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Dissesto, paga il sindaco

Mentre nel Paese si discute animatamente come fare a tagliare le spese inutili e a contenere il deficit, nonché a ripianare il debito pubblico, in Calabria si fa la conta delle violazioni del princ…

Pubblicato il: 05/07/2012 – 14:48
Dissesto, paga il sindaco

Mentre nel Paese si discute animatamente come fare a tagliare le spese inutili e a contenere il deficit, nonché a ripianare il debito pubblico, in Calabria si fa la conta delle violazioni del principio di legalità. Un principio offeso reiteratamente. Da ultimo, con la nomina in esubero e (pare) sine titulo di dirigenti esterni alla Regione ed ivi lasciati lavorare nonostante lo stop della Corte Costituzionale, sulla quale ha posto l’occhio la magistratura più attenta. Un principio maltrattato dai debiti istituzionali che stanno via via emergendo. Su tutto, spicca la recente accorata dichiarazione del sindaco di Reggio Calabria, sui debiti rendicontati dall’amministrazione comunale in 118 milioni di euro (contro i 170 accertati dal ministero). Una dichiarazione che, di fatto, rappresenta l’ammissione di un ko tecnico. Quasi il getto della spugna del coraggioso amministratore, messo lì a sacrificare il proprio destino politico. Il verosimile dissesto, ove accertato, rappresenterà infatti una causa delegittimante per rendersi eleggibile a qualsivoglia carica politica (d.lgs. 149/11, che ho scritto quale esperto della Copaff). Un handicap che andrà a colpire anche i sindaci che lo hanno preceduto, consapevoli protagonisti della determinazione del debito consuntivato. Insomma, ci sarà un bel da farsi in caso di dissesto (che è oramai verosimilmente alle porte), a cominciare dalla Corte dei Conti chiamata a pronunciarsi sulla responsabilità “politica” degli amministratori. Infatti, l’art. 6 dell’ottavo decreto attuativo del federalismo fiscale, ha insediato nei casi del genere la responsabilità politica del sindaco. Più specificatamente, il legislatore “federalista”, sostituendo l’art. 248, c. 5, del Tuel del 2.000, ha previsto a carico dei sindaci – riconosciuti responsabili dalla Corte dei Conti, anche solo in primo grado, di aver cagionato danni, con dolo ovvero colpa grave, nei 5 anni precedenti l’intervenuto dissesto finanziario – la ineludibile conseguenza della non ricandidabilità, per 10 anni, a qualsivoglia carica pubblica elettiva e non, nonché vietando ai medesimi l’accesso a qualsivoglia carica nelle amministrazioni pubbliche e negli enti c.d. vigilati/partecipati dalle stesse. Ma addirittura, va ben oltre. Arriva difatti – in presenza di mere pronunce da parte delle sezioni regionali di controllo della magistratura contabile dalle quali dovessero emergere comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria, irregolarità contabili o squilibri strutturali del bilancio dell’ente locale in grado di provocarne il dissesto finanziario e lo stesso ente non abbia adottato le necessarie misure correttive – a porre l’obbligo a carico dell’organo accertante di trasmettere gli esiti procedimentali al prefetto del luogo (Comune di Alessandria, docet). Di guisa, a cura di quest’ultimo, dovrà essere intimata al rispettivo consesso consiliare l’adozione della deliberazione del dissesto. In difetto, sarà nominato un commissario ad acta per il perfezionamento degli atti necessari, ivi compreso lo scioglimento del consiglio comunale. Questo è quanto è in pentola in Calabria. A cominciare da Reggio Calabria per finire non si sa neppure dove, attesi i dissesti in pectore, tutelati da debiti occultati quasi ovunque. Pertanto, si presumono meno modelli da imitare e, stante alle previsioni, alcuni spazi importanti da colmare nelle amministrazioni locali. Di conseguenza, saranno in molti a dovere lasciare le loro postazioni di potere. A proposito, di “ritiri” sono in tanti ad affermare che con le prossime elezioni al Parlamento si farà “un po’ di largo” nella politica domestica. Anche di quella impegnata a livello regionale. Molte saranno le fughe dalle maglie. Queste ultime, di certo, non del tipo quelle variopinte che colorano solitamente i ciclisti. Invero, sono troppe le preoccupazioni che si leggono in giro. Visi smunti e meno sorridenti del solito. Anche dirigenti che contano, cominciano ad esprimere nervosismi, tanto da apparire visibilmente meno tranquilli. Insomma, per alcuni (politici e dirigenti) si lascia presumere una bella corsa verso l’immunità. Tutto questo creerà una bagarre che non ha avuto eguali in Calabria, quantomeno nei quantitativi umani interessati a doversi giocare la carta del Parlamento (rectius, delle giunte parlamentari compiacenti). Del resto, il problema del debito pubblico (e non solo) sta venendo fuori solo adesso. Certo, da incoscienti, ma è così! Soltanto oggi sono in molti ad accorgersi delle amministrazioni colabrodo cui è stato affidato il destino della Calabria e dei calabresi, distratti come sono stati dalle sagre di piazza, più o meno eleganti e televisivamente attrattive. Abbiamo tutti preteso di vivere al di sopra dei nostri mezzi. Abbiamo (quasi) tutti tollerato occupazioni del potere locale e regionale che non avrebbero trovato altrove cittadinanza. Al di là della negatività dell’evento, proprio perché spopolerà le istituzioni, occorrerà darsi da fare perché i nuovi primi cittadini, in senso lato, intendendo per tali tutti i futuri rappresentanti istituzionali da eleggere nei comuni e alla regione (e se ci saranno ancora nelle province), siano i migliori. Ma soprattutto giovani, con la carta d’identità a posto, ma anche con la coscienza degli onesti a fare loro da guida. A bene vedere, non tutti “i mali” (si fa per dire) vengono per nuocere. Avremo modo di scegliere, tra i freschi, i più pregiati d.o.c.g. Evitiamo di sbagliare ancora! Anche perché continuando di questo passo, per avere qualche eleggibile disponibile, saremmo costretti ad importarlo, per difetto di giacenza!

* Docente Unical

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