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Rappoccio-Lo Giudice, Chizzoniti chiede conto delle indagini

L`ex presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria, Aurelio Chizzoniti, interviene ancora una volta sull`indagine a carico del consigliere regionale Antonio Rappoccio, rinviato a giudizio ne…

Pubblicato il: 11/06/2012 – 16:35
Rappoccio-Lo Giudice, Chizzoniti chiede conto delle indagini

L`ex presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria, Aurelio Chizzoniti, interviene ancora una volta sull`indagine a carico del consigliere regionale Antonio Rappoccio, rinviato a giudizio nei mesi scorsi per corruzione elettorale. E lo fa inviando una richiesta al procuratore della Repubblica Ottavio Sferlazza, al Csm, alla Corte di Cassazione e alla Procura generale di Reggio.
In particolare Chizzoniti ritorna sulla notizia dell’esistenza di un verbale illustrativo del collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice il quale, il 7 aprile 2011, avrebbe riferito circa «un incontro voluto dal politico Rappoccio». Quest`ultimo, stando sempre al verbale, «aveva incaricato Antonino Lo Giudice di raccogliere voti per lui; Lo Giudice aveva accettato per via dell’amicizia con uno zio del Rappoccio, suo vicino di casa; Rappoccio era poi stato eletto».
«Alla data del 07 aprile 2011 – afferma Chizzoniti – il consigliere Rappoccio era sicuramente indagato sin dall’anno 2010 per corruzione elettorale». Escludendo, quindi, che la «connessa e pertinente pendenza processuale nei confronti del signor Rappoccio possa essere sfuggita ai signori magistrati che hanno partecipato all’incontro con il dichiarante», però l`ex presidente del Consiglio comunale stigmatizza che «appena 36 giorni dopo le dichiarazioni rese dal pentito Lo Giudice nei confronti di Rappoccio la Procura della Repubblica reggina ha frettolosamente concluso le indagini preliminari nei confronti dello stesso.
E ancora, così come quel verbale «è stato immediatamente utilizzato dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nei confronti dei magistrati Alberto Cisterna, Francesco Mollace, ufficiali dell’Arma e avvocati», Chizzoniti si rifiuta «di credere che non siano state esperite indagini “sull’incontro voluto dal politico Rappoccio che aveva incaricato Lo Giudice Antonino di raccogliere voti per lui …”.  Sul punto, purtroppo non va sottaciuto che, mentre per un verso il contenuto del predetto verbale riguardante la presunta proprietà di imbarcazioni da diporto in capo ai fratelli Carlo e Vincenzo Macrì (entrambi magistrati) viene pubblicato da puntuali sponde mediatiche, per altro, per oltre un anno nulla è trapelato in relazione al pianificato attentato alla vita dell’allora giudice istruttore Vincenzo Macrì (oggi procuratore generale presso la Corte di Appello di Ancona) nei cui confronti non è stata avvertita neanche la sensibilità di sentirlo quale parte offesa».
Alla luce di tutto, come parte offesa nel processo al consigliere regionale del Pri, Chizzoniti chiede il rilascio di copia degli atti di indagini eseguite a seguito delle dichiarazioni accusatorie formalizzate da Antonino Lo Giudice.
Se questo non fosse avvenuto, l`ex presidente del Consiglio comunale di Reggio «sollecita il rilascio di conforme dichiarazione ed ove, di contro, tali indagini fossero pendenti chiede di conoscere se siano intervenute eventuali iscrizioni nel registro degli indagati».
Nella lettera inviata alla Procura, infine, sono allegate le copie delle schede elettorali «imposte dal signor Rappoccio anche ai familiari del pentito Lo Giudice». Schede che, – conclude Chizzoniti – evidenziano incredibilmente anche numeri di telefono personali ed indicano addirittura preventivamente le sezioni dove poi in effetti sono stati riscontrati tantissimi voti a favore di Rappoccio».

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