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Per le compagnie di spedizione la Calabria è un`isola

LAMEZIA TERME Spedire a Nuoro o a Cosenza costa uguale. I maggiori corrieri nazionali, infatti, hanno inserito la Calabria nella stessa fascia di prezzo di Sicilia e Sardegna. Lo racconta l`audioin…

Pubblicato il: 16/05/2012 – 13:56
Per le compagnie di spedizione la Calabria è un`isola

LAMEZIA TERME Spedire a Nuoro o a Cosenza costa uguale. I maggiori corrieri nazionali, infatti, hanno inserito la Calabria nella stessa fascia di prezzo di Sicilia e Sardegna. Lo racconta l`audioinchiesta realizzata da Antonello Mangano per Fainotizia.it. Un insieme di testimonianze che confermano quello che ogni automobilista di passaggio vive sulla propria pelle: la Calabria è un`isola. Oggi anche per le tariffe delle spedizioni. «Confermo che la Calabria è difficile da raggiungere a causa delle infrastrutture autostradali. Cambiano le persone, ci dicono sempre le stesse cose. Ma di fatto da Salerno in poi è un incubo. Uno sa quando entra ma non sa quando esce da questa autostrada», spiega Renato Carrara, presidente dell’associazione nazionale corrieri, che raggruppa i maggiori operatori del settore (Fedex, Sda, Tnt, Ups, Dhl). Un operatore dei trasporti locali racconta al cronista che ogni giorno i suoi autisti telefonano ad Anas per conoscere quali tratti sono aperti e quali chiusi: «Ma non possiamo chiamare 365 giorni all’anno». ?Tratte navali come la Messina-Salerno sono cresciute negli ultimi anni proprio per via dei lavori infiniti sulla Salerno-Reggio Calabria. Ci sono pezzi d`Italia in cui è un`emergenza anche andare al mare, mentre l`emergenza viene affrontata ogni anno con una raffica di spot. Come quelli del 2010, anno in cui il percorso alternativo studiato per l`estate prevedeva… gli orari dei traghetti per bypassare la Calabria.

L`INEFFICIENZA FA GUADAGNARE
Trecentosette milioni di euro. È la cifra che dovremo pagare al consorzio formato da Impregilo e Condotte. Si tratta di una lunga controversia con lo Stato terminata lo scorso dicembre a favore delle imprese. Le aziende lamentavano tutta una serie di costi aggiuntivi sostenuti nel tratto terminale della strada calabrese, tra Gioia Tauro e Scilla, tra cui le spese dell’antimafia. «Non è un risarcimento», spiega a FaiNotizia.it Pietro Ciucci, amministratore unico dell`Anas. «Si tratta di riconoscere alle imprese del consorzio maggiori costi e maggiori tempi che non sono attribuibili a loro responsabilità. Ovvero importi che aumentano i costi dell’opera. Non risarcimenti ma riconoscimento di un corrispettivo. Non ci sono direttamente i protocolli antimafia, ma sappiamo che l`A3 ha subìto tentativi di infiltrazione criminale, in particolare nel quinto e sesto macrolotto. Lì dove ha determinato un allungarsi dei tempi, anche il protocollo antimafia ha contribuito nella definizione del corrispettivo». È un paradosso molto costoso: i cittadini sopportano non solo i costi della mafia (attentati, estorsioni, materiali di qualità scadente) ma anche quelli delle attività antimafia, che però non hanno frenato lo strapotere dei clan sui lavori dell’autostrada.

LA SCELTA DI DENUNCIARE
Il rapporto Confesercenti lo ha definito “il corpo di reato più grande d’Italia”. Per ogni macrolotto è aperta un’indagine giudiziaria. La spartizione del territorio è stata scientifica. Nel ’99, in una riunione a Rosarno, i rappresentanti delle `ndrine decisero il pagamento della “tassa ambientale”, cioè la tangente pari al 3% su ogni capitolato. Imposero “ditte amiche”. Determinarono la posa in opera di materiale in quantitativo inferiore a quello necessario.?Un vero sistema, con qualche piccola crepa. Per esempio, gli ingegneri che hanno deciso di non trattare con i clan. Oppure le ditte non gradite alla `ndrangheta. Li hanno cacciati subito, gli uni e gli altri. L’imprenditore calabrese Gaetano Saffioti aveva lanciato una provocazione: fatemi costruire un metro di A3, anche gratis. Lavoro in tutta Europa ma non a casa mia. All’inizio nessuna risposta, oggi la situazione è un po’ cambiata. «Non sono riuscito a lavorare nei cantieri dell`A3. Qualche impresa ci noleggia delle macchine», rivela nell`audioinchiesta. Dal 2002 vive sotto scorta. Ha denunciato quello che tutti sanno: tutti pagano e nessuno lavora senza il volere della `ndrangheta. «Il territorio è contaminato», spiega. «La mia scelta, a livello economico, è un suicidio. Quello che ho guadagnato è la sensazione di essere un uomo libero. Non devo pagare e non ho questa gente tra i piedi, posso dire di essere una persona perbene», nonostante una situazione da incubo. Ha provato a lavorare nel Nord Italia e l’hanno raggiunto. È andato in Francia e Spagna. Anche lì sono arrivati: «Il posto in cui lavoro me lo tengo riservato, meglio non fare troppa pubblicità».
Almeno due ingegneri si sono ribellati al sistema della tassa ambientale. Uno non lavora più in Calabria, ma precisa di aver lasciato l`azienda per motivi diversi dall`ingerenza mafiosa. Negli atti ci sono le sue parole, rivolte a un collega: «Non si scende a patti, dobbiamo andare via se non ci sono le condizioni di sicurezza».
La magistratura, intanto, continua a indagare. Tamburo, Arca, Autostrada, Topa e le tre inchieste chiamate Cosa mia: ma le indagini sono arrivate sempre dopo. Non si poteva prevenire? Risponde Bruno Frattasi, capo di gabinetto del ministero dell`Interno: «La grande impresa, dovendo operare in un certo contesto, pensa di stipulare delle “polizze assicurative”, però questo tipo di pactum sceleris l`impresa ha sempre detto che era costretta a farlo per ottenere la pace sociale sui cantieri, per fare sì che non ci fossero attentati».

E I LAVORI?
«I lavori saranno completati nel 2013»: il Parlamento ha accolto questo annuncio con una risata. Quando c’era il governo Amato, Nerio Nesi disse che avrebbero terminato tutto in cinque anni. Il ministro di Berlusconi – Pietro Lunardi – era più ottimista: finiremo in quattro anni. Poi nel 2001 dissero: sarà pronta nel 2005; nel 2002; termineremo nel 2006; nel 2005: finiremo nel 2009. I costi sono valutati in circa 7 miliardi e mezzo. Nonostante la generale sfiducia, Anas ribadisce che l’anno prossimo i lavori saranno sostanzialmente terminati. Mentre l’amministratore Piero Ciucci precisa che la data effettiva di inizio dei lavori risale a 10 anni fa, con la “Legge obiettivo”. E il completamento? Ciucci fa due calcoli: «Duecentoquaranta chilometri sono già stati aperti. E altri 120 lo saranno entro la fine del 2013». A quel punto all`appello ne mancheranno “soltanto” ottanta.

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