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Al Policlinico di Reggio esempio di buona sanità

Mesi fa è venuto a mancare mio padre, un uomo che, seppure anziano, ha vissuto fino all’ultimo al massimo delle proprie capacità, del vigore e della vitalità di cui la natura lo aveva dotato. Colpi…

Pubblicato il: 24/06/2012 – 19:32
Al Policlinico di Reggio esempio di buona sanità

Mesi fa è venuto a mancare mio padre, un uomo che, seppure anziano, ha vissuto fino all’ultimo al massimo delle proprie capacità, del vigore e della vitalità di cui la natura lo aveva dotato. Colpito nottetempo da un ictus devastante, per dieci giorni è stato ricoverato al policlinico Madonna della Consolazione di Reggio Calabria dove, lucido e consapevole fino alla fine, ha avuto il conforto di un intervento e di una cura ospedalieri tra i migliori che la Sanità possa garantire a una persona ammalata. Ed è su questo che, preoccupata dalle notizie di ridimensionamento e licenziamenti che circolano sul Policlinico, sento oggi il dovere civile di “dire”, per rendere testimonianza di un’esperienza di sanità calabrese che, pur nelle inevitabili specificità, so essere comune a molti altri cittadini della provincia reggina (e non solo) ed è quindi utile a sollecitare l’attenzione su aspetti fondamentali e delicati della nostra organizzazione comunitaria e sociale.
La notte del malore lo staff medico, infermieristico e ausiliario del Policlinico ha prontamente ed efficacemente ovviato alla surreale situazione sperimentata all’ospedale “Riuniti” di Reggio Calabria, dove il “tutto esaurito”, gli ammalati dislocati nei corridoi e perfino l’indisponibilità di una coperta di lana mi hanno fatto constatare la sconfortante condizione in cui la Sanità pubblica calabrese si presenta oggi al cittadino. Ciò, nonostante i numerosi , validissimi professionisti in forza ai vari reparti del “ Riuniti”, compreso il personale del 118 e del Pronto soccorso, intervenuto nella notte con solerzia e competenza. Da dirigente di lungo corso della scuola statale calabrese, ho tenacemente giocato la mia scommessa più convinta su ciò che comunemente definiamo “pubblico”, sul suo valore sociale, la sua portata civile e, soprattutto, sulla sua qualificazione. Ma è in questa circostanza che ho compreso ruolo e importanza dell’altra tipologia di “pubblico” nella sanità, quella che nascendo da iniziativa privata accoglie indiscriminatamente, grazie alle convenzioni sanitarie, tutti coloro che vi si rivolgono, soddisfacendo ineludibili e indifferibili bisogni individuali e della comunità. In un momento di tagli e riorganizzazioni il mio pensiero corre dunque inevitabilmente al settimo piano del Policlinico di Reggio Calabria, a quella piccola ma dignitosa oasi di accoglienza, professionalità, umanità che il reparto di Neurologia rappresenta e che nei lunghi, difficili e sofferti giorni della degenza del mio papà, se pur nel dolore, mi ha scaldato il cuore. Allo stimato primario Cartella, ai valenti medici del reparto, Pasquale Laganà (quale umanità) e Foti, al dottore Saverio Laganà che, unitamente ad altre due dottoresse (non ne conosco il nome), durante i turni di guardia notturna e festiva non si sono mai risparmiati, alle infaticabili e sensibili infermiere che, se pur estenuate da onerosi turni e carichi di lavoro non hanno mai fatto mancare, oltre alle cure, il rispettoso garbo verso mio padre e il sostegno morale a noi familiari, a tutto il personale il mio grazie, ma soprattutto l’augurio di continuare a lavorare insieme e con serenità nella piccola oasi della neurologia, facendo sperimentare ancora e quotidianamente agli ammalati il valore delle cure mediche e della solidarietà umana. A noi calabresi, il sincero augurio perché un presidio sanitario fondamentale, qual è il Policlinico di Reggio Calabria, continui a funzionare nel pieno delle proprie professionalità e della propria capacità di accoglienza.

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