LAMEZIA TERME «Le mafie sono strutture di peccato». Lo ha affermato monsignor Giuseppe Merisi, presidente della Caritas italiana, nel corso di un convegno a Lamezia Terme intitolato “Costruire speranza”. L`incontro, il cui senso è sintetizzato proprio dalle parole del massimo rappresentante dell`organismo pastorale della Cei, è stato promosso dalla delegazione regionale Caritas Calabria e da Caritas Italiana, come segno di attenzione alla Chiesa di Calabria impegnata nella lotta alla mafia. Monsignor Merisi, nel corso del suo intervento, ha sottolineato che è necessario che «educazione, solidarietà, sussidiarietà si intreccino insieme per andare incontro al mondo del lavoro e del bisogno sociale. È fondamentale far partire il progetto “Costruire speranza”». Si tratta di un`iniziativa, le cui basi vennero gettate cinque anni fa, che la Caritas sta promuovendo al fine di «creare dei processi efficaci e percorsi consapevoli di legalità democratica – viene spiegato in un documento – mettendo in gioco la tenuta dei significati, dei valori e delle motivazioni di luoghi di fede e degli spazi di cittadinanza grazie alla riconversione, in “opere segno”, dei beni confiscati alla mafia».
È lì che si gioca una fetta assai importante della lotta alla criminalità organizzata: nell`azione di contrasto all`accumulo di capitali illeciti da parte dei clan. In questo contesto, l`utilizzo a fini sociali dei beni confiscati ai clan diventa fondamentale. «Ed è indispensabile scegliere bene la destinazione d`uso che ne viene fatta – ha proseguito monsignor Merisi –. È necessaria anche la carità, insieme al concetto di dono e gratuità. Carità vuol dire anche rispetto per la giustizia e la legge. Il vero cristiano non può essere pigro e indifferente».
Al convegno, ospitato nel seminario vescovile, ha partecipato anche don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, che ha sottolineato che «dalla solitudine nasce la disgregazione. La passione invece porta alla comunione e quindi all`unione. Se si è uniti si costruisce». A portare alcuni spunti all`incontro è stato anche don Giacomo Panizza, che ha realizzato una struttura di accoglienza per minori immigrati e per disabili in un bene confiscato alla `ndrangheta e per questo oggetto di numerose intimidazioni. «Vogliamo promuovere l`educazione alla Chiesa, alla legalità – ha affermato –. È una tematica pesante, ma tutti possiamo fare di più». Altri contributi sono venuti da don Ennio Stamile, della diocesi di San Marco Argentano (già direttore di Caritas Calabria), e dal diacono Vincenzo Alampi (direttore della Caritas della diocesi di Oppido-Palmi), entrambi vittime di gravi intimidazioni per il loro impegno e la loro attività pastorale. Rivolgendosi ai tre sacerdoti, monsignor Merisi è stato chiaro: «Torneremo per vedere come vanno le cose e per continuare a starvi vicini».
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