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«Una morte che ha scosso le coscienze»

CATANZARO «Quello di Dodò è stato un omicidio che ha scosso le coscienze, ha lasciato un segno. Ed è una morte che ha posto tanti interrogativi». Così si è espresso il fondatore di Libera don Luigi…

Pubblicato il: 30/05/2012 – 12:25
«Una morte che ha scosso le coscienze»

CATANZARO «Quello di Dodò è stato un omicidio che ha scosso le coscienze, ha lasciato un segno. Ed è una morte che ha posto tanti interrogativi». Così si è espresso il fondatore di Libera don Luigi Ciotti deponendo davanti ai giudici della Corte d`assise di Catanzaro nel processo per l`omicidio di Domenico “Dodò” Gabriele, un bambino di undici anni morto dopo tre mesi di coma a causa delle ferite riportate nella strage nel campo di calcetto compiuta a Crotone il 25 giugno del 2009. Nell`occasione fu ucciso all`istante Gabriele Marrazzo, di 35 anni, che era il reale obiettivo dell`agguato, e rimasero ferite altre 9 persone. Della strage sono accusati Francesco Tornicchio, di 32 anni, ritenuto il boss dell`omonima cosca di Crotone, il fratello Andrea, di 21, e Vincenzo Dattolo, di 27.
Don Ciotti ha riferito di avere conosciuto i genitori di Dodò quattro mesi dopo la morte. «Li ho conosciuti – ha detto – in un momento di grande sofferenza, ma loro si sono messi in gioco trasformando la sofferenza in impegno ed aderendo al movimento della famiglie delle vittime di mafia. Da loro ho saputo che Dodò era un tifoso juventino e per questo organizzai un incontro tra i genitori, Del Piero e la squadra». Il sacerdote ha anche ricordato che a Dodò è stata intitolata la “Bottega della legalità” aperta nella sede del Consiglio regionale a Reggio Calabria in cooperazione con Libera, in cui si vendono prodotti ricavati dai terreni confiscati alla `ndrangheta e dati in gestione a cooperative sociali. «Segno – ha aggiunto – che quel delitto ha lasciato il segno».
Al processo ha testimoniato anche il sindaco di Crotone, Peppino Vallone che ha parlato di «evento traumatico per la città che ha sentito l`obbligo di costituirsi parte civile per fare chiarezza sull`omicidio». Davanti ai giudici ha parlato anche il parroco della chiesa di San Giuseppe Artigiano, don Massimo Sorrentino, frequentata da Dodò. Il sacerdote ha ricordato che il bambino era uno dei più attivi nel fare il chierichetto e che gli aveva manifestato l`intenzione di farsi prete. «Dopo la sua morte – ha detto il sacerdote – ho percepito l`indignazione della comunità». Secondo l`accusa, la strage sul campo di calcetto fu compiuta per “risolvere” alcuni contrasti interni alla cosca Tornicchio. Obiettivo dell`agguato era Gabriele Marrazzo, mentre Domenico fu ucciso per errore.

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