REGGIO CALABRIA «Non ho mai pagato 27mila euro per il giudice Giancarlo Giusti». Giulio Lampada, l`imprenditore arrestato il 30 novembre scorso nell`ambito di un`inchiesta della Dda di Milano e colpito da un altro provvedimento cautelare assieme al giudice in servizio a Palmi (Reggio Calabria) Giancarlo Giusti, smentisce di avere pagato per i soggiorni del magistrato all`hotel Brun di Milano la cifra che gli viene contestata. In una denuncia-querela sporta al Tribunale di Brescia nei confronti del procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, dei due sostituti Paolo Storari e Alessandra Dolci, e del gip Giuseppe Gennari, Lampada spiega che i pernottamenti del giudice Giusti sono stati 14 e che una camera costa 130 euro a notte. La moltiplicazione «non darà mai lo spropositato importo di 27mila euro», afferma.
I matrimoni tra i Valle e i Lampada non furono combinati dalle due famiglie, quindi non esiste alcun accordo `ndranghetistico. È quanto sostiene l`imprenditore Giulio Lampada. Nella denuncia-querela sporta dall`indagato nei confronti degli inquirenti e del gip Giuseppe Gennari, si fa riferimento a due matrimoni che avrebbero rinsaldato, come avviene nelle logiche di `ndrangheta, i legami tra le due famiglie emigrate da Reggio Calabria in Lombardia. Secondo Giulio Lampada, quella della Dda è una ricostruzione non veritiera poiché il primo matrimonio a cui si fa riferimento, tra Concetta Lampada e Leonardo Valle, sarebbe un atto riparatore e non un accordo tra famiglie. Lo dimostrerebbe la circostanza che Concetta Valle, all`epoca sedicenne, venne “rapita“. Lo stesso giorno del rapimento, la madre sporse denuncia ai carabinieri di Vigevano contro i Valle. L`altro matrimonio a cui si fa riferimento nell`ordinanza, tra Francesco Lampada e Maria Valle, avvenuto nel luglio 2006, nient`altro fu, secondo Giulio Lampada, che «il frutto dell`amore dei due ragazzi, per nulla indotti dalle rispettive famiglie, che, invece, erano contrarie per diverse e opposte ragioni».
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