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Chizzoniti: voti dei Lo Giudice a Rappoccio, perché se ne parla solo ora?

L`ex presidente del consiglio comunale di Reggio, Aurelio Chizzoniti, ha tenuto una conferenza stampa con riferimento «alle gravi accuse verbalizzate il 7 aprile 2011 dal boss mafioso, allora aspir…

Pubblicato il: 30/05/2012 – 15:45
Chizzoniti: voti dei Lo Giudice a Rappoccio, perché se ne parla solo ora?

L`ex presidente del consiglio comunale di Reggio, Aurelio Chizzoniti, ha tenuto una conferenza stampa con riferimento «alle gravi accuse verbalizzate il 7 aprile 2011 dal boss mafioso, allora aspirante collaboratore di giustizia, Antonino Lo Giudice nei confronti del consigliere regionale Antonio Rappoccio».
«Secondo quanto riferito dal blasonato testimone di giustizia – ha sostenuto Chizzoniti – nel corso della campagna elettorale regionale del 2010 lo stesso ebbe “un incontro voluto dal politico Rappoccio che lo aveva incaricato di raccogliere voti per lui accettando l`invito per via dell`amicizia con uno zio del Rappoccio suo vicino di casa; Rappoccio era stato poi eletto”».
Chizzoniti definisce «confermato e provato quell`assunto accusatorio, sulla scorta delle famigerate schede imposte da Rappoccio agli elettori per monitorare il consenso elettorale». L`ex presidente del civico consesso ha comunicato di «aver già presentato alla Procura generale e alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria un voluminoso dossier nel quale spiccano alcune schede – puntualmente vistate dai collaboratori di Rappoccio: Loredana Tolla, Marianta Catanzariti, Santo Mandalari – prodotte dalla signora Cristina Lo Giudice, sorella del boss che indica a Rappoccio l`apporto elettorale del fratello Luciano alla sezione n. 131, della sorella Dorina alla n. 194, del fratello Massimo alla 131, della mamma Teresina Vescio alla 131; mentre nella scheda di Domenico Lo Giudice si nota il coinvolgimento di Maria Lo Giudice, sorella del pentito, e di Bruno Talé, marito della stessa, nonché di Antonino Lo Giudice, omonimo del testimone di giustizia, e quindi di Fiorina Clerici, strettamente imparentata con la famiglia Lo Giudice».
«Non meno significativa – aggiunge Chizzoniti – la scheda di Pietro Lo Giudice, cugino del collaboratore, aspirante ad un posto di lavoro, che specifica fra gli elettori di Rappoccio anche Filomena Clerici unitamente ad altri nominativi riconducibili» alla stessa famiglia di `ndrangheta.
Chizzoniti esprime «costernazione e stupore per la strana gestione dell`importantissimo verbale accusatorio comparso con oltre un anno di ritardo ma non a Reggio bensì a Catanzaro nel contesto del processo che vede imputato il dichiarante Antonino Lo Giudice per gli attentati consumati ai danni della Procura generale reggina e dell`abitazione dello stesso Procuratore generale Di Landro. Bisogna quindi capire – ha detto ancora l`esponente politico – se sono state esperite opportune investigazioni e i controlli su quanto affermato da Antonino Lo Giudice e, in caso affermativo, chiedersi per quale motivo le relative conclusioni unitamente al verbale illustrativo non siano confluite nei processi che riguardano l`organizzazione Rappoccio». Ciò anche alla luce del fatto, rileva Chizzoniti, che nell`aprile 2011 il consigliere regionale «era contestualmente indagato dalla stessa Procura reggina proprio per corruzione elettorale. Nel caso contrario, ove quanto dichiarato dal pentito non fosse stato oggetto di doverose indagini, emergerebbero ancora una volta – conclude l`ex presidente del consiglio comunale di Reggio – clamorosi abusi ed omissioni di inaudita gravità che dimostrerebbero l`uso strumentale del testimone di giustizia Lo Giudice».

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