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Saline, Legambiente prepara il ricorso contro la centrale

LAMEZIA TERME «Il decreto del presidente del consiglio dei ministri che dà il via libera è imbarazzante, sprezzante della volontà dei territori ed assolutamente attaccabile sotto il punto di vista …

Pubblicato il: 22/06/2012 – 16:57
Saline, Legambiente prepara il ricorso contro la centrale

LAMEZIA TERME «Il decreto del presidente del consiglio dei ministri che dà il via libera è imbarazzante, sprezzante della volontà dei territori ed assolutamente attaccabile sotto il punto di vista amministrativo. Ed è evidente che non faremo mancare il nostro contributo in tribunale come del resto abbiamo già fatto con i diversi ricorsi sulla riconversione a carbone della centrale ad olio di Porto Tolle sul delta del Po, presentati insieme alle altre associazioni nazionali, ai comitati locali e ad alcune categorie produttive del luogo. E in tribunale faremo valere tutte le nostre ragioni».
E` questo il commento di Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente, dopo la firma del premier Mario Monti al decreto Valutazione di impatto ambientale per la realizzazione della centrale a carbone di Saline Ioniche.
«La “nuova” via elettrica italiana proposta dall`esecutivo e dalle grandi aziende energetiche – prosegue il vice presidente – è quella di un “ritorno al passato” verso la fonte fossile più inquinante: il carbone. Da decenni Legambiente chiede che il nostro Paese equilibri il suo mix di fonti per la produzione elettrica ed energetica e riduca le importazioni e la bolletta ma farlo con la fonte più inquinante e climalterante equivarrebbe ad un suicidio economico, oltre che industriale, per il sistema Paese, con una “rinascita economica” che riguarderebbe solo il bilancio delle aziende energetiche a danno delle casse dello Stato, delle tasche dei cittadini e delle imprese, soprattutto a causa delle multe previste dagli accordi internazionali».
Legambiente affonda l`analisi. «Il carbone – prosegue la nota – non serve all`Italia per risolvere i suoi problemi energetici, perchè peggiorerà la dipendenza energetica del nostro Paese dall`estero, visto che già oggi importiamo più del 99% del carbone utilizzato nelle centrali elettriche italiane; non abbasserà la bolletta energetica del Paese, visto che dei potenziali risparmi nell`acquisto del combustibile beneficeranno soprattutto i bilanci delle aziende energetiche e faticheranno ad arrivare nelle bollette degli italiani; peserà alla fine sulle casse dello Stato e sulle tasche degli italiani, perchè non ci permetterebbe di rispettare gli accordi internazionali sul clima e pagheremo i danni provocati alla salute e all`ambiente con costi del sistema sanitario e del disinquinamento ambientale. La nuova centrale a carbone di Saline, poi, non serve al Paese nè tantomeno alla Calabria che esporta energia e ha scelto nel suo piano energetico la strada dell`efficienza e delle rinnovabili. All`Italia infatti non servono affatto nuove centrali termoelettriche, a maggior ragione se a Carbone come nel caso di Saline».
«Non si tratta comunque solo di emissioni di CO2 – ricorda Nuccio Barillà, della segreteria nazionale di Legambiente – il carbone è anche una grave minaccia per la salute di tutti: come descritto puntualmente nell`allegato A al decreto di Via firmato dal premier Mario Monti, la combustione del carbone rilascerà in atmosfera un cocktail di inquinanti pericolosi, a partire dalle polveri ultrafini e i metalli pesanti, che coinvolgeranno un`area molto piu` vasta di quella intorno alla centrale con pesanti ricadute sanitarie, di cui la provincia di Reggio Calabria e più in generale il nostro Paese non hanno certamente bisogno, anche alla luce della procedura d`infrazione sul mancato rispetto della direttiva sulla qualità dell`aria che grava sulla testa di tutti noi». «La Regione Calabria – conclude Barillà – si opponga in tutte le sedi, anche in quelle giudiziarie, a questa decisione centralista del governo che getta alle ortiche il no compatto che il consiglio regionale ha votato contro l`uso del carbone per la produzione elettrica sul territorio calabrese. Ed è per questo che ci aspettiamo una coerente risposta anche in sede amministrativa da parte dell`amministrazione regionale contro questa ennesima operazione colonizzatrice di cui la Calabria non ha alcun bisogno. La reazione sdegnata che il decreto Monti ha gia` prodotto nell`area grecanica dovrà pesare da subito nell`orientamento della Regione contro questo progetto scellerato».

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