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Decreti per pagare i crediti alle imprese, insorgono politici e sindacati

Ha sollevato un vespaio di polemiche l’esclusione delle imprese delle Regioni sottoposte al piano di rientro sanitario dall’applicazione dei decreti per la restituzione alle imprese di 20-30 miliar…

Pubblicato il: 24/05/2012 – 17:46
Decreti per pagare i crediti alle imprese, insorgono politici e sindacati

Ha sollevato un vespaio di polemiche l’esclusione delle imprese delle Regioni sottoposte al piano di rientro sanitario dall’applicazione dei decreti per la restituzione alle imprese di 20-30 miliardi di crediti vantati dalla pubblica amministrazione. Naturalmente, tra le autonomie locali in cui i provvedimenti del governo Monti non troveranno applicazione vi è la Calabria. La politica insorge in maniera unanime, così come le parti sociali. La misura, infatti, corre il rischio di assestare il colpo di grazia alle imprese del nostro territorio, molto spesso schiacciate non dai debiti, bensì dai crediti nei confronti delle amministrazioni inadempienti.
Allarmati i sindacati. In una nota congiunta, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil calabresi, Michele Gravano, Paolo Tramonti e Roberto Castagna, esprimono «grande preoccupazione e forte contrarietà circa le decisioni assunte dal governo. Tale provvedimento – aggiungono – va immediatamente modificato per consentire i pagamenti alle imprese anche della nostra Regione che vantano crediti nei confronti della pubblica amministrazione. È inutile sottolineare che, se tutto ciò non dovesse avvenire, la penalizzazione per la Calabria sarebbe pesantissima, aggravando ulteriormente la condizione economica del nostro già debole sistema produttivo, soprattutto in unmomento di forte crisi con la continua cessazione di attività ela perdita di migliaia di posti di lavoro». Cgil, Cisl e Uil annunciano di essere pronte «a mettere in campo ogni forma di mobilitazione».
Anche l’assessore regionale alle Attività produttive, Antonio Caridi, parla di una norma «fortemente penalizzante, oltre che ingiusta». «Per la Calabria – sostiene l’esponente dell`esecutivo – il testo del decreto, nella sua stesura attuale, rischia di mortificare pesantemente il forte impegno della giunta regionale orientato ad agevolare l`accesso al credito da parte delle imprese, nella consapevolezza che sia uno degli strumenti indispensabili per consentire alle aziende di resistere in un momento di pesante e negativa congiuntura economica ma anche per fornire la possibilità di innovare e di investire».
«Il momento di crisi che investe tutto il Paese pesa maggiormente sulle Regioni meridionali e mi appare, pertanto, inammissibile contribuire alla maggiore penalizzazione delle imprese del Sud, con il conseguente aumento del divario, già, purtroppo, esistente tra i territori italiani», afferma da parte sua la parlamentare e coordinatrice regionale di Fli, Angela Napoli. «Mi auguro, pur recependo i criteri della premialità che dovranno essere posti alla base del futuro buon superamento della crisi italiana, che il Governo Monti riveda oggi i criteri di ripartizione dei finanziamenti concessi alle imprese».
Il senatore Francesco Bevilacqua (Pdl) preannuncia che presenterà «assieme ai colleghi calabresi un emendamento per evitare che tale piano discriminatorio venga attuato». Il deputato Giovanni Dima (Pdl) ha presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio, parlando di «un`evidente discriminazione perpetrata ai danni di tutte quelle imprese che hanno rapporti di lavoro con questi enti territoriali». Per la presidente della Provincia di Catanzaro, Wanda Ferro, «la penalizzazione inflitta dal governo Monti alle imprese calabresi è un grave segno di debolezza che lascia intravedere un futuro sempre più incerto per l`economia regionale». Per questo «occorre un`azione forte e risolutiva, un`azione politica a 360 gradi, altrimenti non saremmo più in grado di garantire gli equilibri necessari, dovremmo dimenticare ogni ipotesi di sviluppo e quindi puntare ad una fase di emergenza mirata alla nostra sopravvivenza».
Il segretario regionale de La Destra, Gabriele Limido, propone lo sciopero fiscale: «A questa disparità di valutazione gli imprenditori calabresi dovrebbero rispondere con la minaccia» di non versare i tributi. «Astenersi dal pagare i balzelli di questo governo fantoccio. Cosa hanno a che spartire le imprese private della Calabria con la cattiva amministrazione degli enti locali, Comuni e Province, e con la Regione che, in questa fase, è impegnata con il duro piano di rientro dal deficit sanitario?».
Per il presidente della commissione Bilancio del consiglio regionale, Candeloro Imbalzano, «è un provvedimento, in generale tanto atteso, iniquo e palesemente discriminatorio, che rischia di accentuare il distacco dalle istituzioni di aree importanti del Paese, impedendo a migliaia di imprese di arginare il rischio, ormai più che concreto, di essere espulse dal mercato».
«Tacere significa divenire complici di un provvedimento ingiusto, e, quindi, inaccettabile i cui contenuti accrescono le difficoltà sociali ed economiche della Calabria – chiosa il vicepresidente di palazzo Campanella, Alessandro Nicolò –. Si riduce così ulteriormente la mandata di ossigeno a centinaia di piccole e medie imprese non solo della Calabria, ma dell`intero Mezzogiorno».

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