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Pdl, la sfida di Pacenza e Bianchi: «Lasciamo gli affarismi fuori dal partito»

CROTONE Nomi non ne fanno, ma questa volta hanno deciso di uscire allo scoperto, rompendo un silenzio che durava ormai da diverse settimane. La senatrice Dorina Bianchi, il consigliere regionale Sa…

Pubblicato il: 23/06/2012 – 18:03
Pdl, la sfida di Pacenza e Bianchi: «Lasciamo gli affarismi fuori dal partito»

CROTONE Nomi non ne fanno, ma questa volta hanno deciso di uscire allo scoperto, rompendo un silenzio che durava ormai da diverse settimane. La senatrice Dorina Bianchi, il consigliere regionale Salvatore Pacenza e il coordinatore del Pdl in provincia di Crotone, Umberto Lorecchio, chiedono ad Alfano e Scopelliti un cambio di passo nella gestione del partito. «Per il Pdl di Crotone è arrivato il momento di misurarsi con un progetto serio e credibile che sappia stimolare una incisiva sintesi della partecipazione movimentista che caratterizza l`impegno di tanti cittadini nel nostro territorio». Secondo i firmatari del documento «è bene precisare, sin da subito, che è intenzione largamente condivisa dal Pdl crotonese di partire da un assunto senza il quale riproporremmo paradossalmente la perversa e inconcludente logica meramente enunciativa: la politica deve essere partecipata da gente per bene, senza ansie affaristiche, scevra da ambizioni poltronistiche e soprattutto smaniosa di rispondere esclusivamente alla crescita economica e sociale del territorio». Nel mirino dei vari Bianchi, Lorecchio e Pacenza c`è il duo formato dalla vicepresidente della giunta regionale, Antonella Stasi, e dall`ex consigliere regionale Enzo Sculco, che a loro dire avrebbero impedito la celebrazione del congresso provinciale del Pdl. Quella pitagorica, infatti, è l`unica tra le cinque province calabresi dove i berluscones non sono riusciti a eleggere i propri organismi dirigenti. «Occorre – concludono gli esponenti del Pdl crotonese – riaccendere i motori della partecipazione attiva dal basso, sapendo calmierare le identità e i movimenti locali attraverso un soggetto politico che non imponga un pensiero unico ma sappia rappresentare la giusta sintesi delle istanze provenienti dalle comunità territoriali».

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