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OPERAZIONE MEDUSA | La divisa sporca e il pizzicotto rivelatore

LAMEZIA TERME Non ci si permette di dare un bonario pizzicotto a un militare nel corso di una perquisizione, a meno che quel militare non sia un amico molto stretto. Per quei due carabinieri era su…

Pubblicato il: 28/06/2012 – 15:20
OPERAZIONE MEDUSA | La divisa sporca e il pizzicotto rivelatore

LAMEZIA TERME Non ci si permette di dare un bonario pizzicotto a un militare nel corso di una perquisizione, a meno che quel militare non sia un amico molto stretto. Per quei due carabinieri era sufficiente per capire che qualcosa non andava. Il loro collega, Roberto Gidari, aveva troppa familiarità con la famiglia Notarianni. Quella confidenza era la risposta a uno “sgarbo”. Il carabiniere infedele aveva promesso alla famiglia che non ci sarebbero più state visite delle forze dell`ordine in casa loro. E Gidari, quasi scusandosi, precisava di aver saputo dell`ispezione quella mattina stessa. Era il 5 febbraio 2011. Fu quello il primo campanello d`allarme. Il secondo fu che «riferito l’accaduto al comandante dell’epoca, questi precisava che non si trattava di una questione di rilievo». Così allucinante da finire sull`agenda (poi acquisita agli atti, ndr) di uno dei due carabinieri che avevano colto l`anomalia.
Si tratta, come scrive il gip nell`ordinanza di «connivenze inaccettabili». Le stessa che hanno fatto scattare le manette ai polsi del carabiniere 47enne. Il resto è farina del sacco di alcuni collaboratori di giustizia. Saverio Cappello, ad esempio, che «ha affermato di essere stato avvisato in più occasioni di perquisizioni e posti di blocco da parte dei Carabinieri ad opera proprio di Gidari». Secondo il pentito, fu lo stesso Gidari ad avvisarlo «di una intercettazione attivata a bordo della Golf del fratello Giuseppe» e di un “finto” intervento di tecnici dell`Enel a casa sua: in realtà si trattava di investigatori che dovevano installare una microspia.
Furono, anche all`epoca (il mese di luglio del 2010), due carabinieri-operai dell`Enel, a confermare che tra la famiglia Cappello e Gidari c`era uno strano rapporto. Dopo aver parlato con il presunto militare infedele, infatti, Rosario Cappello (padre del pentito Saverio) cambiò atteggiamento: la copertura era saltata ed «emerge dalla relazione di servizio, l’estrema confidenzialità di Gidari con Rosario Cappello e la sicura deduzione dei militari scriventi della rivelazione della loro identità reale da parte di Gidari allo stesso Cappello».
Un`amicizia scomoda, imperdonabile per un carabiniere in servizio nella Piana di Lamezia da molti anni. È impossibile che Gidari non conoscesse la caratura criminale delle famiglie con le quali aveva a che fare. È intollerabile che fosse in rapporti così stretti con i Cappello e i Notarianni. A volte, per svelare un segreto, basta un pizzicotto.

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