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Centrale di Saline, coro di “No”

REGGIO CALABRIA Un coro di “No” alla centrale a carbone di Saline Joniche si registra dopo la notizia del “via libera” alla realizzazione arrivato dal governo. La decisione dell`esecutivo è arrivat…

Pubblicato il: 21/06/2012 – 12:36
Centrale di Saline, coro di “No”

REGGIO CALABRIA Un coro di “No” alla centrale a carbone di Saline Joniche si registra dopo la notizia del “via libera” alla realizzazione arrivato dal governo. La decisione dell`esecutivo è arrivata lo scorso 15 giugno al termine di una lunghissima procedura amministrativa che ha permesso di dare l`assenso alla Valutazione di impatto ambientale (Via) al progetto proposto dalla Sei spa per la costruzione di una centrale termoelettrica da 1,320 MwE. E contro questa struttura che dovrebbe sorgere in località Saline Joniche del comune di Montebello – in provincia di Reggio Calabria – si è schierata la federazione provinciale reggina del Msi-Fiamma Tricolore. «Apprendiamo, senza grossa sorpresa – è scritto in una nota – che il ministero dell`Ambiente si è espresso favorevolmente circa la compatibilità ambientale del progetto della società Sei relativo alla costruzione di una centrale termoelettrica a carbone presso l`area della ex Liquichimica di Saline Joniche. Ancora una volta il governo Monti non manca occasione di umiliare i territori e la sua gente per assecondare le volontà, ma soprattutto i beceri interessi economici, dei poteri del grande Capitale». Secondo lo schieramento politico «il carbone fa male alla salute dei cittadini e fa male allo sviluppo del nostro territorio». «Questa è una verità senza possibilità di smentita – ribadiscono –, ed è questa l`unica ragione valida e che deve prevalere. Lanciamo un appello alla Regione ed al presidente Scopelliti affinché manifesti formalmente il suo veto alla costruzione della Centrale e ponga finalmente fine con risolutezza e decisione a questo ennesimo tentativo di scempio contro la nostra terra». Un`altra voce “contro” è stata espressa dall`associazione socio culturale Area Briganti. «Centocinquant`anni di malaunità – è scritto in una nota – hanno regalato al Sud solo povertà e continue umiliazioni, e pare che il governo Monti si voglia porre in assoluta continuità con questo sciagurato cammino». Secondo l`associazione «la notizia non lascia sconcerto, è ben noto il vile asservimento di Monti ai poteri ed alle lobbie di Banche e di Multinazionali, ed è altrettanto ben noto che una colonia, quale è intesa la nostra terra, non deve avere possibilità di riscatto e di sviluppo affinché mantenga determinati equilibri ed il benessere degli industriali del nord Italia». «L`area di Saline – sostengono – è di grande interesse paesaggistico e naturalistico, nonché un territorio ancora ricco di storia e tradizioni che può e deve essere valorizzato in chiave turistica. Esistono già da anni numerosi e validi progetti atti a trasformare il potenziale economico di questo territorio in reali e produttivi posti di lavoro, ed è su questi che amministrazioni locali e governo devono concentrarsi». Ed un “No” arriva anche dall`ex governatore della Calabria. «Il nostro problema – ha detto Agazio Loiero che è anche coordinatore nazionale di Mpa-Ad – è il carbone che, malgrado le innovazioni prodotte dalla tecnologia inquina moltissimo, diversamente da tutto il resto. I precedenti ci sono a Gioia Tauro, e lì sappiamo com’è andata a finire. La posizione è quella di sempre, ribadita all’unanimità dalla giunta nel 2008 e inviata al governo: un netto no a Saline Joniche».
Anche il Partito dei comunisti italiani esprime al sua contrarietà alla costruzione della centrale e definisce «vergognosa» la decisione assunta dal governo Monti. «Anche in materia ambientale – si legge in una nota del segretario regionale del Pdci, Michelangelo Tripodi – il governo tecnico ha gettato la maschera. Dopo il massacro sociale promosso in questi mesi  con l’attacco ai diritti dei lavoratori, dei pensionati e dei precari e allo stato sociale (controriforma delle pensioni, cancellazione dell’art. 18, aumento pressione fiscale, Imu sulla prima casa, ecc.), adesso c’è un nuovo tassello di questo disegno sciagurato che sta distruggendo la società italiana. Con la scelta compiuta su Saline Joniche siamo passati adesso al massacro ambientale e al disprezzo del territorio. Si vuole obbligare la regione a subire un impianto pericoloso, inutile e dannoso». Secondo Tripodi «la scelta di imporre la costruzione della centrale a carbone a Saline Joniche avviene contro la volontà delle popolazioni, delle istituzioni e amministrazioni locali, delle associazioni ambientaliste e dell’intero territorio». «Il decreto del Consiglio dei ministri – afferma – rappresenta un’evidente forzatura frutto di un vero e proprio pateracchio con aspetti palesi di illegittimità e arbitrarietà, da cui emergono chiaramente i pesanti condizionamenti che nella vicenda si sono determinati per ottenere questo obiettivo. A questo punto non ci sono alternative: ci vuole una reazione adeguata alla gravità della sfida che è stata lanciata con un forte ed incisiva mobilitazione popolare sostenuta da tutte le istituzioni locali e dalla Regione».
E si affida alla metafora calcistica, invece, Legambiente per commentare la decisione del governo. «Il “biscotto” tra la Sei-Repower e il governo dei tecnici in confusione – Nuccio Barillà, della segreteria nazionale di Legambiente – è concepito per  chiudere la partita di Saline, con un gol palesemente irregolare. Però è  ancora troppo presto per cantare vittoria. Siamo certi che la Calabria in tutte le sue componenti saprà respingere questo atto d’arroganza coloniale, soprattutto ora che avrà modo di leggere le argomentazioni contenute nel parere di Valutazione d’impatto ambientale, finalmente ufficializzato». Per l`esponente di Legambiente la Via, infatti, sarebbe piena di lacune. «Il documento – sostiene Barillà – conferma tutte le  carenze e forzature da noi evidenziate e le riserve già da noi espresse a cui vanno aggiunte quelle, sul piano istituzionale, formulate e mai ritirate del ministero dei Beni Culturali. È davvero scandaloso che questa decisione antidemocratica, che da l’idea a quale tipo di sviluppo pensi realmente una parte del governo, giunga nei giorni in cui a  Rio si sta discutendo su come fronteggiare l’emergenza climatica di cui la fonte fossile carbone è il killer principale». Da qui l`annuncio di Legambiente di “dare battaglia”. «Quello che è certo – afferma Barillà – che il decreto del consiglio dei ministri, a cui ha fatto vergognosamente da sponda il ministero dell’Ambiente, non fermerà la nostra lotta che sarà portata avanti in sede amministrativa, istituzionale ma soprattutto attraverso un forte e irriducibile movimento di lotta. Alle istituzioni calabresi, Regione in primis, ora che il gioco si fa duro, tocca scegliere da che parte stare».
Nel corso di una conferenza stampa, a Reggio, sui ritardi nei lavori di completamento dell`autostrada Salerno – Reggio, i consiglieri regionali Carlo Guccione e Bruno Censore del Pd, Giuseppe Giordano di Idv e Pasquale Tripodi (Misto) hanno riconfermato la loro contrarietà alla realizzazione della centrale a carbone di Saline Ioniche. Tripodi, Giordano, Censore, Guccione, hanno affermato «che non si tratta di questione che riguarda i comuni vicini all`area indicata, ma dell`intera Calabria. D`altronde – hanno ricordato – il Consiglio regionale il 16 novembre del 2010, all`unanimità, aveva votato una mozione contro il carbone, una scelta, peraltro, contenuta nel Piano energetico regionale ancora in vigore. La partita è dunque chiusa». Lancia un appello, Pino Commodari del Prc: «Blocchiamo la costruzione della centrale a carbone a Saline». «Il governo Monti, il governo più politico della storia d`Italia – prosegue Commodari – ha detto si alla costruzione della centrale a carbone a Saline Joniche della Sei spa, della potenza di 1320 MWe. Una scelta antidemocratica e arrogante di un governo, la cui essenza stessa e proprio questa, perchè non ha tenuto in alcuna considerazione le posizioni espresse dalla popolazione, dai comitati locali, dalle associazioni ambientaliste, da molte amministrazioni locali. Abbiamo una sola possibilità per i
mpedire che cio` si compia: la mobilitazione e la rivolta popolare». «La decisione che nei giorni scorsi il Governo ha preso di decretare “la compatibilità ambientale” del progetto di costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche – è scritto in una nota congiunta della segreteria regionale della Cgil e della Camera del lavoro di Reggio – è l`ennesima dimostrazione che in settori non secondari dello stesso prevale l`idea di una regione  da sfruttare, con scelte dal chiaro sapore neocoloniale. Ribadiamo il nostro No, sollecitiamo il sistema istituzionale locale a partire dalla Giunta regionale e dal Consiglio a non consentire una scelta che è contro il futuro della regione; ci mobiliteremo e sosterremo ogni iniziativa a contrasto della scelta compiuta ed a  difesa degli interessi legittimi della Calabria».
Sulla vicenda interviene anche il  Comitato Si` per “Comitato per la Riconversione della centrale Enel di Rossano” che sollecita decisioni anche per quanto riguarda l`impianto rossanese. «Se l`Enel investe sul territorio del Veneto – è scritto fra l`altro nella nota – non è detto che sia poi interessata anche ad investire su quello calabrese e se parte la costruzione della Centrale di Saline a carbone pulito, non è detto che l`Enel sia interessata a costruire una ulteriore centrale in una regione dove c`e` un surplus di energia. Come si vede, i tempi di intervento non sono da considerarsi un aspetto secondario. In momenti di crisi come quello che stiamo attraversando non possiamo consentirci di perdere neppure una sola occasione di lavoro».
Anche il Pd reggino ha diramato una nota per esprimere contrarietà.
«La firma da parte del governo nazionale del decreto che,  in continuità col parere tecnico affermativo espresso dal precedente governo Berlusconi nell’ottobre del 2010, conclude positivamente la procedura di Valutazione d’impatto ambientale sul progetto della centrale a carbone di Saline Ioniche è una pessima notizia», affermano i bersaniani.  
«In particolare – prosegue la nota -, colpisce negativamente il fatto che si intendano perseguire scelte  che si scontrano con gli interessi delle popolazioni locali e le prospettive di sviluppo del territorio, non tenendo in considerazione nè le posizioni che le Istituzioni calabresi nel corso di questi ultimi anni hanno assunto né quanto stabilito dal piano energetico regionale che esclude il carbone tra le fonti energetiche utilizzabili sul proprio territorio. L’Area grecanica e del melitese non possono più sopportare ulteriori violazioni della loro vocazione turistica, con interventi che compromettono il paesaggio e l’ecosistema dell’intero comprensorio. La nostra terra ha bisogno di un’idea diversa dello sviluppo, che metta al centro le energie rinnovabili, il lavoro pulito, i territori sicuri.Il Partito democratico, attraverso le proprie rappresentanze politiche ed istituzionali ed in piena sintonia con la volontà espressa dalle popolazioni, dagli enti locali e dalle forze economiche e produttive dell’area grecanica, ribadisce il proprio impegno e lancia un appello affinché attorno alla questione di Saline si sviluppi una forte ed ampia iniziativa unitaria capace di scongiurare qualsiasi decisione, come quella della centrale a carbone, che possa segnare in maniera irreversibile il futuro del comprensorio melitese».

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