggio per fini politici, determinando conseguenze devastanti per la città.
Il fine? Lo spiega lo stesso governatore: «Il sogno di alcuni è che io lasci, ma per noi si tratta di una battaglia di futuro». E, ancora una volta, riappare la dicotomia ormai classica tra «chi difende la città e chi tifa perché crolli». Il tutto condito da dietrologie istituzionali e politiche. Come sulla commissione d’accesso al Comune di Reggio che – secondo Scopelliti – «è stata imposta dall’alto, su spinta politica». E non può neanche mancare il cavallo di battaglia tanto caro al berlusconismo: «Lo hanno confermato i comunisti che sono stati loro a mandare la commissione».
Di fronte a tutti questi attacchi, il governatore dichiara di essere «pronto a difendermi, anche dalle accuse di qualche giornalista stratega che sta mettendo in campo addirittura l’eversione nera». Il fine dichiarato è solo uno: poter continuare a lavorare serenamente. Di qui l’appello alle forze oscure: «Fateci governare». 
Anche Gasparri è venuto a Reggio per difendere questo diritto minato. Il capogruppo in Senato dimostra subito di avere le lame della dialettica ben affilate contro gli avversari del “Modello Reggio”: «Se qualcuno vuole fare della Calabria un banco di prova per ottenere rivincite che non trova nelle urne, ha sbagliato indirizzo». Secondo il senatore Pdl, è oltremodo evidente la natura politica degli attacchi contro «un modello che sta migliorando l’efficienza della Regione. Noi ribadiamo la sua validità sulla base dei risultati ottenuti». Poi rivolto a Scopelliti: «Il Pdl è con voi contro le bufale e le menzogne a danno della Calabria e della città».
Infine, dopo aver sminuito i risultati ottenuti durante la primavera reggina dal sindaco Italo Falcomatà («I fatti sono minori rispetto alla loro celebrazione»), Gasparri esprime solidarietà all’ex assessore Luigi Tuccio, dimessosi in seguito alle polemiche scatenate dalle sue parentele scomode con esponenti della famiglia ‘ndranghetista dei Condello. «È stato costretto a lasciare – ha chiosato – per questioni incomprensibili e ridicole».
Un concetto ripreso con veemenza dall’attuale inquilino di Palazzo San Giorgio, Demetrio Arena: «Siamo vittime di continue aggressioni, come quella nei confronti di Tuccio, un simbolo di legalità a cui alcune facce toste hanno chiesto le dimissioni». «Da parte sua – ha continuato il sindaco – c’è stato un eccesso di sensibilità, quando ha deciso di farsi temporaneamente da parte. La battaglia a favore della legalità, però, non può colpire le persone perbene».
Per Arena, il disegno eversivo, la strategia ai danni del nuovo corso politico è da attribuire a una sola colpa, «quella di esprimere un governatore reggino dopo 50 anni» di regionalismo. Una lotta, quella per il potere in Calabria, che – secondo Arena – è stata portata fino al Parlamento, «con continue interpellanze da parte di soggetti che ciclicamente fanno uscire notizie stantie».
Ma a differenza di Scopelliti, il sindaco di Reggio ama fare i nomi dei soggetti che chiama in causa. Stavolta è l’ex assessore regionale Demetrio Naccari Carlizzi la vittima delle bordate dell’attuale primo cittadino di Reggio, che lo accusa di non avere il coraggio di parlare pubblicamente e di farlo per mezzo del parlamentare Franco Laratta. Nell’analisi di Arena, una specie di burattino che parla su suggerimento di un ventriloquo.

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