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Centrale a carbone di Saline Joniche, Nino Foti dice sì

Il progetto della centrale a carbone di Saline Joniche? «Concreto e realizzabile». È la presa di posizione del parlamentare Nino Foti, ex coordinatore provinciale del Pdl reggino, che in una lunga …

Pubblicato il: 22/06/2012 – 23:42
Centrale a carbone di Saline Joniche, Nino Foti dice sì

Il progetto della centrale a carbone di Saline Joniche? «Concreto e realizzabile». È la presa di posizione del parlamentare Nino Foti, ex coordinatore provinciale del Pdl reggino, che in una lunga e articolata nota spiega il motivo del suo “sì” all`idea della società svizzera “Sei”, che fa parte del gruppo Repower. Un`idea che spariglia il centrodestra, considerata la posizione contraria anche del governatore Scopelliti. Foti conosce bene il mondo delle energie tradizionali e rinnovabili, essendo stato in passato vicepresidente del Gestore del mercato elettrico (Oggi Gse) e dell`Istituto di promozione industriale. Ma, sostiene, la sua è una posizione da cittadino calabrese che ha «vissuto tutta l’amarezza dell’incompiuta industriale su Saline Joniche che ha dato vita a quella che si può, non a torto, definire come un’autentica cattedrale nel deserto. Un esempio dal passato da cui imparare per non sbagliare ancora», chiosa Foti. «Siamo di fronte ad un progetto, quello promosso da Sei, rispetto al quale ritengo che la Politica, quella vera intendo con la P maiuscola, ha sì il dovere di interrogarsi in modo libero e incondizionato, per capirne fino in fondo ogni aspetto, ma ha anche il dovere di assumersi le proprie responsabilità. Serve capire se si tratta davvero dell’ultimo treno per lo sviluppo di quell’area così fortemente violentata in passato da scelte sbagliate – dice Foti –. Serve capire se il futuro di molti nostri giovani debba essere ancora quello fatto di emigrazione forzata o se, invece, questo progetto potrà rappresentare per molti di questi nostri giovani il tanto agognato posto di lavoro che oggi non c’è.  Servirà davvero capire tutto questo. Ma ritengo che chiunque sarà chiamato ad esprimersi, poiché deputato istituzionalmente a farlo, dovrà fondamentalmente dimostrare di avere il coraggio di decidere, anche a rischio di apparire momentaneamente impopolare purché lo faccia in modo davvero responsabile. Il ministero dell’Ambiente ha già deciso esprimendosi favorevolmente sul progetto sconfessando il rischio inquinamento nonché gli anatemi preconcetti e le minacce di matrice ambientalista di quanti vanno disseminando solo terrore nella popolazione intorno all’idea dell’esistenza di tale centrale o di quanti non trovano il coraggio di adottare scelte forse solo apparentemente impopolari».
«La presidenza del Consiglio dei ministri lo ha già fatto – prosegue il parlamentare del Pdl – rilasciando positivamente il proprio parere Via in ordine a tale progetto. La portata storica di quanto è accaduto non lo si può capire se non si conosce la storia industriale del nostro Paese e, soprattutto, quanto accaduto in casi analoghi a quello del progetto per la realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche.  Aver ottenuto da parte di Sei – Repower tale decreto da parte della presidenza del Consiglio dei ministri rappresenta un passaggio istituzionale fondamentale che certifica la compatibilità ambientale dell’investimento e tale conclusione non è per nulla da darsi per scontata».
Foti ricorda che «un altro impianto calabrese, quello di Rossano Calabro, per cui era stata chiesta la riconversione a carbone, si è visto negata la Via dallo stesso ministero dell’Ambiente. Negli ultimi 20 anni si possono contare poche autorizzazioni di questo calibro: l’ultima in ordine di tempo è quella di Civitavecchia, preceduta da Fiumesanto e Vado Ligure. Occorre sapere, inoltre, che la valutazione sull’impatto ambientale sul progetto della centrale a carbone di Saline Joniche  proposto da Sei è fondamentale sotto il profilo ambientale e della salute pubblica e, in particolare, è altrettanto importante quanto contenuto nell’allegato tecnico al decreto che dettaglia il piano di monitoraggio, garante del rispetto dei limiti delle emissioni dichiarata dalle società. Le pur comprensibili paure da parte delle popolazioni in ordine all’impatto ambientale – commenta ancora Foti –  ritengo possano definitivamente essere accantonate.  Non c’è motivo di essere impauriti. Quello che, piuttosto, mi spaventa di più è il pensiero sulle incertezze sul futuro occupazionale dei nostri giovani. Ed è su questo aspetto che intendo soffermarmi. Ritengo sia indiscutibile che di fronte alla totale inesistenza di altri progetti, nemmeno lontanamente equiparabili per tipologia di investimento, di fronte al nulla (dicasi il nulla!) come alternativa valida per il futuro di questa area della provincia di Reggio Calabria, non c’è nessuna scelta da compiere. Dal punto di vista occupazionale, poi, non si può non valutare tutti i vantaggi per il territorio. Anche in questo caso, chi istituzionalmente dovrà esprimere il proprio parere in merito a tale progetto non potrà non tenerne in debito conto. Perché è di questo che si tratta. Nel dire sì oppure no a questo progetto occorre sapere che la vita media di una Centrale, come quella proposta da Sei – Repower,  a pieno regime è di trent’anni. Le tipologie di occupazione possibili sono di triplice valenza. In termini di occupazione diretta, il progetto della Sei prevede l’assunzione di 140 persone con diversi profili dall’operaio specializzato all’ingegnere, dal chimico al geologo fino al personale amministrativo. Esiste poi un indotto diretto dal punto di vista occupazionale che Sei prevede in 160 persone, il cui impiego deriva dall’apertura stessa della centrale nei più disparati ambiti: sicurezza, portuali, catering, cura del verde. Esiste, infine – conclude Foti –, una forma di indotto indiretto occupazionale quantificabile verosimilmente da 200 persone in su. Ed è proprio su questo aspetto che la Politica deve e può intervenire. Attorno ad un progetto di simile portata è bene preparare il terreno, predisponendo interventi necessari a favorire la giusta conoscenza per i nuovi e futuri piccoli imprenditori e liberi professionisti delle reali opportunità e delle dinamiche di interesse che girano intorno a simili insediamenti industriali».

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