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«La via d`uscita è il rispetto delle regole»

Il punto di forza della ‘ndrangheta è il lavoro. Quello che ruba, quello che sfrutta, quello che taglieggia. È lungo i binari di questa riflessione che questa mattina si è svolta a Reggio la presen…

Pubblicato il: 19/06/2012 – 14:40
«La via d`uscita è il rispetto delle regole»

Il punto di forza della ‘ndrangheta è il lavoro. Quello che ruba, quello che sfrutta, quello che taglieggia. È lungo i binari di questa riflessione che questa mattina si è svolta a Reggio la presentazione del libro di Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino, Il contagio, come la ‘ndrangheta ha infettato l’Italia. Il volume, scritto dai due magistrati antimafia e curato dal giornalista Gaetano Savatteri, affronta anche questo nodo cruciale, cioè la capacità del crimine organizzato calabrese di trasformare il lavoro in strumento di potere.
«Le mafie – ha spiegato il procuratore aggiunto Prestipino – hanno un primo contatto con il mondo del lavoro attraverso il taglieggiamento di imprenditori e commercianti. Per loro questo tipo di pressione è vitale, perché permette di esercitare un forte controllo sociale». Il secondo passaggio, secondo il magistrato reggino, consiste nella collusione degli stessi imprenditori, che vengono usati come prestanome dalla cosche per concludere affari altrimenti irrealizzabili. Prestipino, che nelle scorse settimane aveva esortato le ditte impegnate nell’ammodernamento dell’A3 a denunciare i clan, anche oggi ha riservato una nota di biasimo a chi «usa le difficoltà ambientali calabresi per giustificare il rallentamento dei lavori. È troppo comodo agire in questo modo». Anche le associazioni di categoria devono fare la loro parte, cioè decidere «se vogliono continuare a essere semplicemente i sindacati delle tessere», ha detto il magistrato. Pensiero condiviso anche da Guglielmo Epifani, che rinnova l’impegno della Cgil a favore di questa battaglia contro la criminalità organizzata.
L’ex segretario nazionale ha anche illustrato la sua visione della Calabria e le proposte per una sua nuova rinascita, economica ma anche culturale: «Si tratta di una società tendenzialmente chiusa, ma l’identità non può vivere solo di negazione dell’altro. Perché in un simile contesto a vincere è la ‘ndrangheta, che vuole svuotarla, disperderne i giovani e allontanare le imprese». Anche se per il definitivo cambio di passo – ha continuato l’attuale presidente della Fondazione Bruno Trentin – «serve passare da una cultura del credito, della sfiducia e della rassegnazione a una in cui c’è la consapevolezza di potercela fare, anche grazie all’aiuto dello Stato».
All’incontro promosso dalla Cgil hanno partecipato anche il direttore del Quotidiano della Calabria Matteo Cosenza e il sindaco di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta. È stato proprio il primo cittadino del paese della Locride a ribadire uno dei concetti chiave per vincere la partita contro la ‘ndrangheta: «Parlare di rispetto delle regole è la sola via d’uscita». Qualcosa però sta cambiando. Ne è convinta anche Mimma Pacifici, segretario generale della Cgil Reggio-Locri, per la quale «la magistratura reggina ha fatto tanto negli ultimi anni. Adesso è importante non arretrare e lavorare per l’affermazione della cultura del diritto, l’unico modo per liberare la gente di Calabria».

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